La mostra-installazione dei tre calchi delle pietà michelangiolesche a Palazzo Reale a Milano, che fu bombardato come la Scala dall’aviazione inglese nel ’43, ci invita a una riflessione sul nesso fra l’edificazione di civiltà nuove sulle rovine e il loro cuore pulsante – senza cui nulla si riedifica. Riprendiamo l’articolo uscito su Domani il 1° dicembre 2022.
Bisogna immaginarsela sotto i bombardamenti inglesi di un giorno d’agosto del ’43, l’immensa Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, a Milano. E poi immaginare com’era ridotta, dopo. Spogliata di tutto il suo fasto, gli specchi, i soffitti, gli innumerevoli lampadari, scoperchiata dalle bombe. Ha ragione il direttore del Museo di Palazzo Reale, Domenico Piraina, quando ci spiega che così accecate e storpiate e mutilate come rimasero, quelle famose quaranta Cariatidi, ancora ci parlano di tutta la storia che hanno visto e sentito. La loro era la più grande sala di alta rappresentanza in Europa quando fu costruita, nella Milano dei Lumi: era gaia e splendida, e le sue luci sfolgoranti sopravvissero alle avventure della storia fino a quell’agosto del ’43. Non fatichiamo a immaginare quello scempio, oggi che stiamo colpevolmente per abituarci all’osceno delle città ucraine distrutte, sciorinato ogni giorno sotto i nostri occhi.
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