Volentieri pubblichiamo la recensione di Bianca Bellini al libro Immaginare altre vite. Realtà, progetti, desideri (Feltrinelli, Milano 2013) di Remo Bodei.
“Quel che si è, quel che si esperisce ed emotivamente si sente non è sufficiente. I condizionamenti posti da situazioni non scelte (tra cui, ad esempio, il luogo e periodo storico in cui si è nati, così come il sesso biologico e il nucleo familiare di cui si è venuti a far parte), la finitezza propria della condizione del genere umano e la molteplicità di esperienze possibili che continuamente si pongono come obbligato oggetto di scelta, soffocano il sentire personale di un bisogno – antropologicamente fondato – d’estendersi al di là dei propri limiti. Inseriti in processi vitali autoregolati e facenti parte di un ordine tanto complesso quanto automatico di susseguirsi generazionale, l’immaginazione – propone Bodei – funge da indispensabile antidoto alla finitezza propria di ogni esperienza personale.
A questa prima tesi l’autore dedica un attento e peculiare tentativo di comprendere la natura propria della facoltà immaginativa umana. Quest’ultima – mediante tramiti quali la letteratura, il cinema, la fotografia o l’autobiografia – consente un’unitaria costellazione di esperienze tanto irreali, rispetto ad un pragmatico parametro di realtà, quanto emotivamente reali, rispetto a ciò che il soggetto esperiente vive nella dimensione emotiva. Proprio l’immaginazione – argomenta Bodei – apre a un’esperienza emotiva che arricchisce il vivere personale in prima persona con vite possibili, le quali estendono in modo non definito i limiti di ciò che in prima persona risulta possibile esperire.”
Commenti recenti