Vorrei segnalare a tutti gli amici del Lab l’analisi sconsolata e amarissima che Gustavo Zagrebelsky fa della sentenza della Corte Costituzionale, che da un lato mostra l’illegittimità di questo parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale, e dall’altro ci riserva una svolta di Realpolitik a dir poco sconcertante. Ecco il parere dell’autore di quell’analisi, ex Presidente di Corte Costituzionale: “Se tra la Costituzione e lo Stato si crea una contraddizione, allora la costituzione cede allo Stato e lo Stato può scrollarsi di dosso l’ingombro rappresentato da una legge ch’esso stesso, per tempi più tranquilli, si è data. Chi è il sovrano? È lo Stato, come dice implicitamente la Corte, o è la Costituzione (o il popolo che agisce nelle forme e nei limiti della Costituzione) come dice l’art. 1 comma 2 Cost. e come pretende la tradizione del costituzionalismo alla quale diciamo di appartenere, la quale si riconosce nella massima contraria lex facit regem? Quando si guarda dietro alle parole, si vede che dietro lo Stato stanno forze politiche e si può concludere con l’inquietante constatazione che la sentenza della Corte, liberandole dal vincolo della Costituzione, ne ha legittimato la nuda forza, priva di diritto, e ha de-costituzionalizzato la politica”.
Mentre “si cambia verso” al punto che un Presidente del Consiglio prima smentisce e poi ammette di aver fatto infilare in un decreto una norma retroattiva salva-evasori fiscali, che disgustosamente e segretamente avrebbe abolito le conseguenze giudiziarie di una sanzione già inflitta a un precedente Presidente del Consiglio, ora semplice pregiudicato, la riflessione di un esimio costituzionalista dovrebbe aiutare ciascuno di noi – docenti e studenti di filosofia, cioè seguaci di Socrate – a renderci conto di un fenomeno terribile e dilagante, la cui profondità e vastità ci impedisce forse di prenderne veramente coscienza, perché ci nuotiamo dentro, come pesci nell’acqua: l’erosione dell’idealità. Cioè l’appiattimento del dover essere sull’essere, del valore sul fatto, della norma sulla pratica comune anche se abnorme, e in definitiva del diritto sul potere. “Tutto quel che è reale è razionale” – dice il filosofo che dà ragione alla forza, purché vinca. “Tutto quello che è reale è normale”, dice il cinismo – che ha permeato il linguaggio comune. Alla parola “normalità”, nel suo uso corrente, non è rimasta più neppure una traccia di quello fra i suoi significati che discendeva direttamente dalla parola “norma”. Normale è ciò che si fa, in particolare contro le norme. Normali sono gli abusi e i soprusi, i condoni e i perdoni, gli annunci e le smentite, le promesse e il non mantenerle, trafficare con le mafie e governare, illimitata corruzione e infinita impunità, evadere o eludere le tasse e potersene vantare, esaltare la concorrenza e truccare le gare d’appalto, lodare la meritocrazia e promuovere soltanto parenti o allievi propri, proclamare la pari importanza di ciascun militante ed espellere i dissidenti, sedere in un parlamento dichiarato illegittimamente eletto da una corte costituzionale e procedere a riformare la costituzione, prendere voti con un programma e governare con quello opposto, operare nel regime del potere visibile che è una democrazia e governarla con patti di cui non è dato conoscere i contenuti, esaltare la bellezza nel marketing turistico e distruggerla a furia di incuria e cemento….
Il saggio di Gustavo Zagrebelsky, pubblicato in parte su “Il fatto Quotidiano” di venerdì 2/1/2015, è ora leggibile qui: https://triskel182.wordpress.com/2015/01/02/2015-carta-straccia-buon-compleanno-parlamento-abusivo-gustavo-zagrebelsky/
Perchè le cose accadano non ci si può limitare a sperarle e desiderarle, anche intensamente. A me rode brucia tormenta che della Sovranità Popolare, articolo UNO della Carta, NON PER CASO, si sia fatto solo un intercalare retorico, buono per ogni discorso, sempre buono per strappare un applauso. Ma sempre condannata all’astratto! E ancor di più mi angoscia la consapevolezza che oggi esistano le condizioni convergenti perchè se un gruppo delle Persone che emergono da ogni indagine sul nuovo PdR desiderato, sostenuto da quel mondo dell’informazione che da lustri e decenni denuncia senza tregua (e senza effetti) le malefatte della politica, decidesse di percorrere questa via per cambiare il destino del Paese, ebbene troverebbe un intero popolo pronto a segurlo. Basta pensare che dietro ad un “vaffa”, solo un “vaffa”, sono andati oltre 8 milioni di voti mentre oltre 10 sono rimasti sull’Aventino e che secondo l’ultima indagine Demos, il 97% della Cittadinanza abbia perso ogni fiducia nell’offerta politica! E’ talmente evidente la cosa…