Riprendiamo e volentieri pubblichiamo da Le parole e le cose l’articolo di Paolo Costa Contro l’incuria e l’ingiustizia: un tributo a Elena Pulcini
1. Molti dei dilemmi morali in cui incappiamo nelle nostre vite sono interpretabili come conflitti tra cura e giustizia. Succede non di rado, infatti, che il nostro obbligo di cura verso le persone che dipendono da noi – siano esse un figlio disabile, un anziano genitore, un partner in difficoltà (ma il dovere di cura, lo do per scontato, potrebbe riguardare anche un animale domestico, un giardino o un’impresa collettiva) – entri in tensione con il nostro elementare senso di giustizia che può reclamare una distribuzione più equa della nostra riserva di attenzione e impegno. Un dissidio del genere può generare confusione, se non vere e proprie crisi esistenziali, che in casi estremi possono sfociare in una condizione di impasse. Come posso dedicarmi giorno e notte al benessere psichico di mio figlio e alzare le spalle di fronte all’ecatombe di bimbi nel Mediterraneo? Come posso angosciarmi per il cambiamento climatico e non preoccuparmi delle decine di uccelli che ogni anno si schiantano contro i vetri della mia deliziosa veranda? Come posso battermi strenuamente per difendere il parco in cui ho trascorso alcune delle più belle giornate della mia infanzia e non curarmi della deforestazione dell’Amazzonia?
Posti di fronte a dilemmi del genere può capitare di accorgersi dell’esistenza e magari persino dell’utilità dei libri di filosofia. Non si tratta soltanto di curiosità, ovviamente. A pesare è soprattutto la speranza che essi possano contenere teorie o formule, non solo precise, ma razionalmente ineccepibili, per uscire in maniera rapida e soddisfacente dallo stallo.
È ben riposta questa aspettativa?
Prosegui la lettura su Le parole e le cose.
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