Il bello di un uomo felice: Dietrich von Hildebrand

mercoledì, 10 Novembre, 2021
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo annuncio di avvenuta pubblicazione. 

Beato chi sente vera o possibile una qualche forma di redenzione. Ma anche senza avere questo privilegio, vorrei ringraziare Claudio Fontanari per la sua bella traduzione e cura di questo piccolo scritto di un grande fenomenologo, e di un uomo felice. Qui sotto un minuscolo estratto del saggio introduttivo.
 
Von Hildebrand, fenomenologo di seconda generazione, allievo di Husserl e Reinach e profondo ammiratore oltre che amico di Max Scheler, aveva vissuto la resistibile ascesa di Hitler contrastandola tanto vigorosamente, fin dal fallito putsch di Monaco nel ‘23, da poterci lasciare un avvincente libro di memorie – My Battle Against Hitler – che narra fra l’altro la tragedia della mancata opposizione dei cattolici tedeschi al potere hitleriano, a partire dalla firma del concordato tedesco da parte di Franz von Papen, nel 1933 vice-cancelliere di Hitler (da parte del Vaticano firmò il Segretario di Stato Cardinale Pacelli, futuro Papa Pio XII). E sono pagine di fuoco quelle, nell’edizione inglese del libro seguite da una scelta di articoli altrettanto infuocati che von Hildebrand scrisse, da Vienna dove aveva riparato abbandonando il suo posto di professore all’Università di Monaco nel ’33, sulla rivista conservatrice Der Christliche Ständestaat, al punto che von Papen pare lamentasse in Hildebrand “il più grande ostacolo al Nazionalsocialismo in Austria” . (Dopo l’Anschluss, con una fuga rocambolesca, Hildebrand riuscì a emigrare negli Stati Uniti, dove insegnò alla Fordham University di New York, e dove visse fino al 1977).
Questo sfondo è importante per non fraintendere la natura di questo breve, luminoso scritto del ’51 dedicato alla bellezza: e apparentemente rivolto ai cristiani professi, col rischio di respingere tutti coloro che – come chi scrive – chiedono a un testo di filosofia, anche di filosofia della religione, di non rinunciare mai all’accessibilità in linea di principio universale delle ragioni e delle evidenze che un autore vuole sottoporre ai suoi lettori. Di rispettare, cioè, questo congenito principio di laicità del discorso filosofico…

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