Riprendiamo l’appello della Marcia Perugia-Assisi alla politica: Doc.-Cosa-puo-fare-la-politica La Marcia avrà luogo la notte dal 23 al 24 febbraio. L’appello è uscito ieri 9 febbraio su “L’avvenire”
ECCO COSA PUÒ FARE LA POLITICA*
“In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo
il mio appello affinché si giunga subito al cessate-il-fuoco. Tacciano le armi e si
cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte
con la forza, ma concordate, giuste e stabili. E tali saranno se fondate sul rispetto del
sacrosanto valore della vita umana, nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni.” Papa Francesco
Il vortice della guerra in Ucraina ci sta risucchiando. Rischiamo la distruzione di
noi stessi. Siamo sulla soglia del punto di non ritorno.
Alla politica chiediamo di raccogliere l’appello di Papa Francesco e fare tutto
ciò che è in suo potere per ottenere l’immediato cessate-il-fuoco.
Come?
La politica deve riconoscere che:
• è interesse degli ucraini ma anche dei russi e nostro che la guerra finisca
al più presto e che si cominci a costruire la pace con “soluzioni concordate,
giuste e stabili”;
• la guerra alla guerra di Putin non lo sta fermando;
• l’invio nel campo di battaglia di armi sempre più potenti e sofisticate
alimenta l’escalation militare, moltiplica gli orrori e innalza il livello dello
scontro;
• l’escalation militare minaccia di trascinarci in guerra;
• i cittadini europei sono sempre più preoccupati per l’estensione della
guerra e l’aumento della povertà e, in particolare, la maggioranza degli
italiani è contraria ad ulteriori invii di armi e all’ingresso in guerra della
Nato;
• è sempre più urgente decidere come impedire l’estensione della guerra al
resto dell’Europa e del mondo con uno scontro aperto tra Russia e Nato e
che le tensioni internazionali ci portino, come ha denunciato Papa
Francesco, all’autodistruzione;
• dobbiamo fermare l’escalation delle uccisioni, delle distruzioni di decenni
di lavoro di molte generazioni;
• ogni giorno che passa diventeremo più poveri e vulnerabili;
• ogni giorno che passa sarà più difficile trovare un accordo;
• la sola via di uscita dalla guerra totale è il negoziato politico;
• la politica ha il dovere (anche costituzionale) di assicurare la pace e di
proteggere i cittadini;
• gli stati democratici devono contrastare la barbarie con il diritto e non
avvallarne la distruzione;
• la nostra Costituzione ripudia la guerra e impegna l’Italia a promuovere
un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni e a favorire
le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo;
• la Carta delle Nazioni Unite vieta la guerra e obbliga gli stati a risolvere
pacificamente le controversie internazionali;
• il Diritto internazionale dei diritti umani riconosce il diritto alla vita come
diritto fondamentale della persona e dei popoli e obbliga gli stati a
difendere la vita;
• il rispetto del diritto alla vita comporta la realizzazione di tutti i diritti
umani;
• non c’è solo l’Ucraina: come da lungo tempo denuncia Papa Francesco, “il
mondo è in guerra” ed è inaccettabile continuare a ignorare tutti i popoli
martoriati da tante armi, guerre e violenze che implorano il nostro aiuto
(**).
La politica deve, quindi, dare inizio e corpo ad un serio, ampio e intenso lavoro
per la pace. Un lavoro lungimirante.
La pace “è una costruzione laboriosa, fatta di comportamenti e di scelte coerenti e
continuative, non di un atto isolato”. Sergio Mattarella
Quale pace?
La pace che dobbiamo ricostruire comprende:
• il ritiro dell’esercito russo dall’Ucraina;
• il ripristino della legalità internazionale;
• il rispetto del diritto all’autodeterminazione dei popoli;
• il riconoscimento e rispetto dei diritti delle minoranze in Ucraina;
• il dispiegamento sul terreno di una Operazione di Pace delle Nazioni
Unite istituita con Risoluzione del Consiglio di sicurezza e con il compito
di svolgere un’azione di interposizione, monitorare la cessazione delle
ostilità, verificare il ritiro delle truppe russe, assicurare l’accesso
umanitario alle popolazioni civili e il volontario e sicuro ritorno delle
persone sfollate;
• la fine della corsa al riarmo e del traffico di armi e il disarmo generalizzato;
• un impegno di neutralità e rinuncia all’arma (o a una protezione) nucleare
da parte dell’Ucraina in cambio di una garanzia internazionale della sua
integrità territoriale;
• un impegno da parte del governo ucraino di ristrutturare il paese sulla
base di uno Stato federale rispettoso delle culture locali in applicazione
del principio di sussidiarietà sul modello svizzero;
• l’istituzione di una Commissione per la Verità e la Riconciliazione sotto
l’egida delle Nazioni Unite (guerra 2014-2023);
• la ricostruzione di un sistema di sicurezza in Europa (il dialogo
multilaterale dovrà portare ad una “Helsinki 2” come proposto dal
Presidente Mattarella nel discorso pronunciato all’Assemblea
Parlamentare del Consiglio d’Europa il 27 aprile 2022);
• l’allestimento del sistema di sicurezza collettiva previsto dal capitolo VII
dalla Carta delle Nazioni Unite.
Cessate-il-fuoco
Ottenere il “cessate-il-fuoco” vuol dire fermare i combattimenti e promuovere la
de-escalation militare. Sappiamo che è difficile ma necessario. Per questo
dobbiamo fare ogni sforzo per ottenerlo.
Per ottenere il “cessate-il-fuoco” servono autorità, visione, proposta (capace di
offrire un domani migliore di ieri per tutte le parti in conflitto), volontà di
collaborare e potere persuasivo.
Sarà necessaria la pressione di molti. Nessun paese può fare da solo ma ciascuno
può e deve fare il massimo sforzo. L’Italia può essere il primo paese che
promuove apertamente le proposte di Papa Francesco.
Per ottenere il cessate-il-fuoco, il Governo, il Parlamento, la Presidenza della
Repubblica e le forze politiche possono:
1. promuovere, favorire, accettare trattative ad ogni livello e in ogni tempo;
2. promuovere un’iniziativa politica dell’Unione Europea;
3. promuovere un’iniziativa politica dell’Osce (investire sul dialogo e il
negoziato multilaterale,…);
4. promuovere un’iniziativa politica dell’Onu (tornare a investire sull’Onu,
ricostruire credibilità e capacità di intervento per la pacificazione in tutti i
drammatici conflitti che si susseguono nel mondo, Conferenza mondiale
della pace..) e, a tal fine, promuovere un serio dialogo con la Cina;
5. avviare un serio confronto con tutti i paesi alleati;
6. costruire una coalizione internazionale di “Costruttori di Pace” con i paesi
che intendono ottenere il cessate-il-fuoco;
7. “mettere al lavoro” statisti, premi Nobel, esperti, possibili mediatori
internazionali… per ricercare, con creatività, soluzioni;
8. promuovere un’informazione che si prenda cura del vero e alimenti il
dialogo anzichè l’odio;
9. … e molto altro…
Nel frattempo, continuiamo ad inviare armi?
Aiutare l’Ucraina è giusto. Ma siamo sicuri che lo stiamo facendo nel modo
giusto?
Il continuo invio di armi occidentali (insieme ad una vasta assistenza militare)
all’Ucraina ha contribuito a contenere l’avanzata dell’esercito russo, ma è
un’illusione pensare che basterà a respingerlo oltre i confini.
Le armi che inviamo non bastano mai. Ora siamo arrivati ai carri armati. Ma gli
ucraini già chiedono i cacciabombardieri, i missili a lungo raggio,…
Quali altre armi siamo disponibili a inviare? Per quanto tempo ancora? Quale
strategia politica e militare sta guidando i nostri invii di armi? Quanti soldi siamo
pronti a spendere ancora? Quanti ne abbiamo spesi sino ad oggi? A quali servizi
pubblici abbiamo sottratto questi fondi? A quali urgenze locali, nazionali o
mondiali?
“Il tempo sta per scadere mentre il mondo si avvicina al collasso e i Paesi devono cambiare rotta prima che sia troppo tardi” António Guterres, Segretario generale dell’Onu, 6
febbraio 2023
Comitato promotore Marcia PerugiAssisi
(*) Questo documento è volutamente incompleto perché la ricerca della via della
pace è un processo collettivo, un cammino che dobbiamo fare in tanti.
(**) Ucraina, Siria, Yemen, Libia, Iraq, Palestina, Etiopia, Somalia, Sudan, Sud Sudan,
Kurdistan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Camerun,
Burkina Faso, Sahel, Mali, Costa d’Avorio, Niger, Nigeria, Costa D’Avorio, Mozambico,
Sahara Occidentale, Afghanistan, Colombia, … la guerra è dappertutto e la facciamo
anche contro i poveri, il clima, le donne, i rifugiati,…
Invia la tua adesione, le tue idee e proposte al Comitato promotore Marcia
PerugiAssisi, via della viola 1 (06122) Perugia – Tel. 075/5737266 – 335.6590356 –
fax 075/5721234 – email adesioni@perlapace.it – www.perlapace.it –
www.perugiassisi.org
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