L’opera investiga il fenomeno dell’integrazione dal punto di vista ontologico, in tutta la sua estensione e in un orientamento fenomenologico che assume come ambito di ricerca il mondo della vita. La prima parte indaga le condizioni ontologiche che consentono il compimento di un qualsiasi processo di integrazione. L’analisi si concentra sui rapporti tra parti e interi, delineando il profilo essenziale di un’integrazione ontologicamente compiuta. Essa risulta tale se la parte integrata ottiene dalla sua condizione di appartenenza la possibilità di partecipare al dinamismo fondazionale dell’intero, sia ontologicamente, diventando parte costituente della sua esistenza, sia metafisicamente, diventando parte significativa della sua identità. In relazione agli interi di tipo sociale (soggetti collettivi) l’investigazione mostra inoltre come la loro struttura sia essenzialmente normativa. La seconda parte si concentra sull’integrazione sociale. Essa chiama in causa le norme che strutturano i diversi tipi di collettivi, mostrando il ruolo fondamentale dei vincoli, sia per la loro costituzione, sia per l’integrazione in ciascuno di essi. Per questo motivo, la seconda parte propone un’articolata fenomenologia della normatività sociale e un’approfondita analisi ontologico-metafisica dei suoi vincoli. Infine, la terza parte indaga l’integrazione sociale dal punto di vista ontologico-qualitativo. L’investigazione fenomenologica di diverse tipologie di rapporti (affettivi, sentimentali, sociali, professionali, istituzionali) fonda una correlata panoramica delle possibili stratificazioni di un’integrazione ontologicamente compiuta. Al compimento ontologico si associa quello qualitativo, solo se vengono rispettati alcuni principi fondamentali, determinati in rebus dal dover essere che caratterizza universalmente la persona umana, nella sua haecceitas. Attraverso forme plurali e non coercitive di appartenenza, diventa possibile contrastare fenomeni di vulnerabilità (solitudine, isolamento, clandestinità), in cui si creano le condizioni per una violazione dei diritti fondamentali dell’essere umano. Dal punto di vista della politica democratica, l’integrazione appare come una prassi fondamentale di giustizia e un’inesauribile opportunità di rinnovamento sociale e istituzionale.
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Un lavoro veramente originale, qualcosa di al contempo molto atteso e mai veramente detto prima, non così bene, non con questa analiticità e questo rigore. Veramente era tempo che si gettasse un po’ di luce sulla natura dell’integrazione, dal punto di vista dell’ontologia sociale. Pensate al seme di significato che questa parola, “integrazione”, contiene. Per una volta, l’idea veicolata da una parola del lessico quotidiano è profonda e ricchissima di strati, relazioni, implicazioni. Questa apparizione dell’idea già in un termine di uso corrente è forse il sintomo della pregnanza fenomenologica di questo processo, l’integrazione: nella nostra esperienza individuale, e nel nostro fronteggiare perenni problemi di esclusione. Il lavoro di Marco di Feo esplicita questa idea con una chiarezza e una analiticità che solo un originale uso dello strumento finissimo dell’olologia fenomenologica (la teoria dell’intero e delle parti, che ha radice nella Terza Ricerca Logica di Husserl) poteva offrire. Lettura che non delude e che appassiona. Buona lettura.