Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo (datato 20 marzo) di Umberto Lozzi.*
Time-out o game-over? La lezione bioetica del virus
(Umberto Lozzi)
In quasi tutte le discipline sportive, soprattutto in quelle di gioco di squadra, esiste, codificato dal regolamento, un periodo di sospensione della competizione. Il termine time-out, oggi decontestualizzato e penetrato ufficialmente in ogni linguaggio, sta ad indicare, più in profondità, una possibilità, quella per gli allenatori e giocatori non solo di riprendere fiato ma di fare il punto della realtà dei fatti, con quello che sta realmente accadendo in campo. E questo perché molto spesso accade che le previsioni strategiche ed il piano teorico elaborato prima di una gara richiedano il confronto con una serie numerosa di variabili quali la condizione psico-fisica della propria squadra, la forza-debolezza degli avversari, le condizioni ambientali, la modalità di direzione arbitrale, la natura del terreno di gioco, i tifosi, ma soprattutto si fanno i conti con il punteggio-risultato maturato sin lì. In poche parole, nel time-out si misura la distanza esistente tra un piano teorico ed uno pratico. Nel caso questa distanza sia considerevole, durante il time-out vengono rimodulate le strategie con piani e schemi di gioco, apportate correzioni verbali sui movimenti dei giocatori etc. In caso contrario, si consolidano e si rafforzano le proprie condotte tecniche. Comunque sia, in ambedue i casi viene posta al centro della massima attenzione, l’attenzione stessa… Va da sé che, inversamente proporzionale alla sua ridottissima dimensione temporale, la possibilità del time-out, se adeguatamente posta in essere, può incidere notevolmente sulla determinazione di un risultato finale positivo.
Nella durissima partita che si sta disputando in Italia contro il virus – la cui forma somiglia, piuttosto che a una corona, ad una mina navale utilizzata dai sommergibili durante la prima guerra mondiale – provvedimenti straordinari governativi hanno posto la maggior parte della cittadinanza in quarantena. Resta a combattere frontalmente la battaglia il sistema sanitario, unitamente all’encomiabile esercito di volontari. Fuori da considerazioni che potrebbero risultare improprie, soprattutto se maturate da chi non sta pagando direttamente e sulla propria pelle il dazio drammatico testimoniato dai bollettini quotidiani delle migliaia di deceduti, questa pausa forzata può equivalere ad un vero e proprio time-out, forse, ad una epochè ed alle sue relative riflessioni.
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* Umberto Lozzi è laureato in Scienze Motorie e Sportive, in Pedagogia e in Scienze Filosofiche. Attualmente, è studente nel corso di laurea magistrale in Psicologia comportamentale e cognitiva applicata e insegna Scienze Motorie e Sportive presso il Liceo Artistico di Campobasso.
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