Edgardo Mortara, il bambino abdotto – di Giacomo Costa

venerdì, 14 Luglio, 2023
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Estate, tempo di meditazioni. Volentieri riprendiamo questa, inviata anche a Affari Italiani, occasionata dal recente film di Bellocchio, di cui molti hanno scritto e molti di più parlato – senza sciogliere l’enigma. “Abdotto”, del resto, e non “rapito” – anche questa è precisione di pensiero. 

Il film d Marco Bellocchio Rapito, uscito da qualche mese, continua a far non discutere, parrebbe non esserci più nulla su cui discutere, ma riflettere. Molti hanno sentito il bisogno di approfondire i temi del film e della storia in esso narrata, organizzando incontri con il regista e colloqui. Ricordiamo brevemente la storia, che presenta due aspetti sconcertanti: negli Stati Pontifici la legge canonica era automaticamente legge dello Stato. In base ad essa, il bambino, di sette anni, fu sottratto alla sua famiglia (ebrea) in quanto si era saputo che da più piccolo era stato battezzato da una servente cattolica e ogni battezzato deve avere un’educazione cattolica. Il secondo aspetto, più sorprendente, è che nel caso del piccolo Edgardo Mortara l’indottrinamento riuscì ad oltranza. Senza disconoscere mai la sua famiglia Edgardo resistette ad ogni tentativo dei genitori e fratelli di farlo ritornare con loro e si integrò pienamente nel collegio ecclesiastico e divenne lui stesso sacerdote.

Uno degli ultimi incontri di approfondimento organizzati è un dialogo tra il regista e Mons. Davide Milani nell’ambito del Lecco film Fest svolto la settimana scorsa e di cui dà notizia l’Avvenire di domenica 9 Luglio. Parrebbe che in questa occasione, come in altre, il tema della conversazione sia scivolato verso i nessi tra la storia di Edgardo e quella di Marco Bellocchio, con grande interesse da parte di Mons. Milani per identificare il deposito permanente che l’educazione cattolica ha lasciato non in Edgardo, ma in Marco; e grande disponibilità e gusto di Marco a offrire le richieste prospezioni autobiografiche. In questo breve articolo, vorrei aggiustare il tiro.

In primo luogo, bisogna notare che lo Stato Pontifico si trovava in un conflitto di norme. Oltra alla norma di diritto canonica sopra ricordata, vi è una noma di diritto naturale, alla quale sono soggetti tutti gli Stati, secondo cui non si possono sottrare i bambini alle loro famiglie. Il diritto naturale è accessibile alla ragione umana ma è di origine divina. La si può anche vedere, più semplicemente, come una regola di buon senso, o di umanità, a cui ispirare la legislazione. Per questo tutte le autorità politiche di quel periodo, protestanti (il re di Prussia, il Presidente degli Stati Uniti) e cattoliche (Napoleone III, Francesco Giuseppe) chiesero al Papa di restituire Edgardo alla sua famiglia. Si noti che attualmente la diplomazia vaticana, nei suoi sforzi di giungere ad una pace in Ucraina, ha cominciato dal problema delle migliaia di bambini ucraini abdotti in Russia: e pare che stia raggiungendo almeno questo obiettivo, relativamente modesto ma significativ, tanto che sembra che anche i russi stiano accettando il fatto che russificare i bambini ucraini sia delittuoso.

In secondo luogo c’è da capire l’atteggiamento del ragazzino. Nel film ai genitori viene concesso di andare a trovarlo, ma in presenza del direttore del Collegio. Edgardo resiste agli inviti del padre, ma la prima volta che va a trovarlo la sua mamma ha una terribile crisi. Non vorrebbe separarsi da lei. Questo è l’unico momento in cui subisce una violenza fisica.  Per il resto, procede con serenità nella sua nuova vita. La sua nuova famiglia diventa il Collegio, e il suo nuovo padre, forse, Pio IX.  C’è qualche analogia con il caso di Silvia Romano, la giovane che, finita nelle mani di banda di guerriglieri Shebab, durante la prigionia si convertì all’Islam. Nel caso di Silvia, che dopo essere stata riscattata dallo Stato italiano si ripresentò a Milano con vesti etniche, si può forse parlare di sindrome di Stoccolma, la tendenza della vittima ad appoggiarsi emotivamente al suo rapitore ed addirittura amarlo. Si può fare la stessa ipotesi per Edgardo? Circondato dai simboli anche abbastanza pesanti della nuova religione, come reagisce Edgardo? Forse non lo sapremo mai, ma Marco Bellocchio ha una stupenda invenzione: Edgardo una notte va a togliere i chiodi dal crocifisso che si trova nella cappella vicina al dormitorio e, nella sua visione liberato, il Cristo se ne va. Ma questa intuizione, se mai Edgardo e non Marco l’ebbe, non ha un seguito nelle sue meditazioni ed aspirazioni: non divenne mai un proto-ecumenista. Edgardo tenterà ripetutamente di indurre la madre a convertirsi, sino in punto di morte di lei. E fu impiegato nell’apostolato rivolto agli ebrei. Vorremmo io credo sapere qualcosa di più sullo sviluppo spirituale di Edgardo.

 

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