Per chi ha studiato filosofia antica all’Università di Roma, Giovanni Reale è stato un rivale; ciò non toglie che gli si dovevano e devono riconoscere le qualità di un grande storico della filosofia antica e anche di un suo divulgatore eccellente. Quando lessi tutti i dialoghi di Platone ai fini della tesi lo feci su tre loro edizioni: quella della Laterza curata dal mio professore Gabriele Giannantoni; quella della Utet con i volumi filosofici curati da Giuseppe Cambiano e quelli politici curati da Francesco Adorno e infine appunto quella curata da Reale che aveva il pregio di avere il testo greco a fronte e permetteva un più diretto andirivieni fra il testo italiano e l’edizione oxoniense in greco di Burnet. Certo, era un poco duro dover incontrare ogni volta la traduzione di ‘o theos’ con ‘Dio’ invece che con ‘il dio’. Segno di un orizzonte interpretativo generale di Platone che Gennaro Sasso, ogni tanto, durante le sue lezioni di filosofia teoretica, sottolineava, con il suo modo caustico e ironico insieme, appellando il nostro come “il Beato Reale”. Certamente la sua risoluzione del logos greco come momento germinale di quello cristiano (alla maniera del discorso di Ratisbona di Ratzinger) non convinceva; come non convinceva l’importazione in Italia dell’interpretazione platonica della scuola di Tubinga (Gaiser Kramer): in poche parole l’idea di non poter intendere i dialoghi platonici se non alla luce delle sue cosiddette ‘dottrine non scritte’ (agrapha dogmata); della famosa lezione sull’Idea del Bene, con i suoi principi dell’Uno e della Diade Indefinita, di cui abbiamo la testimonianza grazie a un ascoltatore di eccezione come Aristotele. Ma per chi era cresciuto alla scuola del dialeghesthai di Guido Calogero questo non era un problema; in verità dovremmo dire alla scuola del dialeghesthai e dell’ironia: si narra infatti che, a una cena fra grandi studiosi, Giannantoni, di fronte all’arrivo di una portata di patate lesse tutte sformate, si fosse rivolto a Reale dicendo: “ma questa che è la Diade Indefinita?” Più basso fu invece il colpo di Reale alla pubblicazione della sua edizione italiana dei Presocratici; Giannantoni se ne era purtroppo andato precocemente e il Beato Reale dovette dire che, a fronte della sua edizione (in cui peraltro o theos continua ad essere tradotto con Dio), quella curata da Giannantoni era stata concepita all’ombra di Botteghe Oscure. Questa uscita fu stigmatizzata subito e in maniera energica da molti importanti antichisti come Canfora e Vegetti; fino pure, nel mondo cattolico, da Enrico Berti. Oggi comunque le armi sono deposte e piuttosto, rileggendo un passo introduttivo della sua Storia della filosofia greca e romana che è stata ultimamente ripubblicata in un unico volume da Bompiani non si può che tenerlo fra le mani come un’arma di difesa comune rispetto alla sfigurazione che sta subendo la filosofia da tutte le parti. Ci siamo imbattuti in questo passo nella consultazione del lavoro di Reale qualche giorno fa e vi abbiamo tratto un certo momento di sollievo. Vi si legge: “Aggiungeremo, per farci comprendere dal lettore, che la nostra posizione teoretica è neoclassica, non già in quanto ci riconosciamo nelle dottrine di questo o quel pensatore classico, ma in quanto ci sembra che la dimensione metafisica della filosofia proclamata dai classici resti la sola a dare senso al filosofare in quanto tale”. Ecco, forse Reale, di fronte alla misericordia del suo Dio, avrà anche avuto perdonato quel peccato del colpo basso a Giannantoni sull’edizione dei Presocratici e, come celiava Sasso, sarà anche Beato. Noi, che stiamo fermi prima di quel Dio al logos e alla physis dei Greci, per il passo in questione e comprendendo anche le debolezze umane di un’uscita infelice, lo acclamiamo certamente come benemerito! Al minuscolo … che anche il dio per noi è al minuscolo!
Concludiamo con una nota a margine che poi troppo a margine non è: sia Giannantoni che Reale avevano iniziato il loro insegnamento come professori al liceo e già durante questi anni avevano pubblicato importanti lavori fra specialismo e divulgazione con due fra i più usati manuali scolastici (senza i fuochi d’artificio di freccette, schemi,.figure, figurine e crocette). Ve li immaginate alle prese con POF, PTOF, INVALSI, ASL, PCTO, PIA, PAI, UDA, cordinanenti, dipartimenti, emolumenti, moduli, griglie, prove comuni, progetti, sedicenti formatori, debate e tutto il ciarpame di cui è stata riempita la scuola senza neanche troppa resistenza intellettuale critica e casomai con la complicità di un buon numero di docenti? Stendiamo un velo pietoso e cerchiamo di portare la pelle sana per questo pelago inquinato più che burrascoso fino alle rive della pensione da neoclassici; anzi pure solo, e ancora meglio, da classici direi, che questo termine non è sinonimo di vecchio o di ciò che è passato ma proprio di quello che resta e rifiorisce nei tempi mentre ogni velleità smart-modernista “il mondo esser non lassa”.
Giuseppe Cappello
Docente di filosofia e storia presso il Liceo Statale «Maria Montessori» Roma
Sito internet www.giuseppecappello.it
“Ve li immaginate alle prese con POF, PTOF, INVALSI, ASL, PCTO, PIA, PAI, UDA, cordinanenti, dipartimenti, emolumenti, moduli, griglie, prove comuni, progetti, sedicenti formatori, debate e tutto il ciarpame di cui è stata riempita la scuola senza neanche troppa resistenza intellettuale critica e casomai con la complicità di un buon numero di docenti?”.
Appunto. Grazie a Giuseppe Cappello di averci ricordato che cos’era, che cosa potrebbe essere INVECE la scuola. Grazie a tutti voi che vi apprestate a tornare in classe di reinventarla, una scuola così. La dannata sociologia e la pessima pedagogia oggi uniformemente diffuse sul nulla non dovrebbero farvi dimenticare, cari colleghi docenti medi, che ci sono solo due fonti di vita per il sapere: l’anima e di chi lo insegna, e quella di chi ne è risvegliato allo studio. Buona fortuna!