All’Università Vita-Salute San Raffaele, finalmente, si respira un’aria nuova?

venerdì, 17 Febbraio, 2012
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Modifiche importanti dello Statuto d’Ateneo, garanzie sul profilo e l’ambito d’azione del Rettore che gestirà la fase transitoria, integrazione ancora più stretta tra le Facoltà. Ecco alcune delle novità che stanno emergendo dal lavoro congiunto dei Presidi sulla scorta delle indicazioni fornite a partire dallo scorso dicembre dal Consiglio Interfacoltà. E che fanno sperare in una prossima primavera dell’Università. Sono benvenuti commenti di docenti e studenti e più in generale di chiunque abbia a cuore il futuro della ricerca in Italia

Verso il rinnovamento ideale e reale della nostra Università?

Cosa sta accadendo alla nostra Università dopo gli ultimi eventi e la morte del Fondatore? Una difficile transizione è in corso, ma si può oggi affermare che l’esigenza di rinnovamento emersa dalla riflessione in corso ormai dall’estate scorsa all’interno del corpo docente, e giunta a una prima unanime espressione con il Consiglio Interfacoltà del 21 dicembre 2011, si è andata consolidando in due direzioni.

Una (più) vera integrazione delle Facoltà?

La prima è quella di una maggior informazione, attenzione e comunicazione reciproca da parte delle tre Facoltà, che configuri una più efficace collaborazione e complementarità anche per il futuro: per quanto riguarda la didattica, ma specialmente e più intensamente, la ricerca. Questa direzione è indubbiamente quella di una continuità con la ragion d’essere stessa di questo Ateneo, così come era stato concepito e fondato: secondo un’ispirazione che ne ha fatto almeno virtualmente o in parte un’università d’avanguardia a livello internazionale, ma che era rimasta in molti sensi ancora troppo virtuale.

Su questa linea di continuità l’attuale crisi ha stimolato sostanziali progressi, di cui sono prova i consigli congiunti delle tre Facoltà, e l’attività comune e coordinata dei tre Presidi. Una situazione che ha permesso a molti di noi di conoscere molto più da vicino le reciproche capacità di collaborazione e le straordinarie risorse che potranno in futuro fare davvero di una parte almeno della ricerca un obiettivo e una speranza comuni. Anche dal punto di vista del potenziamento di una formazione nuova, scientifica e umanistica insieme, dei migliori fra i giovani che si affideranno alla nostra Università, questi progressi andrebbero consolidati in una vera e propria progettazione di nuovi percorsi di studio, che potrebbero di molto sollevare l’immagine oggi sofferente del nostro Ateneo agli occhi del pubblico, specie studentesco.

Una rottura di continuità nel modo di governarci?

La seconda direzione è invece quella di una decisa discontinuità rispetto al passato sistema di governo dell’Università, che certamente configurava un regime sostanzialmente monarchico per quanto riguardava le decisioni strategiche sul destino dell’Università e del suo corpo docente, anche se temperato da una diffusa prevalenza delle considerazioni di merito ed eccellenza e da una perfetta libertà di insegnamento e di ricerca per i singoli. Gli ultimi Consigli di Interfacoltà hanno delineato una road map per la modificazione in tempi rapidi dell’assetto attuale dell’esercizio dei poteri di decisione di tutte le questioni rilevanti alla vita dell’Università, nonché di nomina delle cariche principali, che si può in sintesi così riassumere:

1. Necessità imprescindibile di modifica dello statuto, con riferimento alle procedure per la nomina del Rettore, al ruolo dei Senato Accademico ed alla maggiore indipendenza, rispetto alla Associazione Monte Tabor, dei consiglieri in rappresentanza della società civile; l’idea è che ciò avvenga creando un tavolo negoziale tra i presidi e la presidenza del CDA e vice presidenza della Associazione Monte Tabor;

2. Le caratteristiche del Rettore che gestirà la fase transitoria: impegno promuovere le modifiche statutarie e a gestire i rapporti con la nuova proprietà dell’IRCCS; impegno a dimettersi una volta ottenute tali modifiche; impegno a non ricandidarsi.

Riscrivere la Costituzione di una comunità di ricerca e insegnamento come la nostra non sarà un’impresa facile, ed esigerà il massimo coinvolgimento dell’attenzione collaborativa di tutti noi, docenti e discenti – come del resto il massimo esercizio di trasparenza da parte dei rappresentanti del corpo docente che questi mandati hanno da noi ricevuto. A loro dunque, in attesa della prossima verifica: coraggio e buon lavoro. Nell’esito di questo lavoro è riposta una grande speranza di vera e propria rinascita: e dopo tutto quello che è stato detto, rappresentato e scritto del San Raffaele, la parola non sembrerà eccessiva.

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