Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa breve recensione al libro di Nadia Urbinati e David Ragazzoni La vera Seconda Repubblica, Cortina 2016, di Filippo Indovino, Docente di Storia e Filosofia al Liceo Scientifico Filippo Lussana di Bergamo.
L’intera questione meriterebbe un approfondimento e una discussione che dovrebbe coinvolgere ogni cittadino responsabile, in vista del Referendum per dire Sì o No a questa assai problematica riforma. Fra i libri che se ne occupano a fondo segnaliamo:
G. Zagrebelsky, F. Pallante, Loro diranno, noi diciamo. Vademecum sulle riforme istituzionali, Laterza 2016;
G. Pasquino, Cittadini senza scettro – Le riforme sbagliate, Università Bocconi Editore 2016;
Altre segnalazioni, ma soprattutto osservazioni, critiche e commenti da parte di tutti i frequentatori del nostro sito sono benvenuti…
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Recensione del libro di Nadia Urbinati e David Ragazzoni “La vera Seconda Repubblica”
di Filippo Indovino
Le ragioni per cui il libro di Nadia Urbinati e David Ragazzoni è un contributo serio e rigoroso al dibattito sulla riforma costituzionale Renzi- Boschi sono tre:
– l’analisi puntuale e precisa della struttura della riforma;
– la ricostruzione del processo storico-politico che ha condotto, attraverso il lavoro di commissioni parlamentari, comitati e governi, alla legge che sarà sottoposta a referendum confermativo;
– l’individuazione dell’ideologia che sta alla base del progetto di revisione costituzionale
Per quanto riguarda il primo punto, gli autori del libro mostrano come la riforma Renzi-Boschi sia l’approdo di un’interpretazione della crisi intellettuale e morale della democrazia, esposta nel “Report of the Governability of Democracies”, pubblicato nel 1975 dalla Trilateral Committee, che riuniva “politici, amministratori delegati di multinazionali, proprietari di aziende private, rappresentanti di lobbies e studiosi… operanti nei paesi dell’Alleanza Atlantica”.
Poiché le democrazie parlamentari sono incapaci di assicurare la governabilità, a causa della burocratizzazione crescente, determinata dalle necessità del Welfare State, bisogna, da un lato, ridurre le politiche egualitarie di redistribuzione del reddito, proprie dello Stato sociale e, dall’altro, rafforzare il potere esecutivo a scapito del potere legislativo. Come rilevano N. Urbinati e D. Ragazzoni “ il declino della partecipazione non è soltanto desiderabile, ma segno della funzionalità del sistema: l’apatia è indice di buona salute delle istituzioni democratiche”.
In relazione al secondo punto, l’operato delle Commissioni Bozzi, De Mita-Iotti,D’Alema, Letta; del Comitato Speroni; la riforma del Titolo V del Governo D’Alema e della seconda parte della Costituzione del secondo Governo Berlusconi segnano l’affermazione progressiva dell’idea che i problemi di funzionamento della democrazia rappresentativa possano essere risolti intervenendo nei delicati equilibri tra Governo e Parlamento a vantaggio del primo, con una crescita del potere del Presidente del Consiglio per trasformarlo in un vero e proprio Premier.
L’aspetto più interessante della “Vera Seconda Repubblica” è l’individuazione dell’ideologia realizzata dalla riforma costituzionale. A tale proposito è opportuno ricordare la definizione di Hannah Arendt dell’ideologia come “logica dell’idea”. L’ideologia della Seconda Repubblica parte dall’idea, priva di riscontri reali, che il crollo del Comunismo e Tangentopoli abbiano causato la fine della Prima Repubblica sostituita da un’immaginaria Seconda Repubblica. Mediante una deformazione del ragionamento logico-deduttivo, che cancella i fatti o li mistifica per adeguarli all’idea, “la Seconda Repubblica ha costituito una giustificazione ideologica per intervenire sul modello istituzionale architettato dai costituenti”. Se in quest’ultimo, infatti, il Parlamento e i partiti hanno un ruolo centrale, nella riforma Renzi-Boschi la critica del cosiddetto parlamentarismo e della cosidetta partitocrazia si traducono in una forma di governo in cui l’Esecutivo e il Premier-Segretario del partito di maggioranza sono i dominatori del gioco politico.
In conclusione, come hanno fatto notare Gustavo Zagrebelsky e Francesco Pallante nel libro “Loro diranno, noi diciamo”, la riforma costituzionale razionalizza lo svuotamento graduale della democrazia, avvenuto negli ultimi anni, in cui pochi uomini di potere, non eletti, hanno preso dall’alto decisioni fondamentali per l’economia di nazioni come la Grecia. Il potere finanziario si è imposto sulle istituzioni democratiche. La democrazia, fondata sulla sovranità popolare e la partecipazione dei cittadini alla vita della polis, è stata soppiantata dall’oligarchia. La riforma costituzionale è “ in realtà un adeguamento della Costituzione a questa realtà oligarchica”.
Un adeguamento, che è ancora possibile e necessario scongiurare attraverso l’esercizio libero, consapevole e responsabile del diritto di voto.
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Segnaliamo un’altra recensione de “La vera Seconda Repubblica” di Nadia Urbinati e David Ragazzoni apparsa su La Repubblica il 9 maggio 2016 e disponibile qui.
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