Il ballo dei filosofi torna allo Spazio Tadini – Casa Museo: Filippo Barbera, Daniele Soffiati, Giorgia Serughetti. Incontro V – Mai più soli. Libertà, democrazia, partecipazione

lunedì, 31 Marzo, 2025
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L’8 e il 9 giugno si voterà per il Referendum su LAVORO e CITTADINANZA promosso dalla CGIL. I quesiti, come spesso accade nei referendum, non sono d’immediata comprensione. Ma il loro senso è chiaro: è ora di cominciare a restituire ai lavoratori almeno alcune delle protezioni che sono state loro tolte e che hanno contribuito a precarizzarli e a indebolire la loro capacità di autodifesa attraverso l’azione collettiva, inclusa quella sindacale.

I media per lo più non ne parlano. Parlano in queste settimane però – e molto – della questione salariale, che ormai non si può più nascondere. E a seconda degli orientamenti, cercano di indicarne le cause in rapporto a quelli di altri paesi europei, siano o meno parte dell’Unione Europea. Raramente, però, viene affrontato l’argomento del progressivo smantellamento normativo della capacità d’azione collettiva dei lavoratori e dei cittadini, della loro atomizzazione, della solitudine in cui a partire dalla metà dalla metà degli anni 80 (abolizione della scala mobile) si è programmaticamente erosa la loro capacità di contrasto al potere delle imprese e alle politiche neoliberali o ordoliberali dei governi che si sono succeduti.

Ma basterebbe ripercorrere le riforme legislative del mercato del lavoro promulgate negli anni per rendersi conto che questo è il primo dei problemi che dovremmo affrontare per capire perché oggi i salari sono così bassi e le garanzie così scarse. Nel segno della “flexicurity”, la frammentazione del mercato del lavoro e la precarizzazione dei lavoratori ha proceduto senza freni, dal “pacchetto Treu” (1997) al Jobs Act, (2014), passando dalla Legge 30 o “Legge Biagi” del 2003 e dalla “Riforma Fornero” del 2013, sotto il governo Monti, che ha liquidato anche il famoso “articolo 18” sul licenziamento individuale contenuto nello Statuto dei lavoratori del 1970, prevedendo il reintegro del lavoratore solamente in caso di dimostrata “discriminazione”, ma non di “licenziamento illegittimo” e ponendo un tetto al risarcimento economico.

Ma i diritti del lavoro s’intrecciano ai diritti sociali di tutti i lavoratori, anche di chi in Italia non è nato ma ci lavora e dei suoi figli, che in Italia sono nati. Il referendum ridurrebbe anche da 10 a 5 gli anni di residenza in Italia richiesti per avanzare domanda di cittadinanza italiana, cittadinanza che, una volta ottenuta, sarebbe trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni.

Soltanto così “i lavoratori di tutto il mondo” si uniscono.

Attraverso una conquista per la vita di 2.500.000 cittadini di origine straniera che nascono e crescono in Italia, o che comunque da anni vi lavorano, contribuendo alla sua crescita.

Di questo, di democrazia (che manca) e di partecipazione (che viene meno) parleremo stasera insieme alla Fisac CGIL Milano e Lombardia in occasione del V INCONTRO del ciclo Il Ballo dei filosofi, presso Spazio Tadini – Casa Museo, insieme a Filippo Barbera, Giorgia Serughetti, Daniele Soffiati, Coordinatore della comunicazione nazionale CGIL. Introducono Melina Scalise , responsabile dell’Archivio Emilio Tadini, e Gabriele Poeta Paccati, Segretario Generale Fisac CGIL Milano e Lombardia.

Vi aspettiamo.

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