È proprio vero che non c’è più religione. In Vaticano, dico, e neppure ai vertici della Chiesa ambrosiana. Ma come: il Teatro Franco Parenti ospita uno spettacolo che gira da più di un anno, intessuto di citazioni bibliche, capace a suo modo di scuotere insieme le viscere e la mente. C’è un Padre, e un Figlio. C’è un’agonia terribile e umiliante. C’è un pianto sconsolato e un amore impotente. C’è tutta intera la cognizione del dolore, e della mortalità. C’è tutta la tenerezza e la debolezza della carne, la sua fragilità, la sua corruzione. C’è una Passione, c’è un Giobbe che si sparge il corpo e le piaghe di melma. C’è addirittura un velo che si squarcia e un fulmine che pare scuota la terra, e la terra del resto tremava già sotto il palco e le assi della platea, prima che lo spettacolo cominciasse, e così il brontolio cupo del cielo e delle viscere della terra avvolgeva lo spettatore, a prepararne l’anima. E sopra tutto, fra terra e cielo – solo sfondo, solo piano al cui cospetto tutto accade – il Volto. Quello del Salvator Mundi di Antonello da Messina. Nella sua infinita, indicibile, muta dolcezza. Che perfino quando si squarcia resta, si vede, partorisce ancora forme umane, si confonde con la Parola, si ricompone in filigrana. E lascia intravedere salmi di fede e di dubbio. Le citazioni preferite dal Cardinal Martini. Sembra una lezione di teologia, o forse un’omelia, una parabola, un midrash. Con annesso talmud e glossario e commento, un dibattito che si trova disteso in rete da Parigi a qui, che dura e si riaccende. Ma cosa vogliono di più? Non ci si può credere, che il cardinale Scola, certo un fine teologo, abbia davvero parlato di “opera contraria ai simboli religiosi”! Meno male che Scilipoti ha mostrato da quali profondità teologiche e spirituali possa salire questa scomunica, con un’interrogazione parlamentare in cui citando Scola chiede al Ministro di proibire lo spettacolo: ma è possibile che qualcuno possa scrivere, dopo tutto questo, che il cardinale ha mostrato molta saggezza perché pur rammaricandosi non ha chiesto la sospensione della pièce al Parenti? Ma scusi, caro Umberto Veronesi, a che titolo mai avrebbe potuto – anche soltanto osare? Siamo tutti impazziti? Vabbè, in fondo, grazie a queste bizzarrie torna a teatro perfino un po’ di emozione civile: dunque la gente ancora pensa, si emoziona, discute? Con il cielo e l’inferno forse tornano le idee, si risvegliano dalla formalina, anzi dal decerebrato bailamme dei talk show? Magari! Certo, girano in rete propositi di idiozia criminoide, mentre per strada, intruppate, girano vecchiette col rosario, che poverette col freddo che fa le camionette della polizia le tengono lontane dal caldo foyer del tetro, ma perché? Sì, certo, perché non si sa mai: pare che in questi giorni sia arrivato di tutto al Teatro Parenti e ad Andrée Ruth Shammah: minacce, insulti, perfino schifezza antisemita… Ma ecco in tutto questo la frase più straniante, a suo modo davvero blasfema nella sua comicità surreale. Come surreale può essere una contraddizione logica e un’infamia etica che per nascondersi si cosparge di melliflua, socializzante gommosità. Eccola, viene diretta dal portavoce del Papa, Padre Lombardi, o almeno gli è attribuita: avrebbe potuto, la direttrice del teatro “farsi carico della dimensione sociale della libertà di espressione”! Oh Dio, e sarebbe questa la Parola, cui “si addice la temperatura del fuoco”? Questo il tocco della grazia che rinnova e ricrea, che fa rinascere a vita eterna, che chi la ode non avrà più sete ? Davvero non c’è più religione, in Vaticano.
giusto!
(foyer del teatro)
Se permettete aggiungo a mo’ di commento questa gustosa nota di Renato Pierri:
>
> Affaritaliani 26 gennaio 2012
> La moglie accetti la sofferenza, ché anche Gesù ha sofferto…
> Vorrei tranquillizzare tutti coloro che credono alle apparizioni della Madonna di Medjugorje, e sono preoccupati per la valutazione che darà in merito la commissione d’indagine presieduta dal cardinale Ruini, e istituita da Benedetto XVI. State tranquilli. Ci vuole tempo, molto tempo, lasciate che gli esaminatori studino, analizzino, indaghino, interroghino. La Chiesa è cauta, prudentissima in queste cose. Il fatto è, però, che quando arriva il momento di pronunciarsi, è troppo tardi, e poiché non può deludere milioni di fedeli, che del resto continuerebbero imperterriti a venerare la loro Madonna, è costretta a dichiarare che il miracolo è veramente avvenuto. Potrebbe fare altrimenti? Eppure, senza bisogno di aspettare, studiare indagare analizzare, sarebbe bastato riflettere, una trentina d’anni fa, su qualche pensiero profondo della nostra cara Madonna di Medjugorje, per capire che le apparizioni erano solo il frutto della fantasia di sei adolescenti. Ne trascrivo tre. Il primo è di una Madonna ignorante del Vangelo: “Mi domandate di quella donna che vorrebbe lasciare il marito perché la fa soffrire. Io dico: resti con lui e accetti la sofferenza. Anche Gesù ha sofferto” (29 agosto 1981). Il secondo, di una Madonna pignola e non molto intelligente: “La messa di Natale sia celebrata a mezzanotte e non alla sera” (19 settembre 1981). Il terzo, di una Madonna superstiziosa: “Dovete sapere che Satana esiste…Portate addosso oggetti benedetti e poneteli anche nelle vostre case” (14 aprile 1982). Questa la Madonna di Medjugorje. E se la chiamassimo Madonna di quei simpatici uccelli del genere strix? La Madonna degli allocchi?
>
> Renato Pierri
Non c’è niente da aggiungere in termini di argomentazioni… ma si può e credo, si deve, ribadire l’ esasperazione crescente nei confronti di queste figure pubbliche incredibilmente rozze, servili, ottuse… che della grande sfida democratica hanno un’idea così riduttiva… riduttiva o forse paradossale. Ma non direi che non c’è più religione… questa è la religione, quella che ci è toccata da sempre a parte qualche anima bella, qualche mente luminosa, qualche spirito indomitamente disposto ad accettare la sfida del bene… e del bello. Quello che resta sono uomini piccoli piccoli comodamente accomodati nelle logiche di “casta”… e come sempre il tutto posa su una diffusa, incredibile, incapacità dell’uomo medio di rinunciare all’illusione della magia e del miracolo.