Non la pensava così, Altiero Spinelli, questa Europa spettrale che non riesce a interloquire con lo Zar in modo diverso dagli USA. Spinelli infatti si mise all’opera per creare un movimento popolare federalista quando fallì – ritardando di tre quarti di secolo ancora una cosa che si dovrà fare, un pezzo di Stato Federale – il progetto di Difesa Comune Europea, nel 1956. E tuttavia appena fu possibile lavorò, dall’interno della Commissione e poi del Parlamento europei, a quel Progetto che nel 1984 parve trionfare sull’inerzia degli stati nazionali e nell’86 ne fu di nuovo soffocato: ma senza il quale l’Unione Europea come la conosciamo oggi, con la sua Carta dei Diritti, i suoi organi elettivi e le sua pur troppo limitata sovranità neppure esisterebbe.
Ma il pensiero di Spinelli non è solo un canone per l’interpretazione della politica, e neppure solo il più innovativo progetto politico del Novecento. E’ anche una grandiosa riflessione sull’intera civiltà europea come civiltà incompiuta, e perciò stesso capace di terribili involuzioni ma anche di profondo rinnovamento. E’ un cammino interiore di liberazione dalla prigione mentale delle ideologie, che riscopre la fragilità delle abitudini civili insieme a quella della democrazia, della sicurezza, della pace.
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