A proposito di Ricerca e Università : una strana consulenza etica.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo la seguente riflessione di Giacomo Costa.
Nuovo attacco all’Economia?
(Giacomo Costa)
Va bene, sono un economista dell´Università di Pisa (in pensione come docente, ma scientificamente attivo) e accetto l´invito almeno implicito del Fatto a difendere il mio gruppo scientifico-professionale dalle accuse almeno apparentemente alquanto ignominiose del “consulente anti-plagio” dell´ITM di Lucca preso il quale si addottorò a dicembre del 2008 la studentessa Marianna Madia. A dire il vero, alcuni colleghi si sono occupati della sua tesi di dottorato già prima degli ultimi articoli sul Fatto del 4, 5 e 7 Febbraio c.a. In particolare, ne ha scritto sulla Voice from Amerika il 4 Aprile 2017 il prof. Andrea Moro e l´11 Aprile su LaVoce.info il prof. Perotti. Vi è poi stato un intervento sul Fatto del 5 Febbraio di Francesco Sylos Labini, figlio di un economista ma, per fortuna, personalmente un fisico, di cui indicherò la rilevanza . Per parte mia, ho potuto corrispondere con il prof. Giorgio Rodano, spesso indicato nella stampa come “relatore” della tesi dottorale della Madia, e con il collega dell´Università di Pisa Davide Fiaschi, che fu membro della Commissione di esame finale della Madia. Dunque:
1) Giorgio Rodano. Guidò Marianna Madia nella sua tesi di dottorato in modo del tutto informale, senza inizialmente alcun rapporto istituzionale con l´ITM (era invece stato il suo relatore di laurea a Roma). In particolare, non fu presente alla discussione della tesi e non fu membro della Commissione di esame finale (ne’ del Collegio dei docenti). Scrisse però per la Commissione un breve rapporto sulla tesi in qualità di “advisor” (che tradurrei “collaboratore esterno della Commissione”: non so però se sia stato un “valutatore” della tesi della Madia), che si concludeva con un giudizio positivo. Vi è una sua breve intervista al Corriere in data 30 Marzo 2017. Prende blandamente le difese della tesi della studentessa, sostenendo che errori formali simili li fanno in molti senza essere penalizzati, e che nel cap. 3 della tesi, quello più importante, queste inesattezze non ricorrono. Nell´intervista egli è presentato dal suo autore, Lorenzo Savia, come il “relatore” (fin dal titolo: La Madia ancora sotto attacco. Il relatore frena: peccati veniali), e Giorgio non si preoccupa di precisare la complessa natura del suo rapporto con la sua studentessa e l´ITM, cosa che forse avrebbe raddoppiato, e quindi resa non pubblicabile, l´intervista. Lo stesso giorno Giorgio pubblicò sulla sua pagina Facebook un intervento più ampio e, in un certo senso, più approfondito, di contenuto e tono alquanto diverso: una difesa a spada tratta della tesi della sua allieva. Con argomentazioni di scarsissima plausibilità, come è stato rilevato anche dal prof. Perotti. In questo intervento egli dice di essere stato “supervisor” di parecchie tesi dottorali, ma non afferma di essere stato “supervisor” della Madia. Perotti nella sua ricostruzione si riferisce senza esitazione al prof. Rodano come al “supervisor” della Madia. Che differenza c´è tra “relatore” e “supervisor”? Il “supervisor” segue il lavoro dall´inizio alla fine, il relatore presenta la tesi alla Commissione giudicatrice, di cui è un membro. E´ da pochi anni che questi due ruoli si sono separati. E può darsi che il primo si sia anche estinto, dato che non necessariamente una commissione di esame finale dottorale ha bisogno di una relazione ex novo di qualche suo membro sulla tesi del candidato. Essa può limitarsi a prendere in esame i giudizi dei “valutatori”. Di essa non fa di solito parte il “supervisor”, detto anche, a volte, “tutor”. Dunque si potrebbe affermare che il prof. Rodano sia stato un supervisore informale della studentessa, oltre che “advisor” (o forse valutatore) della Commissione. Non relatore. E neanche “supervisor” ufficiale. E neanche “tutor”. Questo era il prof. Flavio Pammolli. Allora, presumerei che sarebbe toccato a Pammolli, non a Rodano, di fare una lettura minuziosa della versione finale della tesi.
2) Roberto Perotti hapubblicato una scrupolosa, analitica “ricostruzione del caso Madia” sulla Voce.info nell´11.04. 17. Il suo impegno è di stabilire dei fatti. Questo è arduo quando i fatti sono in gran parte costruzioni normative. Se riunisco alcuni amici a casa mia, disponendoli magari in due stanze e gli faccio fare dei giochi, questo è un esperimento economico? No, servono svariate formalità, che solo un ambiente e forse del personale adatto può soddisfare. Per non parlare delle regole di assegnazione dei compensi monetari ai vari giocatori e della loro fonte. Quando si può dire che si sia svolto un esperimento di Economia comportamentale? Quando si può dire che si sia svolto all´Università di Tillburg? Se l´Università di Tillburg dichiara che l´esperimento presentato nella tesi della Madia non si è svolto ivi, si può ancora sostenere che invece vi si sia svolto? Quando si può dire che una studentessa sia stata “visiting” presso tale Università? Quando si può dire che qualcuno sia l´autore di un esperimento? Complessivamente, cercando di badare alla sostanza e non alla forma, anche se questo è forse impossibile, Perotti conclude che i) l´esperimento c´è stato, ii) si è svolto all´Università di Tillburg, e iii) a Marianna Madia può essere riconosciuto di esserne la co-autrice (con una o forse due colleghe) anche se non fu presente durante il suo svolgimento. La conclusione iii) ha il merito di rendere oziosa la questione, tutt´altro che semplice, se Marianna sia mai stata a Tillburg, e se sì all´Universita di Tillburg, e se sì in quale veste (mentre la posizione di “visiting student” esiste, ed è accertato che la Madia non lo è stata, quella “short time visiting student”, che la Madia si attribuisce, no.) Dunque secondo le conclusioni di Perotti, alla Madia non si può rimproverare la frode scientifica (su questo il prof. Andrea Moro dissentirebbe.) Ma le si possono contestare di non aver riconosciuto i co-autorati nei cap. 2 e 3 (quello che secondo Rodano sarebbe ineccepibile) e di non aver riconosciuto che l´esperimento da lei co-ideato era una piccola (anche se secondo i proff. Perotti e Fiaschi non banale) variante di un lavoro di altri autori.
3) L´IMT di Lucca di fronte alle accuse mosse alla tesi della Madia ha reagito con 1) la nomina di una commissione di docenti interni, che però si è dichiarata incompetente; 2) con la nomina di una commissione esterna, che ha prodotto un giudizio favorevole alla candidata. L´IMT non ha però voluto rivelare il rapporto finale della Commissione, ne’ la composizione della stessa; 3) l´affidamento di una perizia a una società di consulenza specializzata nelle ricerche anti-frode e anti-plagio. Il responso del biologo che ha fondato la società, e che si è auto-incaricato di questo compito, Enrico Bucci, riassunto abbastanza dettagliatamente dal Fatto del 4 febbraio, arriva a una conclusione che non può far piacere agli economisti: “Il settore disciplinare all´interno del quale la tesi si colloca tollera comportamenti che altrove sarebbero definiti inaccettabili.” Le argomentazioni addotte sembrano a un economista risibili. Penose. Ma potrebbe darsi che Bucci sia vittima di un abbaglio. Siccome in economia vigono delle regole di correttezza meno stringenti che in biologia e fisica per ciò che riguarda le auto-citazioni, egli potrebbe aver pensato che non vi siano affatto regole di correttezza e trasparenza in economia. E’ anche ipotizzabile che questa opinione sia sradicabile dalla mente di uno scienziato naturale. E’ particolarmente importante perciò che a rilevare l´inettitudine di alcune argomentazioni del Bucci sia intervenuto sul Fatto il 5 Febbraio Francesco Sylos Labini, che in quanto fisico potrebbe condividere l´opinione del Bucci sugli standard dell´economia. Sylos Labini mostra che anche un fisico è in grado di capire la differenza tra i) la differenza negli standard di citazione tra un manifesto di politica economica e una tesi di dottarato e ii) la differenza negli standard tra settori disciplinari.
4) Le autorità dell´IMT di Lucca non sembrano dei geni. Le loro affannose difese della loro candidata (se non di se stessi) l´ hanno semmai danneggiata. Dopo tutto con un buon supervisore, o “tutor”, avrebbe potuto presentare una tesi accettabile. Ne’ sembra un genio il Bucci. Non a caso egli terrà un corso sulle sue dichiarate specializzazioni, frodi scientifiche e anti-plagio, all´ITM di Lucca.
Clicca qui per leggere l’articolo de Il Fatto Quotidiano a cui Giacomo Costa fa riferimento
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