Dicono che occorra toccare il fondo per darsi la spinta necessaria a risalire. Allora forse ci siamo, risaliremo. Perché l’impressione che una grande speranza sia stata dissipata è forte. Speriamo che sia erronea, che da qualche parte questa speranza si sia riparata nell’ombra, e cresca.
Queste note vogliono dar conto di quella speranza, se possibile risuscitarla. Se non è possibile, saranno solo la cronaca dello stato delle cose. E’ importante che almeno la consapevolezza e il ricordo di come sono effettivamente andate – insieme con la libertà di esprimere il proprio dissenso dalle decisioni prese – non siano cancellati. Sono parte del nostro orgoglio di essere qui, in questa Facoltà, parte di ciò che insegniamo ai ragazzi che portano qui il loro talento e il loro entusiasmo.
Il 24 ottobre scorso il Consiglio d’amministrazione dell’Università Vita Salute San Raffaele, apparentemente indifferente all’esito di un anno di riflessioni che hanno coinvolto l’intero corpo docente (e dato luogo a svariate dichiarazioni e azioni fra cui la votazione consultiva per l’elezione di un Rettore di transizione), ha nominato nuovo Presidente Raffaella Voltolini (che non si è per questo dimessa dalla carica di Direttore Generale), in sostituzione del Presidente dimissionario Prof. Antonio Scala. Il quale su proposta del Presidente dell’Associazione Monte Tabor, Gianna Zoppei (ma la decisione è stata presa senza né consultare né mettere previamente al corrente il resto dell’Associazione stessa) è stato nominato Rettore. Inoltre, in sostituzione di Emanuele Rimini, membro dimissionario del Cda, è stato nominato Luigi Menegatti, che svariati giornali hanno definito “uno dei più stretti collaboratori” del defunto Mario Cal, nonché rappresentante dell’Associazione Monte Tabor nel Cda di Vds Holding, la società messa in piedi nel 2010 per gestire le piantagioni in Brasile. Contrari si sono dichiarati soltanto il Prof. Massimo Clementi e il Prof. Michele Di Francesco, Presidi rispettivamente di Medicina e di Filosofia, e soli membri del Senato Accademico nel Cda.
La Facoltà di Medicina si è dissociata “sia nel metodo che nel merito”, chiedendo alle proprie cariche elettive (preside e presidenti dei corsi di laurea) di dimettersi dai relativi ruoli istituzionali (cosa che non risulta sia poi stata attuata).
Nel momento in cui – come veniamo a sapere dalla stampa, invece che dall’amministrazione dell’Università – la nuova proprietà ha deciso di lanciare la procedura per l’apertura di una nuova Università, la nomina di un Rettore capace di riprendere una trattativa con la nuova proprietà che i vertici dell’Università Vita Salute sono stati incapaci di avviare è stata probabilmente imposta dalle circostanze, e – ci è stato detto – dallo stesso Ministro competente.
E tuttavia nelle sue modalità, nel suo esito e nel tono della dichiarazione del suo nuovo Presidente, la modifica tutta endogena – con scambio di ruoli e nuovi acquisti come minimo discutibili – ha tradito la grande speranza riposta da molti, in ultimo da una maggioranza assoluta dei docenti delle tre Facoltà, nell’alternativa di una carica rettorale di vera riforma e transizione, per la quale non erano mancate figure di formazione umanistica e di grande prestigio intellettuale e culturale, capaci di ridare al progetto di un ateneo unico nel panorama italiano proprio per la combinazione di ricerca sperimentale d’avanguardia e ricerca filosofica di amplissimo respiro teorico ed etico-pratico.
Per queste ragioni la Facoltà di Filosofia ha trovato una completa unanimità nel marcare una netta presa di distanza da queste decisioni, assunte fra l’altro nella completa indifferenza allo statement che aveva trovato l’unanimità delle tre Facoltà riunite, e che indicava precisi requisiti anche sulla figura di un Rettore di transizione. Questo documento, (accessibile da https://www.phenomenologylab.eu/index.php/2011/12/consiglio-interfacolta/) aveva espresso la comune volontà che fosse dato un segno di discontinuità rispetto ai metodi passati di direzione. Una discontinuità netta e articolata in tre punti, riguardanti rispettivamente la nomina su base elettiva del rettore e le condizioni poste sul suo profilo scientifico, culturale e deontologico; la maggior rappresentanza dei docenti negli organismi decisionali, infine la revisione dei meccanismi gestionali nel senso di un’assoluta trasparenza.
In evidente continuità con quello statement, la Facoltà di filosofia ha fatto pervenire ai vertici della “nuova” governance la dichiarazione che mettiamo a disposizione di tutti i colleghi e gli studenti desiderosi di partecipare alla vita e di promuovere il miglioramento della nostra Università (Dichiarazione Facoltà di Filosofia).
Si noteranno i punti del dissenso, la richiesta di modifica dello statuto in direzione di un maggior ruolo riconosciuto al corpo docente nell’assunzione delle decisioni che riguardano lo sviluppo dell’Università, la richiesta di un’equilibrata integrazione con la nuova proprietà dell’ospedale, e infine, al punto d), l’idea di un piano di rilancio e sviluppo dell’ateneo, attraverso l’ “elaborazione di un modello di integrazione tra saperi scientifici e umanistici che si presti come riferimento per l’intera comunità nazionale” e che “preservi un patrimonio dell’Italia che non può andare perduto”.
La Facoltà di Filosofia ha inoltre invitato il neo-nominato Rettore a riferirle le ragioni che lo hanno portato ad accettare questa nomina (nonostante la “rivolta” a tutt’oggi apparente di una maggioranza dei docenti di Medicina, e a fronte dell’esistenza di candidature potenziali più consone allo statement di cui sopra) e per esporre il suo piano di uscita dalle attuali, pressanti difficoltà.
L’incontro è avvenuto ieri, e va dato atto al Prof. Scala di aver subito accettato un momento di confronto con la base del corpo docente (e studentesco: oggi mercoledì 14 novembre infatti ci sarà un’assemblea degli studenti del San Raffaele che riferiranno del loro incontro, in Aula Scuola di Atene alle ore 16) che da molto tempo era stato – inutilmente – richiesto ai vertici dell’Ateneo. Delle sue risposte alle domande che gli sono state rivolte chi scrive – assumendosi la personale responsabilità delle affermazioni qui fatte – ha tenuto conto nella misura in cui ha potuto capirle, pur ritenendole complessivamente insoddisfacenti (e anche questa è una posizione personale, anche oggi espressa pubblicamente).
È anche per dare a chiunque, Rettore compreso se lo vorrà, l’opportunità di correggere o completare le informazioni su questo momento della vita del nostro Ateneo, ed è soprattutto per aprire una discussione sul “progetto di rilancio”, che rendiamo partecipe di questi ultimi sviluppi la nostra comunità di ricerca, e la comunità universitaria che ci ospita.
Infatti a contribuire all’elaborazione di questo progetto sono chiamate le migliori intelligenze del nostro Ateneo, e “chiunque abbia a cuore il futuro della nostra Istituzione”. E’ anche per fare da stimolo a riflessioni che abbiano questo obiettivo e questo orizzonte che offriamo come sempre a chi lo vorrà la possibilità di intervenire su questo Laboratorio.
Al presente, in definitiva, quello che possiamo fare è una riflessione su questo “progetto di rilancio”, che arrivi già a definire un modello di Ateneo innovativo e davvero capace di rispondere alle sfide attuali. Fossimo pure un condannato a morte, avremmo dato un senso a questa condanna, oltre la miseria delle contingenze, e indicato la via da battere per costruire università dove chi vuole far ricerca scientifica non sia perciò costretto a mettersi i paraocchi, chi vuol conoscere l’umano e contribuire a riformulare le questioni di senso e di valore non abbia il permesso di restare ignorante sui fatti e i fronti della scienza di oggi, chi vuole curare il corpo delle persone non ne ignori la mente e viceversa, chi vuole contribuire al rinnovo di una classe dirigente degna del nome sappia, al miglior livello del pensiero pratico e normativo contemporaneo, che cosa promuove e che cosa umilia la fioritura delle persone umane, che cosa uccide in nuce la forza di liberazione del pensiero, e che cosa la nutre. E infine, avremo indicato la via da battere per operare veramente al livello in cui oggi vivono ricerca e cultura – quello europeo (almeno!) e internazionale.
Nel prossimo post inserirò dunque alcune linee direttive, emerse dalla discussione in facoltà di Filosofia, dei temi su cui lavorare.
Ecco dunque un’indicazione di temi su cui cominciare a riflettere – e credo sarebbe benvenuto anche il contributo di quegli studenti delle nostre tre facoltà che volessero sottolineare i punti forti e quelli critici della loro complessiva esperienza.
Riporto qui sotto il documento uscito dalla discussione della facoltà di filosofia, redatto dal nostro Preside.
Ateneo
Ispirazione
Centralità e unitarietà della persona umana
Saperi clinici come saperi (anche) umanistici
Unitarietà psicofisica della persona; competenze epistemologiche ed etiche; responsabilità assistenziale; visione antropologicamente ampia del concetto di «salute».
Le Tre Facoltà loro ruolo e integrazione.
Superamento della contrapposizione tra saperi scientifici e saperi umanistici
Dipartimenti (o sezioni) interdisciplinari che siano trasversali rispetto alle competenze professionali di medici, psicologi e filosofi.
Autonomia della ricerca scientifica garantita a livello di statuto dall’autonomia dei Dipartimenti.
Effetto collaterale della dipartimentalizzazione: Integrazione didattica tra i corsi di laurea. Offerta di una didattica innovativa sul piano nazionale.
Responsabilità sociale
Il superamento di una visione ‘meccanicistica’ dell’approccio al benessere psicofisico incontra la filosofia come pensiero concreto. … … …
Internazionalizzazione
Collaborazioni con altri Atenei e centri di eccellenza di rilievo internazionale
Lauree internazionali
Lauree Magistrali e Dottorati
Mobilità degli studenti e dei docenti
Agenda digitale di Ateneo
Una didattica per il terzo millennio
Partecipazione a networks didattici internazionali [Esperienza coursera: https://www.coursera.org/%5D
Idee per un Programma inter-facoltà di Scienze dell’Educazione
“… Se osserviamo il processo che chiamiamo istruzione,
vediamo due componenti unitamente coinvolte, il discente
ed il docente. L’obiettivo di entrambi è il medesimo, ma le loro
relazioni con il lavoro da svolgere sono molto diverse…
La parte essenziale, l’appropriazione e l’assimilazione della
conoscenza da parte della mente, non può che essere svolta dal discente…
consegue da ciò che il discente è in realtà docente di sé stesso,
e che l’apprendimento è auto-insegnamento… Il ruolo del docente nel
processo d’istruzione è quello di fungere da guida, facilitatore
o supervisore delle operazioni mediante le quali l’allievo insegna a sé stesso…”
[Joseph Payne, 1883]
“…It is, in fact, nothing short of a miracle that the modern methods
of instruction have not yet entirely strangled the holy curiosity of inquiry”
[Albert Einstein]
Un denominatore comune alle varie facoltà del nostro Ateneo è rappresentato, tra l’altro, dalle metodologie d’insegnamento ivi utilizzate, dalle strategie che sono alla base della formazione dei vari curricula e dalle forme di valutazione dell’efficacia della didattica. Questi elementi non sono statici ma sono in continuo divenire, e la creazione di un programma inter-facoltà preposto alla promozione e alla valutazione della didattica, globalmente intesa, potrebbe fungere da stimolo per tutto l’Ateneo, affinché si affermi un “modello San Raffaele” d’educazione universitaria. (continua la lettura dell’articolo di Ruggero Pardi)