Cari amici e sostenitori della proposta di Roberta De Monticelli per una mia possibile candidatura nella lista L’Altra Europa per Tsipras alle Elezioni Europee del 25 maggio 2014,
mercoledì 5 marzo, in ritardo di una settimana probabilmente a causa di conflitti tra il comitato dei garanti (Barbara Spinelli, Marco Revelli, Guido Viale, Luciano Gallino, Paolo Flores d’Arcais, Andrea Camilleri e Alexis Tsipras) [1] e i partiti che hanno garantito il sostegno organizzativo alla lista (primo fra tutti il PRC e in seguito, a dispetto di Vendola, SEL) sono state rese pubbliche le 73 candidature ufficiali.
Il mio nome non è presente tra i 20 della circoscrizione Nord-Ovest, in cui prevalgono i rappresentanti del movimento No-Tav, delle giovanili di Rifondazione Comunista e dei sindacati (CGIL e FIOM). Un’ottima candidatura che segnalo fin d’ora è quella dell’ecologista Domenico Finiguerra che spero possa ottenere abbastanza preferenze per rappresentare la lista al Parlamento Europeo.
Anche nelle altre circoscrizioni si possono trovare nomi di grande valore (vi consiglio di dare un occhio ai brevi curriculum disponibili online sul sito ufficiale), come quelli di Lorella Zanardo autrice del documentario “Il corpo delle donne”, Francuccio Gesualdi fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Riccardo Petrella, presidente del comitato internazionale del Contratto Mondiale sull’Acqua. Sono certo che ognuno di voi troverà altre candidature di qualità che corrisponderanno alle proprie sensibilità personali e politiche.
Al netto delle numerose candidature eccellenti “di facciata”, ovvero di coloro che non hanno intenzione di fare i parlamentari (peccato tra questi per Barbara Spinelli che oltretutto è pluricandidata) mi sembra purtroppo di capire che gli altri criteri di scelta oltre alla qualità delle candidature siano stati la necessità di un consenso diffuso e di appartenenza a filiere in grado di garantire le 150.000 firme necessarie entro il 15 aprile (in primis partiti, sindacati, movimenti antagonisti e comitati locali). Per scelta (ambizioni nazionali del nuovo soggetto politico – ALBA) o per necessità (poco tempo, bisogno di firme ora e voti poi) non si è tentato a mio parere di andare oltre alle schegge di quel che resta della sinistra antagonista e movimentista.
Emblematico è il caso della candidatura dell’ex disobbediente veneto Casarini nella circoscrizione del Centro, candidatura che ha portato Andrea Camilleri ad abbandonare il comitato dei garanti preoccupato dal fatto che la sovraesposizione mediatica di Casarini potesse nuocere ai fini della lista. Come, dal G8 di Genova in poi, è stato semplice ai media tradizionali oscurare i numerosi contributi propositivi volti alla giustizia sociale e ambientale che hanno dato vita ai vari social forum mondiali e regionali riducendoli a poche figure epigoniche dell’antagonismo no-global, così la figura di Casarini (voluta fortemente da SEL) sta già oscurando i numerosi candidati di quei movimenti, meno famosi ma molto più preparati, quali l’ispiratore della rete Lilliput Francuccio Gesualdi, il pioniere dell’acqua pubblica Riccardo Petrella, la rappresentante dell’Arci al Genoa Social Forum Raffaella Bolini e Tommaso Fattori già impegnato su più fronti a livello europeo per i diritti ambientali e sociali.
È presto per dire se si tratta effettivamente di un’occasione perduta, ma certamente la lista L’Altra Europa per Tsipras è venuta meno a molte delle ambizioni dell’appello lanciato da Barbara Spinelli: la lista di indipendenti nelle file della sinistra europea si è trasformata in una lista delle varie anime della minoritaria sinistra antagonista italiana con tuttavia innesti di ottima qualità, il cui contributo al dibattito politico delle prossime settimane e la cui capacità di ottenere il largo consenso necessario a essere eletti è però messo in dubbio dalle dinamiche mediatiche italiane e dalla composizione complessiva delle liste.
Dei tre obiettivi programmatici della lista (no all’austerità, new deal europeo fortemente ambientalista, proposte di avanguardia per un’Europa Federale) poco si vede nelle personalità candidate ed effettivamente eleggibili che vada oltre a un ambientalismo di contrapposizione e a un antagonismo sociale e politico. Le vertenze rappresentate sono senza dubbio importanti, ma sono circoscritte localmente (no-tav, no-dal molin, no-triv, no-muos), di reazione (no riforma Gelmini) o sindacali (casi Electrolux e Fiat). Sono una “moltitudine” di vertenze a cui purtroppo spesso è mancata la percezione dell’orizzonte europeo dei problemi che affrontano e che talvolta hanno rifiutato metodi di rappresentanza politica a favore di forme di spontaneismo movimentista ideologicamente apartitico (movimento studentesco dell’onda e movimenti corsari di lotta sono gli unici gruppi da cui provengono le poche candidature di giovani).
È da rimarcare il fatto che non è presente nessun rappresentante delle istanze del progetto federalista europeo, nonostante fossero presenti numerose candidature eccellenti in tal senso.
Tutto ciò fa sì che il carattere programmaticamente innovativo della lista L’Altra Europa per Tsipras sia in gran parte venuto meno, se si pensa che tra le fila dei partiti aderenti alla Sinistra Europea (in primo luogo il tedesco Die Linke) non vi è alcun accenno programmatico ai problemi ambientali e del federalismo europeo. Il più grande effetto di questa lista sarà probabilmente quello di aver creato un palcoscenico europeo per il progetto greco di Syriza e di Tsipras, il quale, seppur candidato alla presidenza, non sarà nelle liste di Syriza in Grecia in coerenza con il suo obiettivo di diventare premier greco dalla prossima primavera e fare così la voce grossa al Consiglio europeo sperando in un Parlamento e in una Commissione europea più forti e più vicini alle sue istanze.
L’Altra Europa per Tsipras potrebbe essere vincente in ottica europea se pescasse tra i delusi del M5S, tra gli eclissati di sinistra, tra gli elettori del PD disgustati dal 2013, e tra gli offesi dal modo con cui Renzi ha preso il potere. Certamente non lo sarà se punterà a rubare i voti di chi il PD sarebbe ancora disposto a votarlo. Purtroppo, sia le candidature, sia il modo con cui la lista si sta presentando mediaticamente, sembrano ambire esclusivamente a risvegliare l’orgoglio della disunita sinistra italiana, punzecchiando ripetutamente, e a ragione, Renzi, e in modo strumentale Schulz, di cui non sembra si conosca la linea politica (che ho cercato di riassumere qui).
È a mio avviso paradossale che non si sia ancora fatto alcun tentativo di sottrarre consenso a Grillo mostrando che le istanze delle 5 stelle (acqua pubblica, mobilità sostenibile, altro sviluppo, connettività, ambiente) potrebbero (o forse, avrebbero potuto) essere rappresentate pienamente e con più efficacia da questa lista. Per far questo sarebbe però necessario capire i motivi per cui la sinistra italiana ha fallito nel passato evitando di compiere gli stessi errori di strategia e di personale. Sembra invece che l’obiettivo della maggioranza dei sostenitori della lista sia quello di ricostruire partendo dagli stessi frammenti dispersi senza comprendere la radicalità e la complessità della realtà che intendono modificare.
Un’occasione perduta? Tocca a tutti noi fare in modo che non lo sia, se riusciremo a dare vita a un dibattito esigente e costruttivo sull’Europa che vogliamo con più persone possibili, testimoniando la posta in gioco e cercando di convincere quante più persone possibili a mobilitarsi per scegliere tra i 2+3 voti utili a rendere possibile un’altra Europa.
Quanto alla mia possibile candidatura è inutile nascondere una vena di delusione per come si stanno incartando gli ideali di Spinelli e per le mie personali ambizioni di imbarcarmi in un’avventura insperata fino a poche settimane fa, mettendomi, grazie al vostro contributo, finalmente al servizio di ideali in cui credo fortemente. Visto come si sono messe le cose ammetto di provare però un certo sollievo: non avrei voluto metter la faccia per un progetto che in questa forma non sento di poter condividere in pieno.
Garantisco però il mio contributo a fare in modo che questa avventura non sia un’occasione persa, cercando di diffondere il più possibile attraverso il blog qualEUropa (www.qualeuropa.wordpress.com) opinioni, notizie e informazioni che reputo importanti per creare un dibattito pubblico europeo esigente e costruttivo. Vi invito a seguire il mio blog. Se volete essere avvisati ogni volta che pubblicherò nuovi post, cliccate sulla casella in basso a destra “iscriviti” e seguite le poche semplici istruzioni.
Grazie mille per la vostra fiducia,
Emanuele Caminada
[1] Gli stessi garanti ammettono in una lettera resa pubblica ad Antonia Battaglia che “alcune inclusioni hanno sollevato riserve, critiche e anche contrapposizioni molto aspre” e che il risultato complessivo è il frutto di equilibri e compromessi molto delicati, tanto che togliere anche un solo tassello rischia di “rimettere in forse tutto il lungo e complesso lavoro che ha condotto alla loro presentazione”.
Antonia Battaglia ha poi ritirato la sua candidatura giudicandola incompatibile con la presenza di rappresentanti di SEL nella lista, partito che avrebbe osteggiato le sue lotte ambientaliste a Taranto.
Paolo Flores D’Arcais si è lamentato (con una settimana di ritardo) del fatto di non essere stato informato che il veto di Antonia Battaglia non sia stato rispettato e ha deciso di abbandonare il comitato dei garanti (qui si trovano le dichiarazioni di Battaglia e d’Arcais).
A proposito di occasione perduta: si potrebbe crederlo, anche sulla base dell’amara esperienza di vederci rigettata una candidatura che i garanti avevano cominciato con l’approvare entusiasticamente. Anche perché Emanuele Caminada rappresenta decine e decine di migliaia di giovani che fuor dal loro paese d’origine cercano di lavorare e di vivere in Europa, e insieme il meglio di ciò che l’Europa ha già fatto, creando una splendida potenziale classe dirigente sovranazionale. Che solo la cecità dei nostri politici rende invisibile. Noi ci siamo visti preferire figure incomparabilmente più locali e … modeste. E TUTTAVIA. Grandissima è stata la speranza che i promotori hanno suscitato. Se loro stessi non sono stati all’altezza di questa speranza, è soprattutto perché sono stati letteralmente strozzati dal silenzio stampa di tutti i media, fino al punto di doversi affidare a quanto resta dei movimenti e dei partitini per poter almeno far partire la lista: e niente in Italia si fa senza un tornaconto – tranne in pochi casi, fra cui il loro. Ecco perché non mi accanirei sull’idea di un’occasione perduta proprio da queste persone che almeno l’hanno lanciata. Spetta ora a noi, a tutti noi che abbiamo sperato, attivarci (e rischiare di perdere il nostro tempo, con generosità) per tentare almeno di far vivere questa speranza fino a che si sarà consolidata e potrà crescere su basi migliori. Altrimenti, credo, ci ridurremo anche noi al narcisismo lamentoso e rancoroso che giustamente rimproveriamo proprio a quegli spezzoni di sinistra antagonista (più che “radicale”, concetto che dice un’altra cosa, e cioè la chomskiana coerenza sui principi) cui abbiamo – senza che l’abbiano meritato – offerto oggi una chance di riscatto. Non vogliamo dargliela fino in fondo, veramente? Che cosa abbiamo, da perdere?