Chi è Zdenek Zeman? L’allenatore più innovativo del nostro calcio, un filosofo del pallone o un equivoco vivente? Un bluff? Perché con l’allenatore boemo giocano bene le squadre di provincia e male le grandi? Com’è possibile che nella Roma epuri Osvaldo e De Rossi e questi invece, in Nazionale, vadano tranquillamente a rete? Zeman è uno di quei personaggi cui non si addicono le mezze misure, anzi la dismisura è la sua unica certezza, tale da destabilizzare le nostre certezze calcistiche. C’è chi lo ama follemente, ricordando gli anni di Zemanlandia, quando sulla panchina del Foggia l’allenatore mostrava un calcio spettacolare, e c’è chi lo detesta in sommo grado, a cominciare dal vasto popolo juventino, per via delle accuse a Moggi, a Vialli e ad altri bianconeri: «Per vincere a una società servono solo due persone, una esperta di farmaci e un’altra brava in matematica, che sappia far quadrare i conti». Da allora, è entrato nel mirino. (continua la lettura su il Corriere.it)
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