La tattica (tutt’altro che stupida) del dinosauro. Riflessioni a freddo sul ritorno di Berlusconi (di Aldo Giannuli)

lunedì, 10 Dicembre, 2012
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Berlusconi mi sta simpatico come uno spruzzo di candeggina negli occhi, ma devo ammettere a denti stretti che, nonostante la senescenza, tatticamente è quello che ci sa fare di più. Per tre mesi ha fatto un continuo gioco di affondi e ritirate, “Mi ritiro… ma forse torno,…ma non subito….. Cioè torno… Cioè no… oppure si..”; ha aspettato le primarie del Pd per assicurarsi che l’avversario sarebbe stato il vecchio rassicurante Bersani. Poi ha aspettato che scadessero i tempi per la riforma del sistema elettorale (che evidentemente non voleva) giovandosi dell’involontario assist del Pd. Ora spiazza tutti, provocando la crisi e costringendo gli altri a chiedere elezioni a febbraio. Morale: si voterà a febbraio, come voleva lui, che adesso fa finta di concedere che si potrebbe votare il 10 marzo, ma lasciando agli altri il compito di dire “febbraio” per evitare un “Vietnam parlamentare” per i prossimi tre mesi. Chapeau! Ed allora che si fa? Ma, soprattutto, che cosa vuole fare il Cavaliere che, a rigor di logica, dovrebbe essere spacciato in partenza?

Partiamo da questa premessa: nei mesi scorsi la sinistra è stata percorsa da una prematura euforia, sentendosi la vittoria in tasca, perché l’avversario stava pietosamente franando, senza che il centro ne raccogliesse l’eredità. La realtà era molto meno rosea: nel 2008 i partiti maggiori (Pdl, Lega, Pd e Udc) avevano ottenuto 31 milioni di voti, pari all’84% circa dei voti validi espressi ed al 66% circa sull’elettorato totale. Stando ai risultati delle amministrative più recenti, si ricava una tendenza per cui, oggi quegli stessi partiti raccoglierebbero, grosso modo, il 60% dei voti espressi, ma su una base totale più bassa di 9 milioni di voti, per cui il totale sarebbe di circa 20 milioni di voti: una perdita secca di circa 11 milioni, in gran parte andati all’astensione ed in misura ridotta ma significativa al M5s.

Dunque, non è tanto il Pd o il centro sinistra ad aver vinto, quanto la destra ad aver perso. Ma i suoi voti non sono andati né verso il centro né verso la sinistra (se non in misura assai contenuta), il grosso dei voti di destra sono nella bolla dell’astensione. L’esperienza insegna che alle amministrative la tendenza all’astensionismo è sempre più pronunciata, ma poi, alle politiche molti tornano all’ovile di partenza. Dunque, mai come questa volta, sarà decisivo il flusso di ritorno dei voti dall’astensione ed è lì che si farà la battaglia.

(continua la lettura su AldoGiannuli.it)

Un commento a La tattica (tutt’altro che stupida) del dinosauro. Riflessioni a freddo sul ritorno di Berlusconi (di Aldo Giannuli)

  1. Stefano Cardini
    martedì, 18 Dicembre, 2012 at 15:01

    Altri articoli di Giannuli interessanti:

    Perché in Europa non si fidano del Pd

    Non so se Monti ci starà a scendere in campo, di sicuro c’è che lui sarebbe di gran lunga la soluzione preferita in Europa: dalla Bce alla Merkel, da “The economist” al Ppe e persino al socialista Hollande premono tutti perché scenda in campo, assumendo la leadership di una coalizione di centro. Il Cavaliere, ormai ridotto allo stremo, ha fatto una mossa abile facendo cadere Monti ed imponendo le elezioni a febbraio, ma questo non è bastato (né poteva bastare) a rimetterlo in corsa: come dice Ferrara, il ciclo berlusconiano è finito, anche se il vecchio può ancora tentare qualche scherzo da prete. Dunque, qui il problema è se il Pd vincerà per assenza di qualsiasi avversario (visto che la coalizione del Cavaliere è comunque in liquidazione ed il centro di Casini, in quanto tale, non è competitivo) o se il Pd dovrà misurarsi con un avversario credibile, cioè la coalizione montiana. (continua la lettura su Aldogiannuli.it)

    Monti ce la può fare?

    Non è ancora chiaro se Monti accetterà l’invito (l’intimazione) dell’ “Europa” a candidarsi, certamente dovrà farlo nel giro di un paio di settimane al massimo ed i primi sondaggi non sono incoraggianti: Mannheimer gli pronostica una base di partenza del 3-5% per una sua lista cui potrebbe aggiungersi una frazione di quell’8-10% che si dichiara disposto a prendere in considerazione l’ipotesi di votarlo. Diciamo un 6-9% probabile, che è troppo poco: anche sommando per intero l’area centrista (e sarebbe scorretto, perché il quel 6% c’è già un bel pezzo di elettorato di centro) si attesterebbe poco al di sopra del 15%. Vero è che una lista Monti ancora non c’è e che, pertanto è difficile esprimersi su qualcosa che non si sa esattamente cosa sia. Poi bisogna vedere anche come andrà la campagna elettorale e molte altre cose. Però la base di partenza resta poco incoraggiante e Monti, di suo, non è propriamente un cuor di leone: se non gli assicurano qualcosa per il dopo, in caso di naufragio, lui non si muove (in fondo, se sta fermo, Bersani e D’Alema una mezza promessa per il Quirinale l’hanno fatta balenare). (continua la lettura su Aldogiannuli.it)

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