Mentre il ministro dell’ambiente Clini si dichiara “in disaccordo” con le preoccupazioni sollevate dalle associazioni ambientaliste a proposito dell’Ilva, vedi:
Mentre il vice-ministro Ciaccia propone per la crescita italiana la “nuova” ricetta del massacro cementifero di ciò che resta del nostro paesaggio, dai mari alle coste alle colline, vedi:
Il Presidente del Consiglio Monti presenta un disegno di legge di “semplificazione”, che semplifica nel modo più semplice: svuotando di ogni forza gli ultimi vincoli a quella tutela del paesaggio che l’Articolo 9 della Costituzione prescrive alla Repubblica di garantire, vedi l’articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della sera del 18 ottobre scorso e quello di Salvatore Settis su Repubblica del 21 ottobre scorso:
Dalla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Pisa è partito un Documento di allarme e di protesta che speriamo susciti l’adesione massiccia del maggior numero possibile di docenti, ricercatori, operatori della cultura. Per aderire è sufficiente inserire un commento a questo post usando l’apposito pulsante e digitare il proprio nome e cognome, l’eventuale organizzazione (università, società o altro) d’appartenenza, l’eventuale inquadramento. Speriamo di suscitare molte adesioni, con o senza commenti e suggerimenti.
Primi firmatari del Documento di allarme e protesta:
Giacomo Costa
Tommaso Luzzatti
Mauro Sylos Labini
Roberta De Monticelli
Stefano Cardini, Centro di Ricerca in Fenomenologia e Scienze della Persona, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano
Sì, è tutto giusto, ma il problema non può essere risolto mantenendo quello che di fatto, almeno per chi non aveva i mezzi per andare per vie legali, era (ed è) un costante abuso da parte dell’amministrazione.
Ciò che ora succede, per la Valle dei Templi, come per una casetta in Carnia, è che, a fronte di domande di modifica, ristrutturazione o costruzione di QUALUNQUE genere l’amministrazione può permettersi di non prendere nemmeno in mano la pratica lasciando decadere il termine, ed implicando con ciò un rifiuto (privo di motivazione). Questo, che è un comportamento frequente delle amministrazioni, di fatto comporta che chi di una risposta ha bisogno passi, se è in grado di farlo, attraverso conoscenze e spesso bustarelle per ottenere quella risposta che l’amministrazione non è tenuta a dare. E, si noti, questa procedura vale tanto per aprire un abbaino che per costruire un palazzo, salvo che chi è interessato a costruire il palazzo ha di solito i mezzi per ottenere il permesso comunque.
Carla Poncina, Istituto Storico della Resistenza e dell”Eta’ Contemporanea “Ettore Gallo” di Vicenza
Un paio di precisazioni di uno degli estensori del Documento.
Il limite dei 45 giorni, oltre i quali scatta il silenzio-assenso, si applica alle Soprintendenze, che non hanno attualmente i mezzi per farvi fronte (vedi Stella). Esse sono anche state private del potere di veto dalla legislazione dei governi precedenti (vedi Settis.)
Nella nostra osservazione i) riconosciamo il problema degli ingorghi, descritto da Andrea e prima di lui da Stella, e neghiamo che apporre questo limite sia il modo giusto di affrontarlo.
Claudia Sonino, Docente di Germanistica, Università di Pavia
Anna Panattoni, socia del Circolo Libertà e Giustizia Bassa Val di Cecina
Silvia Pardini
Non si può confondere la semplificazione dei procedimenti amministrativi con la negligenza nel considerare aspetti nevralgici della salvaguardia del paese o peggio ancora utilizzare la logica della semplificazione alla stregua di un nulla osta sempre valido che non tiene in considerazione NIENTE delle problematiche di lungo periodo che taluni provvedimenti comportano, non considera in profondità gli effetti.
Questo convincimento, tuttavia, per essere tradotto in provvedimenti meno disastrosi di quelli attuali, deve essere compreso, assimilato e combattuto in maniera trasversale dalle forze politiche e indipendentemente dalla sensibilità o meno alle tematiche ambientali. Diversamente, si rischia di legare un problema enorme al solo potere contrattuale di chi fa i provvedimenti o di chi ha più influenza su questi ultimi a scapito di tutti, loro compresi.