LETTERA ALL’EUROPA – di Raniero La Valle. Dialogando con lui.

sabato, 29 Marzo, 2025
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Inconfondibilmente sua, questa gran lettera, che riprendiamo da Prima loro e poi da Odissea:  inconfondibilmente di Raniero La Valle, anche se cofirmata da Luis Orellana e Giovanni Spallanzani, e virtualmente da chiunque, come recita la scritta in calce alla lettera: Quanti volessero aggiungersi ai mittenti di questa lettera lo possono fare comunicando la loro firma a notizieda@primaloro.com. Quanto meno è uniformabile, questa scrittura e questo pensiero, quanto più è inconfondibile, tanto più ignora copyright e vanità d’autore, e vuol farsi leggenda di ognuno, anche se invece irriterà molti, e molti perderà per via. E voi firmatela o sbuffate, non importa: questa lettera è un vero e proprio esercizio di respirazione.

Se pensate ai tic, agli stereotipi, alla giuliva litania di guerra incessantemente ribadita dal sorriso fisso e dallo sguardo vuoto delle due signore della Commissione Europea, la Presidente che di permanente in testa ha solo la bionda coiffure e l’Alto Commissario che corre ad abbracciare il macellaio di Gaza, se ascoltate costei mentre sciorina, a sostegno di quel genocidio,  i nostri valori, impermeabile alla circostanza che da quei valori (non nostri ma) universali discende, via  Corte Penale Internazionale, il mandato d’arresto per il suddetto macellaio, ecco: sentirete, dentro, aprirsi una crepa abissale di perplessità.  Sorprendere i reucci nazionali a credersi improvvisamente Napoleone o Wellington o Kaiser Wilhelm magari vi lasciava allochiti. Arrossivate magari di vergogna assistendo all’osceno dimenarsi autoerotico degli apologeti di questa superiore civiltà, la sola a conoscere la storia e quindi a poter far strame delle altre. Ma  saranno bastate quelle due signore, magari con l’intermezzo buffo dell’altra, quella con la borsetta di sopravvivenza all’atomica russa, ad aprirvi dentro quella crepa di perplessità ancora muta:  come possiamo chiamarlo, il nulla, quando si fa così soavemente vacuo e insieme perentorio, così ignaro della sua immensa carica di morte? “Nichilismo” è parola sovradimensionata al cinguettio delle signore, alla taglia morale e personale dei leader europei. E’ parola nebulosa, vapore squarciato  dall’oscena protrusione, sempre più eretta al cielo, degli apparati militari-industriali dell’Ovest o dell’Est. Ecco: questa lettera di Raniero, nel suo affilato lucidissimo candore francescano, nella limpida vastità dei suoi orizzonti fra la terra e il cielo, dona le sue parole piane, discese dai millenni, alla perplessità muta e  ve ne mostra il senso.

Sì, qualcosa di diabolico c’è in questo tempo, ma nulla è più meschino del demonio,  “possente coglia” (copyright D’Annunzio) senza encefalo e corteccia, turbina di morte e mortificazione. Non c’è nulla di grande nel male. Non c’è significato – e dove c’è, non c’è più solo il male. Ed è per questo che l’inferno è vuoto. Non ha un’idea. Nelle tragedie si respira ancora, ogni parte ha un valore. Nello sterminio no. A Gaza, in Palestina, no: lì non solo Israele si suicida, ma il suo dio “ne esce diffamato a livello planetario”, come La Valle scrive in un articolo uscito oggi 29 marzo sul Fatto Quotidiano,  Il suicidio di Israele tra Dio e identità, che è illuminante leggere dopo questa Lettera all’Europa. Il fatto è che Raniero vede compiersi a Gaza e in Palestina, nella sua umanità violata,  il suicidio della modernità illuministica tutta intera, nata dal seme anti-idolatrico che proibisce di usare Iddio ai fini dello Stato, e poi separa il dovuto a Dio dal dovuto a Cesare, e infine rivendica il dovuto all’umano  assolutamente e indipendentemente dall’ipotesi che un dio esista o si occupi delle cose umane. Qui, sul filo tagliente e fulminante delle parole, lo si può seguire: l’umanità violata è per La Valle  “il rovesciamento assoluto del cristianesimo,  fondato sull’umanità di Dio”, ma è anche “la bestemmia che rovescia il patto del Sinai”: e ambedue, dice, “ti chiamano in causa, dalla Casa Bianca a Tel Aviv: e tu dove sei, Europa?”.

Dal balbettio delle nostre risposte capiamo la serietà della domanda. Interpella anche noi, che aborriamo la parola del sofista che scrisse “Ormai solo un dio ci può salvare”, di quello Heidegger che (non) chiude in bellezza l’articolo del FQ: il gorgia che disprezzò la logica e l’etica e l’universalismo e i Lumi e solo una volta distrutti i panzer nazisti, nell’ombra dei quali strisciava, incolpò la modernità e la ragione di aver condotto ai campi di sterminio, e gli ebrei suoi rappresentanti di essersi sterminati da soli. Quel cagliostro, che mai volle distinguere fra le due facce della luna: quella nera di tenebra, feroce, coloniale, schiavista, votata alla rapina dei continenti; e quella splendente di ragioni e senso, in virtù della quale soltanto riuscimmo, fin dove e fin quando ci riuscimmo, a rifiutare l’altra, a condannarla, a combatterla. Ma quel mestatore cancellò la distinzione, e questa confusione insegnò a generazioni di professori e scolari, in Europa. 

Ma di quel sofista non ha bisogno, Raniero, perché la “cura” che ha in mente non potrebbe essere più illuminata, groziana e kantiana: “La cura e’ capire che l’Europa non ha bisogno di un Nemico, ma ha bisogno di un’Idea. Anzi che l’Europa stessa e’ un’Idea, un’Idea che si fa storia, altrimenti non è più nulla”. Soltanto, questa Idea, questa radice di Carte e pensiero, non di sangue e di terra, non basta senza la vita di tutto il suo corpo: non la sua ragione soltanto ha perduto, l’Unione, ma anche il suo Oriente, nordico e mediterraneo. “Senza Russia non sei piu’ tu Europa. …Come potevamo noi capire l’anima profonda, efferata, della guerra, senza “Guerra e pace” di Tolstoi? Come potevamo noi capire l’umanita’ violata di quanti sono considerati “animali umani”, e sono scambiati e venduti, vivi o morti che siano, come le “Anime morte” di Gogol? …Percio’, cara Europa, dobbiamo ripristinare l’unita’ del tuo corpo, e risuscitare la tua anima morta”.

E allora, Raniero, cosa intendi infine con questo cristianesimo senza cristianità, tuo e di questo papa che ci implora senza più un fil di voce? Dici: “Non per questo è rimasto a mani vuote, perche’ in cambio ha offerto all’Europa e al mondo un annuncio nuovo, che Dio e’ solo misericordia”.

Cos’è questo annuncio, se non il grido di sconforto di un uomo nudo, spogliato di ogni potere, mentre viene ucciso, in Palestina. Non avanza nessuna pretesa di affermazione o di negazione, lega nella sua carne l’Idea del Bene e la rinuncia alla forza. Incarnazione è questo, altra notizia di fede non ho. Non è il diritto, è il divino. Eppure fu quando sentimmo che questo, non altro che questo, era ciò che gli uomini nei loro sogni chiamavano Dio, che il diritto nacque veramente. Non come spada di un trono, ma come vincolo che lega la mano assassina, e protegge quel corpo nudo. Noli me tangere. Habeas corpus.

C’è forse altro da fare che incarnarlo di più, meglio, più universalmente, questo diritto? C’è un’altra Idea di Europa che possa guarirci dal nulla?

LEGGETELA, QUESTA LETTERA A CIASCUNO. CHE L’EUROPA LA RICEVA.

martedì 25 marzo 2025

Cara Europa,
ti scriviamo per dirti che ti siamo vicini, perché, dopo che hai perduto le tue coordinate, tutti ti strattonano, cercano di farti andare dove non vuoi, a perderti. Nella confusione, sono pure scesi in piazza, per dire le cose più diverse, abbandonandoti intanto a torvi governanti ben vestiti e ben armati, e in sostanza per esaltarti e tradirti. Dicono Europa Europa, e tu non ci sei, perché ti hanno amputato, ti vogliono divisa, hanno bisogno di un nemico, e questo nemico se lo costruiscono dentro l’Europa stessa, è la Russia, che sarebbe una minaccia e un pericolo per il solo fatto di esistere. Biden addirittura diceva che la Russia doveva essere portata alla “condizione di paria”. Qui aveva ragione Trump quando diceva che Biden era stato il peggiore presidente degli Stati Uniti, una democrazia mitizzata come modello di democrazia da esportare per tutti, che vorrebbe far regredire un altro grande Paese alla condizione castale, non solo ultima casta, ma fuori casta, fuori cioè della società, fuori dell’umanità.

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