L’uscita di questo focus cade in un momento di pesanti riduzioni ai fondi destinati alle politiche sociali. I consistenti tagli di risorse economiche e umane nei servizi richiedono che venga ribadita, da un lato, la prospettiva del diritto, della giustizia e della dignità, dall’altro che si sappiano inventare strategie (e questa è la sfida più importante) per un lavoro di cura sociale, educativa e sanitaria capace di non arrendersi alla tentazione di “indietreggiamento” indotta dalla scarsità. Occorre che la crisi di investimenti economici e il processo di sottrazione (in cui diminuiscono l’occupazione, i risparmi, ma anche le tutele, gli inserimenti e gli accompagnamenti formativi) non diventi anche crisi di pensiero, di progettualità e di speranza per l’avvenire.
Per non lasciarsi paralizzare dalla rassegnazione, dalla rinuncia, dal rimpianto di formule che hanno funzionato in epoche passate e oggi non sono più possibili, è necessario rimanere capaci di guardare al futuro e tenere aperto il cantiere del pensiero. Se la crisi sta producendo nelle organizzazioni, tra gli operatori e in tutti coloro che sono impegnati nel sociale, un senso di smarrimento e impotenza, è invece più che mai urgente rimotivare, incentivare le risposte di senso, investire sugli attori sociali in quanto creatori di diritti.
Questo focus ha lo scopo di indicare che la fenomenologia non è solamente astrazione filosofica, pura speculazione, ma che può sostanziare la formazione iniziale e continua degli operatori del welfare, contribuendo ad allenare uno sguardo che, nel lavoro sociale, educativo, sanitario, ispiri un metodo e orienti le pratiche professionali. Quelle pratiche non possono che andare nella direzione di un impegno (engagement) politico-sociale che, tramite il recupero della soggettività e dei vissuti (Erlebnisse), e attraverso l’esercizio dell’epochè verso i pregiudizi e le ovvietà, consenta di tradurre in gesti effettivi la riflessione teorica.
La fenomenologia è qui intesa in senso aperto, non come scuola di pensiero circoscritta a Husserl e ai suoi allievi diretti (anche se proprio da questi si possono attingere le sollecitazioni più significative) bensì come vasto movimento che comprende anche i suoi sviluppi successivi.
Questa prospettiva consente di mantenere aperta la progettualità (trascendere la situazione) che, nel lavoro sociale, rischia continuamente di chiudersi nella routine mortificante, considerando come “già viste” le diverse persone, e rischiando così di non “vederle” più nella loro unicità.
Saranno qui affrontati, nei diversi articoli, i temi più rilevanti del lavoro sociale, da quelli relativi al pensiero che lo sottende a quelli aventi per oggetto la formazione degli operatori (secondo, ad esempio, le metodologie narrative e autobiografiche o le sollecitazioni delle medical humanities, che corrispondono alle declinazioni più ermeneutiche del discorso fenomenologico). Una particolare attenzione viene riservata, poi, alla gestione della vita emotiva che è inevitabilmente implicata nel lavoro di cura: dalla difficile distanza (tra l’eccesso di coinvolgimento e la fuga nell’impersonalità) alla capacità di assumere il limite (tra il delirio di onnipotenza e quello di impotenza sconfinante nel burn-out), fino alle vulnerabilità sociali e personali dei cosiddetti “utenti”, che non sono mai del tutto “altro” rispetto alle fragilità degli operatori, ma sono sempre comunque “altri” da noi (per cui occorre guardarsi dalle tentazioni delle fusionalità pseudosalvifiche di una malintesa empatia).
Lo scopo del focus è indicare lo stile fenomenologico come una risorsa concreta che può aiutare a trovare un bandolo nell’attuale situazione di diffuso disagio degli operatori sociali, educativi e sanitari, in un momento storico in cui l’idea stessa di welfare è erosa da una perdita di significato che la relega ai margini dell’attenzione politica. E benché l’asse di questo focus non sia la valenza politica di un approccio fenomenologico, bensì le sue implicazioni epistemologiche, etiche e formative, nondimeno ne scaturiscono orientamenti significativi non soltanto sul piano dell’affinamento delle competenze dei singoli operatori, ma anche sul fronte del ripensamento dei servizi e delle logiche organizzative e progettuali che li abitano.
Vanna Iori
Daniele Bruzzone
(Università Cattolica)
Frontespizio e indice completo dei contributi con gli abstract in italiano e in inglese su http://encyclopaideia.it/?p=178.
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