La parola “genocidio” e la domanda di verità – Due interventi sulla richiesta del papa

mercoledì, 20 Novembre, 2024
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Gaza e la polemica sul genocidio: nel nuovo libro del Papa gli interrogativi (legittimi) sulla guerra – di Giacomo Costa

Affaritaliani.it, 20 novembre 2024

Il nuovo libro del  Papa, che sarà disponibile in alcune lingue tra cui l’italiano tra breve, e di cui alcuni giornali hanno pubblicato degli estratti, contiene la seguente osservazione: “A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione  per indagare se si inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali.”

Questa dichiarazione, che parrebbe simile a quella di molte autorità politiche europee (molti leade   rs dicono che il problema è serio ma che i loro governi non dispongono delle informazioni necessarie) ha suscitato un ventaglio di commenti, risposte, proteste.  La replica del governo israeliano è stata sommaria e semplicistica. Ha ritenuto che il Papa avallasse l’ipotesi di genocidio e l’ha respinta con forza: “l’attacco del 7 Ottobre sferrato da Hamas è stato un genocidio, noi stiamo solo cercando di difenderci: non di genocidio, di auto-difesa si tratta.” Più sottile il discorso di Sacha Roytman,  dirigente di un’organizzazione che combatte la diffusione dell’anti-semitismo nel mondo. Sostiene che i veri violenti sono gli altri, i tanti nemici di Israele. Ma soprattutto, questo intervento del Papa è fuori luogo, non è professionale. Se sapesse fare il Papa saprebbe anche solo sollevare il dubbio che Israele possa aver commesso genocidio alimenta una falsa narrazione  che spinge la gente all’antisemitismo : un Papa, purtroppo, incapace.

Alcuni apprezzano l’attenzione e la precisione con cui il Papa ha posto il suo dubbio. Nota Vladimiro Zagrebelsky (anche lui giurista, come il più noto fratello Gustavo) : “Il rifiuto di Israele di discutere l’ipotesi stessa del genocidio, ritenuta offensiva e immorale  in rapporto ad un popolo vittima della Shoah, ha un senso nel conflitto politico, ma non considera il diverso piano dell’accertamento dei fatti e della loro qualificazione secondo la definizione internazionale del crimine di genocidio.”

Cio’ che è in gioco per il governo di Israele, nota Zagrebelsky, è l’unicità del genocidio subito dagli ebrei. Questo sarebbe stato un male assoluto, il riconoscimento del quale è ora un bene assoluto, da difendere a tutti i costi, per Israele e forse anche per ebrei non israeliani. Ma, osserva Zagrebelsky, “storicamente e giuridicamente vi sono stati altri genocidi, ognuno per più versi diverso dagli altri. Ognuno ahimé a suo modo “unico”, si potrebbe anche dire. Non ce n’è uno che possa pretendere di essere “più diverso” dagli altri. Il fatto è che l’unicità di un evento, per quanto tragico, sparisce nel momento in cui se ne formula una definizione giuridica. Perché per farlo occorre astrarre alcune proprietà che possono ricorrere anche in altri eventi, in altri atti criminali. Perciò non è sicuro che si possa veramente lasciare al “conflitto politico” il mito dell’unicità. A meno di ritenere chiuso ad ogni considerazione razionale il discorso politico.

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L’impronunciabile genocidio, una censura alla domanda di verità – di Roberta De Monticelli

(il manfesto, 19 novembre 2024)

Ma cos’ha detto di sbagliato il papa per attirarsi un tale profluvio di reazioni,anche scomposte e aggressive? Cosa c’è di tanto grave in quella domanda chebrucia l’umana ragione almeno dal 26 gennaio scorso?
Da quando cioè la Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha dichiarato«fondata» e «plausibile» l’accusa di genocidio avanzata nei confronti di Israeleda una delegazione legale del Sudafrica. Perché l’uso della parola «genocidio» da allora suscita incendi d’ira e sussurri di riprovazione, o anche solo sospiri di perplessità? Tutt’e tre i tipi di reazione sono razionalmente incomprensibili, e quelli della perplessità, a guardar bene, lo sono ancora di più.
La perplessità, questo ricciolo dell’interrogativo, quintessenza di gentilezza edi pietà, origine dell’umano e suo culmine: non vira forse nel suo contrario, l’ignava o corriva volontà di ignorare il vero, se zittisce chi chiede una rispostaa un dubbio risolubile, un sì o un no a un’ipotesi accertabile, se scoraggia chi chiede conoscenza? Se ciò che avviene a Gaza «s’inquadra nella definizionetecnica» di genocidio, «formulata da giuristi e organismi internazionali», datoche a detta degli esperti ne ha le caratteristiche. È questa domanda che ha sconcertato mezzo mondo, e questo fatto solo basterebbe a mostrare il disordine intellettuale e morale profondissimo in cui mezzo mondo – il nostro– è caduto.

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