Volentieri riprendiamo, con il consenso dell’autore, questo testo di Roberto Casati, recentemente insignito del premio letterario Elsa Morante per La lezione del freddo (Einaudi), pubblicato sul suo blog, che allarga l’orizzonte della nostra discussione sulla xenofobia e il sovranismo.
“Quando un Ministro di una delle principali democrazie del mondo chiude i porti e toglie lo spazio di manovra a una nave soccorso, la condanna a vagare per il mare con un “carico” di naufraghi, fa pressioni sullo Stato che le offre bandiera perché venga derubricata e non possa più navigare, alcuni di noi vedono un’azione inumana nei confronti dei migranti, altri una sciatteria istituzionale, altri ancora sentono che qualcosa non va per il verso giusto ma accondiscendono per questo o quest’altro motivo, tanto un motivo lo si trova sempre, a grattare il fondo del barile. Ma la vera ferita non è qui. Impedire il soccorso in mare è negare, per banale incomprensione, la cultura del mare, una tradizione che si è costruita e consolidata lungo i molti millenni in cui gli esseri umani hanno solcato i deserti d’acqua. Una storia che se pur ha alternato l’apertura di rotte di pace e lo scatenarsi di guerre senza quartiere, ha sempre riconosciuto l’asimmetria tra un elemento naturale dai poteri di fatto illimitati e la fragilità delle vite umane che si misurano, per sfida, per lavoro o per sciagura, con la sua forza. Una storia che nel caso di un Paese come l’Italia – che ha nutrito l’immaginazione degli scolari di svariate generazioni con le narrazioni fondatrici del Mare Nostrum, delle Repubbliche Marinare, delle traversate atlantiche di Colombo – chiede ad alta voce di essere parte del cuore stesso della nazione, e non sopporterà di essere umiliata e rinnegata.”
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