È stata una lunga e bella giornata.
Oggi il Consiglio delle tre Facoltà riunite dell’Università Vita Salute San Raffaele ha rotto il silenzio sulla situazione presente e le prospettive dell’Ateneo, raccogliendo i risultati di una riflessione in corso al suo interno già a partire dai drammatici fatti di inizio estate. Alla base della discussione è stata presentata una proposta di dichiarazione congiunta (vedi il testo Consiglio Interfacoltà revised ADM allegato), che indica nella crisi presente un’opportunità di rilancio dei suoi valori e dei suoi princìpi ispiratori, possibile solo a condizione che venga dato un forte segnale di cambiamento rispetto all’attuale dirigenza, a partire dal Rettorato e dal Consiglio di Amministrazione. Attraverso un’ampia e vivace discussione è emersa una consapevolezza condivisa del ruolo fondamentale assunto dai docenti in questa fase di possibile rinnovamento, che avverrà sotto lo sguardo critico della società civile, e una forte volontà di partecipazione alla determinazione della vita dell’Ateneo, e di trasparenza dei suoi metodi gestionali. È stata anche ribadita l’intangibilità della libertà di ricerca e di insegnamento, inseparabile dall’eccellenza riconosciuta all’Ateneo a livello nazionale e internazionale. A conclusione di questa discussione, l’assemblea all’unanimità ha dato mandato ai Presidi delle tre Facoltà di redigere entro venerdì 23 dicembre uno statement che, dopo aver compiuto una verifica legale di ciascun punto, chieda:
1. La modifica dello statuto con particolare riferimento alle norme per l’elezione del rettore, ad un rafforzamento del senato accademico e ad un adeguato ruolo del corpo docente;
2. La nomina di un nuovo CDA il cui presidente deve essere una figura di alto valore professionale e deontologico;
3. La riformulazione dei meccanismi gestionali dell’Università.
Complimenti Professoressa, a lei a tutti gli altri docenti che si sono impegnati a stendere il documento e a far sentire la propria voce. Noi studenti ci fidiamo di voi e siamo contenti di vedersi realizzata quella che prima era solo la speranza di poter essere nuovamente orgogliosi di studiare al San Raffaele.
Con questo le porgo sentiti auguri di buon Natale e soprattutto di buon anno.
Cecilia Butini
Sono veramente felice del risultato ottenuto anche grazie all’appporto determinante di Roberta De Monticelli. Troppe voci malevole o disinformate si stavano diffondendo…
Ma sbaglio o il documento pubblicato è stato preso a pernacchie dai docenti in consiglio di facoltà? E quando avete provato a chiedere le dimissioni del rettore corre voce che l’avete presa nei denti. Oppure no?
Quanto descritto mi sembra un esempio del peggiore statalismo applicato ad una realtà privata, che disastro.
Intervengo come moderatore. Nessun commento sarà censurato, se non offensivo o fuori tema. Desta però sempre qualche perplessità chi, nel contesto di un dibattito pubblico su documenti pubblici, sente il bisogno di intervenire senza assumersi la responsabilità di quello che dice, non usando il proprio nome. Invito tutti, quindi, se possibile, a non nascondersi, se convinti delle proprie ragioni. È un blog aperto, richiede menti aperte. Grazie
Molto curioso il commento di asdf, che se era presente al consiglio è forse un collega, per quanto sorprendente sia questa ipotesi – alla quale non vorrei proprio credere, perché un collega non dovrebbe evitare di parlare a viso aperto – del resto nessuno qui avrebbe ragione di farlo, che io sappia. Io mi assumo personalmente ogni responsabilità di ogni parola che dico, scrivo e firmo, la libertà di parola e di pensiero, oltre che la trasparenza dell’informazione, essendo parte costitutiva delle ragioni di questo spazio. Se poi adsf non era presente e parla per sentito dire, allora dovrebbe verificare prima un po’ più accuratamente. Caro asdf, il documento che lei dice essere stato preso a pernacchie è stato presentato dal Prorettore Alessandro Del Maschio e dai due Presidi presenti, Prof. Di Francesco e Prof. Sarno, mentre il Prof. Clementi, preside di Medicina, era impegnato altrove, e aveva quindi delegato a sostituirlo il suo vice-preside, ma era perfettamente informato del suo contenuto, e aveva approvato la sua presentazione. Questo documento è stato dapprima presentato, cioè letto e proiettato in aula, come si vede a un livello abbastanza istituzionale, come una “proposta di dichiarazione congiunta”, che come ogni proposta doveva semplicemente servire da base per la discussione. E senza dubbio è servito. Di pernacchie io non ne ho udita nessuna, anzi ho udito più di un intervento lamentare che non sottolineasse abbastanza alcuni temi pure cruciali, come quello delle garanzie da chiedere sul mantenimento delle libertà di insegnamento, di ricerca e clinica. Ho assistito a una discussione appassionata e vivace, durante la quale non un solo intervenuto ha sostenuto che NON fosse necessario per le facoltà esprimere una volontà di radicale rinnovamento e dare un segnale di discontinuità, le divergenze di opinione riguardando invece l’utilità di presentare al pubblico le nostre valutazioni sul passato. Tanto è vero che questa parola, discontinuità, è comparsa anche nella versione approvata all’unanimità dello statement in tre punti, che comparirà nella redazione definitiva che sarà diffusa domani. Naturalmente essa non potrà discostarsi comunque dalla sostanza, che se lei conosce il nostro attuale statuto è piuttosto radicale, dei punti approvati all’unanimità. Perché se lo facesse, allora sarebbe dovere e facoltà del corpo docente disconoscerla. Quanto a quello che lei dice relativamente alla richiesta esplicita di dimissioni del Rettore, ebbene l’assemblea a maggioranza ha deciso che l’unanimità accordata allo statement non necessitava ulteriori commenti: ma lei, scusi, che cosa intende per “discontinuità”?
Tutto questo ricorda l’immagine del film Titanic in cui mentre la nave (il san raffaele) affonda , l’orchestra (i professori) continua a suonare ed alla fine si compiace del lavoro fatto insieme.
Psicologia del commento anonimo (dedicato a asdf, arghhh, prot, frunz, ed altri anonimi amici).
Il senso profondo di tali commenti non sta mai in ciò che dicono, di norma inintelligibile, ma nella loro tonalità emotiva che può essere rappresentata proposizionalmente da qualcosa come:
“Ehi, non immaginate nemmeno quanto io sia astuto, Iago mi fa un baffo; io dico e non dico, faccio capire di saperne a pacchi e mi ritraggo; ogni mia parola ha il sottotitolo ‘chi ha orecchie intenda’, con cui faccio presente a tutti come io abbia già capito ogni cosa da molto molto tempo, mentre voi vi affannate ad argomentare i pro ed i contro. Ragazzi, quanto sono figo.”
Bravo Andrea Zhok, come analisi psicologica ci sta bene, ma presuppone la buona fede di questi asdf, arghhh, prot, frunz… La mia impressione invece, è che sotto i loro commenti senza nome ci sia una volontà precisa. A me sembra gente che ha avuto a che fare con gli intrallazzi e le corruttele, e che, con un reale risanamento, vedrebbe sfumare interessi e posizioni accademiche. Temo che per gente come Roberta De Monticelli, sarà una battaglia molto dura…
Solo una preghiera, una implorazione agli anonimi: nel presentare il proprio pensiero e il proprio essere ” a viso aperto”, esercitando l’onestà intellettuale degli scienziati e dei filosofi (“…magis amica veritas”) o, se preferite, la parrhesìa dei primi cristiani, si fa, prima di tutto, il bene di se stessi, non solo degli altri, ci si può guardare nella luce. È quello che anche tu “asdf” e anche tu “arghhh” desideri nel tuo cuore: un po’ di luce e un po’ di aria fresca in più; e le trovi lì dove ti porta quel passo avanti del firmarti e presentarti per la persona che sei. Siate certi, “asdf” e “arghh”, che qui troverete buona accoglienza.
Non sono una sua collega. Però lavoro in Hsr. Siccome non sono potente e protetta quanto lei e gli altri professori, mi dispiace, ma l’unico modo in cui posso fare sentire la mia voce è in modo anonimo. Non mi offendo se non mi pubblicate, perché non ho alternative. A proposito di presidi, qui in Hsr gira voce che la De Monticelli ha appena ricevuto una solenne, ufficiale e durissima tirata d’orecchie… è vero o no? Messaggio del moderatore. Gentile Asdf, non so se e come la professoressa De Monticelli replicherà. Questo, d’altronde, non è il suo blog personale, ma di tutti coloro che vi partecipano interpretandone correttamente lo spirito. Non mi piace la censura, quindi pubblico anche questo suo commento. Vorrei si sforzasse di capire, però, giacché l’intelligenza non è in alcun rapporto con il potere vero o presunto che si detiene, come il Lab abbia lo scopo di informare su fatti e di dibattere sulle idee, non di alimentare dicerie e pettegolezzi di incerta fonte in modo anonimo, alimentandone così di ulteriori. Ritorni al merito della questione, per favore, se ha qualcosa da dire. Altrimenti si rechi a una macchinetta del caffé, al bar o in uno qualunque di quei luoghi deputati al noioso e infruttifero gossip aziendale. Ne ricaverà molta più soddisfazione. E noi con lei. (Stefano Cardini)
“La discontinuità….”
Non sono un insegnante ma faccio il consulente di aziende in crisi… Il termine “discontinuità” è il primo tassello, prezioso, su cui basare ogni piano di risanamento. Si tratta di un termine duro, che talvolta non rende giustizia dei dettagli, delle responsabilità dei singoli ma rappresenta, nel contempo, l’unico modo per sgombrare il campo da possibili commistioni con il passato. La discontinuità è la prima condizione che normalmente pone un investitore chiamato a risanare un’azienda con capitali propri. Se ciò vale per un’azienda, perdonatemi, vale ancor di più per un centro di elaborazione del pensiero e della ricerca dove la “discontinuità” non può essere solo gestionale o finanziaria ma deve essere culturale e, per certi versi, etica.
Essere docenti non è solo una professione, un modo come un altro per garantirsi una fonte di reddito o una vetrina per promuovere la propria immagine e, con essa, il proprio ego. Ai docenti, come ad ogni figura di riferimento della società civile, va chiesta competenza, rettitudine e schiena dritta! Non vi è dubbio che alcuni docenti abbiano dimostrato di avere tali doti e penso a quelli che hanno avuto il coraggio di dissentire quando farlo poteva costare la cattedra. “Discontinuità” significa procedere ad una revisione di tutti i criteri di selezione del personale docente sulla base di principi di trasparenza. Tutto ciò potrebbe non essere neppure possibile ex lege. Però, mi domando e vi domando, se non sarebbe una grande occasione questa, da parte di persone amanti del sapere (e solo di questo), presentarsi dimissionari dalle rispettive cariche per chiedere l’indizione di un concorso pubblico finalizzato a definire e, ne sono certo, in taluni casi a riconfermare, gerarchie accademiche oggi almeno sfiorate dal dubbio della scarsa trasparenza?
C’è un equivoco nell’intervento di Vito Germinario, motivato forse dalla frase “gestione del potere poco trasparente e caratterizzata da minima condivisione delle decisioni strategiche e gestionali”, che si legge nel documento che fu alla base della discussione interfacoltaria recente. Che ci sia stata scarsa trasparenza a livello gestionale, non c’è dubbio – altrimenti operazioni scorrette e debiti sarebbero emerse molto prima alla luce del sole. Molto più delicato è il discorso per quanto riguarda l’Università. La cosa da escludere in modo perentorio è che ci siano state scorrettezze, favoritismi o ordini di scuderia nel reclutamento docenti: su questo punto anzi posso testimoniare, almeno per quanto riguarda la Facoltà di Filosofia – ma altrettanto ho sentito dire delle altre Facoltà – che il solo criterio di selezione era ed è l’eccellenza. E questo è uno dei punti a favore dell’Università tutta intera, nonostante attacchi spesso velenosi ma poco informati, e uno dei punti anche sul quale non ho alcun dubbio che il livello di eticità della nostra Università sia e sia stato di molto superiore a quello medio delle Università Statali (anche in questo caso parlo da testimone diretta, nonostante la mia permanenza di quindici anni a Ginevra). Punti più dolenti ci sono indubbiamente stati – parlo sempre della Facoltà di filosofia – quando il fondatore nella sua veste di Rettore ha influenzato decisioni strategiche non necessariamente condivisibili: tuttavia posso testimoniare che ogni volta sarebbe stato in potere del Consiglio di Facoltà opporsi, e se non lo ha fatto non è a mio parere la non trasparenza o la minima condivisione la causa di decisioni a posteriori contestabili. Infine, è sempre stato possibile opporsi anche pubblicamente e duramente a particolari manifestazioni o esternazioni del Rettore, che coinvolgessero in un modo che poteva essere giudicato arbitrario il corpo docente – senza subire alcuna ritorsione, come ad esempio licenziamenti o simili. Anche qui parlo da testimone diretta – e questa è una prova della libertà che all’interno dell’Università vigeva, e che spero continuerà a vigere.
De Monticelli, anche in relazione al suo ultimo post, mi è sempre meno chiaro ciò di cui lei si sta lamentando relativamente ai meccanismi di governance ed all’azione (attuale e passata) dell’ateneo.
Fermo restando che, come da lei stessa chiarito, la presente-passata governance dell’ateneo (e mi riferisco, per esser chiaro, al rettore don Verzé, al dg Dott.ssa Voltolini, al senato accademico ed alle più attive/prestigiose personalità dell’ateneo quali il Prof. Scala ed il Prof. Clementi) è stata brava a non solo a portare l’ateneo a livelli di eccellenza (parola abusata ma sappiamo tutti cosa intendiamo..) in Italia, Europa e spesso mondo, ma allo stesso tempo a separare lo stesso ateneo dalla fondazione (sia giuridicamente che amministrativamente, sappiamo bene che la governance dell’ateno è stata ben diversa da quella della fondazione..), a tenerlo fuori non solo da ogni reato ma anche da ogni minima illazione di coinvolgimento, a tenerlo con finanze solide, ad ottenere un miliardo (sic!) prossimo a venire di finanziamenti al solo ateneo e, per sua stessa ammissione, tutto ciò è avvenuto salvaguardando senza limite alcuno la libertà di pensiero di docenti e discenti, anche quando in contrasto con il fondatore, e lei può portarne tanti esempi…
Ecco, fermo restando ciò, io mi chiedo e le chiedo:
1. Cosa intende quando dice “la direttrice generale amministrativa Raffaella Voltolini, ovvero forse la persona più vicina a don Verzé, moralmente se non penalmente implicata nelle attività di un gruppo indagato per associazione a delinquere”, non risulta che la dott.ssa Voltolini sia indagata o penalmente implicata, vorrei capire cosa intende lei personalmente moralmente implicata e come, a suo giudizio, tale implicazione abbia agito negativamente in questi anni sull’ateneo e se l’operato della dott.ssa, che lei contesta, sia stato fruttifero o meno dalla fondazione dell’ateneo ad oggi e per quali motivazioni.
2. Cosa intende quando dice “il Prof. Scala, che per lunghissimo tempo è stato semplice e passiva espressione delle disposizioni del rettore in carica, cioè don Verzé” in particolare con rispetto della professionalità e del prestigio del prof. Scala, della sua storia accademica e del suo operato da tutti stimato, dentro e fuori l’ateneo. Cosa avrebbe, in particolare da recriminare allo stesso tale da non riconoscerne il prestigio accademico, da degradarlo a semplice esecutore e burattino e chiedere un segnale di discontinuità con lo stesso?
3. Nel suo ultimo post spiega che la trasparenza a livello gestionale c’è stata a carico della fondazione, non dell’ateneo, “escludendo scorrettezze etc etc”: mi chiedo allora perchè sia proprio questa “gestione poco trasparente e minima condivisione strategica” il punto sollevato nel richiedere una discontinuità nell’ateneo: ha da lamentare una cattiva gestione di questo tipo alla governance DELL’ATENEO tale da giustificare la sua richiesta di discontinuità o no? Ancora, ci spieghi come tale governance e soprattutto CHI (Rettore? DG? Prorettore? Presidi?) ha perpetrato tale cattiva gestione visto che come ha ricordato nulla è stato fatto senza avallo delle rispettive facoltà…
4. Nella lettera, inoltre, si promuove un’opportunità di rilancio dei valori e dei principi ispiratori dell’ateneo. Le chiedo: chi e come ha tradito (PARLIAMO SEMPRE DI ATENEO) tali valori e principi? Il Rettore stesso che li ha seminati e fatti nascere? Il DG? I presidi? Il prorettore? Le facoltà? Spieghi bene chi e come perchè non mi pare molto chiaro.
5. Nella lettera si pone come scopo dell’azione di discontinuità il: “Recuperando in primo luogo una forte coesione tra i professionisti che operano nei diversi ambiti istituzionali. Ricreando un senso di appartenenza non più basato sulla cooptazione o sulla soggezione fideistica a un capo carismatico, ma sul riconoscimento reciproco dell’impegno professionale, del merito e del privilegio degli interessi comuni rispetto a quelli particolari.” Lei pensa che tale coesione nasca dalla stima reciproca dei docenti della facoltà ( e quindi sia una questione di rapporti personali intra-facoltà) o sia influenzabile dalla governance dell’ateneo? Non capisco come cambiare la governance possa cambiare la coesione e la stima reciproca dei docenti….Anzi, una figura super-partes come l’attuale rettore non è forse la figura piu indicata a privilegiare gli interessi comuni rispetto a quelli particolari (lei sa bene le tante fazioni diverse presenti nelle facoltà dell’ateneo e il prezioso ruolo di mediatore svolta dall’attuale governance.. cosi come sa bene che è proprio una di queste fazioni, con docenti come DelMaschio e Pardi, che in passato ha cercato di ottenere più “potere” in ateneo e che ha promosso questa lettera..)
6. Lei chiede discontinuità e poi parla di (ex..) ProRettore DelMaschio. Che discontinuità è questa? DelMaschio non è forse sempre stato in aperto supporto del rettore don Verzè? E’ cambiato qualche interesse particolare?
7. Il valore scientifico internazionale del rettore è davvero cosi fondamentale a suo giudizio? o forse è piu importante (senza togliere il prestigio scientifico) avere una figura di salvaguardia degli interessi comuni (e non particolari, ripeto…) e dei principi ispiratori che al tempo stesso garantisca alla facoltà ed ai docenti di raggiungere il massimo prestigio internazionale condiviso?
8. Ancora, e concludo, nella lettera si augura questa discontinuità “per il rilancio dell’immagine del San Raffaele (è quindi questione di forma? Cambiamo governance cosi diciamo alla stampa chee siamo cambiati e non ci perseguita anche se PER L’ATENEO la presente governance non ha colpe ed ha solo agito bene?,) ma anche per riconquistare l’affidabilità necessaria ad attrarre nuovi investimenti (chi ha ottenuto il prossimo finanziamento di UN MILIARDO di dollari per il solo ateneo??) e a svolgere un ruolo
centrale nel futuro dell’Istituzione tutta, nelle sue inscindibili attività di insegnamento, ricerca e assistenza (lei quindi sostiene che l’attuale governance non è stata in grado di fare ciò?) . Questo passo dovrà auspicabilmente preludere all’avvio di una fase transitoria nella quale il Senato Accademico si faccia promotore (quindi anche lei relega il ruolo del senato accademico e del CDA di ateneo a puro esecutore delle richieste della facoltà?..)presso il CdA d’Ateneo delle modifiche statutarie richieste. A questa fase potrà far seguito la nomina su base elettiva (lei pensa che questa sia la soluzione ideale per evitare gli interessi ed i personalismi di una qualche parte del corpo docente a discapito dell’interesse comune e dei valori comuni? O forse ciò può solo aumentare il rischio di tale evenienza?) di un Rettore il cui mandato sia
caratterizzato da deleghe più consistenti delle attuali, il cui prestigio scientifico e morale (la pregherei di chiarire in quale modo il rettore don Verzè e, soprattutto, il Prof. Scala, non soddisfano i criteri scientifici e morali da lei richiesti..) sia tale da riaccendere non solo la fiducia del pubblico, ma anche l’orgoglio di appartenenza di tutti noi.
Mi scuso nuovamente per esser stato lungo ed a tratti ridondante, ho voluto solo riassumere molti dei (penso legittimi) dubbi nati in seguito alla lettura di questo articolo ed alcuni precedenti cosi come ai commenti allegati.
Io penso sia importante fare chiarezza ed esser sinceri.. ecco per cui con fiducia le chiederei gentilmente di chiarire i punti contraddittori a beneficio della verità e non della mera retorica o demagogia dai fini poco chiari…
Ringrazio molto GG, che non conosco personalmente, di darmi l’opportunità di rispondere alle questioni importanti e sensate che pone , cosa che cercherò di fare nel massimo rispetto delle sue convinzioni e senza la pretesa di essere esauriente, ma ringraziandolo di cuore e per la fiducia e perché condivide l’idea che in questo momento sia importante comunicare e discutere, con la massima chiarezza. Grazie di aver provato a farlo. Provo a rispondere, cominciando dalle prime tre domande, e rinviando le altre a un prossimo post.
1. E’ vero, la Dott.ssa Voltolini non è ad oggi penalmente implicata, ed è possibile che continui a non essere indagata. Tuttavia:
a) è comparsa, con nome cognome e immagine, nel gruppo di persone attive nella gestione delle attività in Brasile. Tutti noi sappiamo (perché spesso le questioni amministrative restavano in sospeso) che per alcuni periodi durante l’anno la Dott.ssa Voltolini e don Verzé si trattenevano in Brasile, e certo questa non sarebbe ragione sufficiente alla minima illazione, tutti noi abbiamo sempre creduto che le attività in Brasile fossero solo benefiche e in ogni caso totalmente lecite. Purtroppo i media, in seguito alle indagini giudiziarie in corso, hanno fornito documentazione all’ipotesi che così non fosse. Rinvio soprattutto alle scene agghiaccianti di alcune interviste concesse da collaboratori o soci di Mario Cal. E alle immagini delle ville in cui alloggiavano don Luigi e collaboratori, in particolare i Sigilli. Di nuovo: non ci sarebbe nulla di illecito a trascorrere qualche giorno in una villa lussuosa, collaborando alle attività in corso, se non fosse che pesanti questioni, e pesanti documentazioni, gravano precisamente sull’origine dei fondi necessari a quelle attività, all’acquisto di quelle ville, eccetera.
b) In uno degli articoli comparsi in seguito al suicidio di Cal, si dava conto di un acquisto di appartamento da parte della Dott.ssa Voltolini dove gli autori – Gerevini e Ravizza – ipotizzavano un uso improprio di fondi provenienti dalla Fondazione San Raffaele (http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_agosto_3/san-raffaele-pista-petrolio-azerbaigian-gerevini-ravizza-1901230002465.shtml). Purtroppo recentemente sono apparse sui quotidiani ipotesi sul riciclo di fondi di origine non impeccabile mediante acquisti immobiliari. Inoltre la Dott.ssa Voltolini fu, al pari di tutti gli altri collaboratori, estromessa dal CdA della Fondazione, nonostante don Verzé si fosse speso senza parsimonia perché questo non accadesse.
I punti a) e b), insieme con la diffusa conoscenza degli strettissimi rapporti che legano don Verzé a questa forse principale fra le sue collaboratrici, mi sembrano basi sufficienti per sostenere che la dott.ssa Voltolini sia almeno moralmente implicata nelle attività del gruppo dirigente anche della Fondazione San Raffaele: se non altro per il fatto che sedeva nel relativo CdA , dal quale appunto è stata estromessa. Io ritengo comunque che molto più che queste mie persionali convinzioni che esprimo in risposta alle sue domande, debba contare l’espressione unanime della volontà di un segnale di discontinuità che viene dall’intero corpo docente.
2. Riguardo al Prof. Scala, non mi permetterei mai di avanzare il benché minimo giudizio sul suo prestigio scientifico, sulla sua storia accademica, sulla sua professionalità: sarebbe assurdo anche solo pensarci, non ne avrei il minimo titolo né la minima competenza. Mi limito da un lato a riportare lo sconcerto che prende chiunque legga la differenza fra lo Statuto del 2003, che riguardo alla persona del Rettore che si intendeva succedesse al Fondatore in questa carica menzionava “il riconosciuto valore scientifico internazionale” tra i requisiti necessari per rivestire la carica di Rettore, e il nuovo Statuto approvato all’inizio di settembre 2011, in una situazione mutata e nella previsione comunque necessaria di una successione al rettorato del Fondatore, dove questa specificazione risulta soppressa. Dall’altro lato, rinvio semplicemente alla richiesta unanime che il Consiglio di Interfacoltà ha in sue successive riprese espresso di un “segnale di discontinuità”. Ora il Prof. Scala è stato Pro-Rettore dal 2005 al 2010: una sua ulteriore nomina non sembrerebbe precisamente un segnale di discontinuità, che peraltro, nel caso specifico, non proviene certo in primo luogo da una persona inesperta ed estranea ai problemi di una Facoltà di Medicina, ma dai colleghi medici che hanno preso posizione sui punti approvati all’unanimità, compresa la dizione “discontinuità”.
3. Lei cita il mio ultimo post, e completo la citazione: “La cosa da escludere in modo perentorio è che ci siano state scorrettezze, favoritismi o ordini di scuderia nel reclutamento docenti”. Francamente, mentre è palese che ci siano state scorrettezze gestionali a livello di fondazione, non me la sentirei di asserire che ci fosse un metodo simile a livello di Ateneo, come neppure di escluderlo, visto che semplicemente l’ignoro e non mi compete, come in generale non competono ai docenti le questioni amministrative. Ancora una volta, rinvio all’unanimità con cui il Consiglio Interfacoltà ha chiesto “una riformulazione dei meccanismi gestionali”. Viceversa per quanto riguarda le decisioni strategiche, ebbene come ricordo nel mio post, indubbiamente io ho sofferto casi di assenza di trasparenza. Credo cioè che un certo clima di scetticismo rispetto alla possibilità di influenzare direttive che scendevano dall’alto si fosse diffuso nel corpo docente, benché fosse aspramente combattuto da alcuni fra i quali mi annovero. Di questi combattimenti ho detto che non ho subito conseguenze personalmente penalizzanti a livello professionale (licenziamenti). Non ho detto che li ho vinti. Anche in casi che si sono in seguito rivelati decisioni erronee – sembra, come la chiamata di Ernesto Galli Della Loggia, che si trovò in seguito in forti tensioni con gli altri colleghi – ho menzionato il fatto che un’iniziale opposizione del CdF fu “superata” con l’argomento che don Verzé l’avrebbe comunque imposto: argomento di per sé irricevibile, al quale dunque io mi opposi verbalmente e con il mio voto contrario, in quell’occasione tuttavia essendo affiancata da una sola altra persona, il collega Massimo Reichlin. Lo stesso GDL, una volta insediato, ebbe ad affermare nel corso di un discorso a docenti e studenti che “chiunque sapeva che in questo Ateneo vigono regole diverse da quelle degli altri Atenei”. Affermazione che io rigettai pubblicamente, con messaggio circolare all’intero corpo docente, Rettore compreso, Rettore dal quale mi ero già dovuta subire una violenta sfuriata telefonica (della quale mi chiese in seguito scusa) per la mia pubblica opposizione alla candidatura di GDL. Ecco, è indubbiamente rispetto a un simile clima, che mi ha quindi impegnata, in difesa almeno del mio onore, in una battaglia interna e pubblica non dirò continua, ma che conta svariati episodi – che credo e spero sia necessaria e inderogabile una svolta e una completa discontinuità. Nella persistente convinzione che si aiuta un’Istituzione in cui si crede soprattutto con l’autonomia, la presenza critica, l’indipendenza di giudizio.
Ringrazio moltissimo per la cortesia nella risposta e per la sincera opportunità di chiarire meglio il senso e le motivazioni della questione in oggetto.
Spero lei abbia presto la possibilità di rispondere ai restanti dubbi, nel frattempo discuto con lei alcuni dei punti a cui ha accennato.
1.
a) Tutti coloro che sono (o meglio, “vivono”) al San Raffaele sanno bene che la Dott.ssa Voltolini circa 30 anni fa, sola e senza mezza lira in tasca ma con tanto entusiasmo e fede, andò in Brasile a cercare di dar vita quello che ora è l’ospedale di Salvador. Di qui il suo naturale amore e interesse per le questioni brasiliane. Tutti coloro che conoscono bene il san raffaele (docenti e discenti inclusi, soprattutto i tanto che vi sono recati) sanno che la realtà brasiliana del san raffaele raccontata dai media (soprattutto per bocca di persone poco affidabili come padre e figlio Garziera che dopo aver malgestito e creato in maniera truffaldina dissesti consistenti nell’ospedale brasiliano sono stati cacciati dal san raffaele..) non fornisce la vera immagine dell’operato del san raffaele in loco. In ogni caso basare le proprie argomentazioni su un reportage e su interviste singole di personaggi discutibili, ovviamente non corrispondenti ad alcun minimo riscontro giudiziario (non mi pare che la gestione del san raffaele di salvador di bahia sia mai stati oggetto di indagine o di giudizio) mi pare alquanto superficiale. Di piu, il coinvolgimento della Dott.ssa Voltolini nelle attività da lei ipotizzate oltre a quelle benefiche è tutta un’illazione senza alcun minimo riscontro, che mi risulti, a meno che lei non voglia fornirlo. Inoltre mi permetto di raccontare un aneddoto sulle “ville”. L’ospedale si Salvador sorge in un quartiere popolare povero di periferia, a ridosso di una favela: i sigilli vivono in una bella casa accanto all’ospedale. Ci si potrebbe stupire e inorridire a non sapere la storia della stessa: le sue mura erano le prime stanze del primo ospedaletto costruito praticamente nella giungla dove i sigilli vivevano nella stanza accanto agli ambulatori e la piccola piscinetta ora presente era la cisterna per l’acqua piovana da usarsi..cresciuto l’ospedale quelle stanze sono divenute la loro casa, a 100mt dall’ospedale come sempre per esser 24h su 24 a disposizione ed al lavoro. Questo è un po diverso da quello che i media raccontano ma, l’abbiamo gia detto, i media cercano lo scoop demagogico e solo chi ha vissuto davvero il san raffaele (compresi docenti e discenti..) sa che sono solo sciocchezze.
b) l’articolo da lei citato offre l’opportunità preziosa di dare esempio della demagogia dei giornali (soprattutto un certo Corriere della Sera molto attento ad agire in questo modo e, guarda caso, strettamente legato ad uno degli imprenditori per primi interessati alla svalutazione ed all’acquisto del San Raffaele..). L’articolo, in sostanza, dice che: la dott.ssa Voltolini ha comprato un appartamento con degli assegni di cui in parte gli autori hanno tracciato la provenienza in parte no. Da ciò gli autori concludono senza alcuna motivazione nè prova nè indizio ma solo, mi si conceda, con malizia le cui origini fanno molto pensare, che i fondi siano illeciti. Solo una persona senza minimo senzo critico potrebbe basarsi su un articolo del genere senza capo ne coda.
c) Che il CDA sia stato rinnovato ( o come dice lei i membri estromessi) pare una normale procedura nel momento in cui la provvisoria neo-proprietà si sia insediata: chi mai metterebbe soldi senza prender le redini della gestione??? E’ questa una prova di immoralità???
I punti a,b,c si dimostrano pertanto pressoché superficiali, demagogici ed irrilevanti ad un’analisi critica. A questo si aggiunga che le conclusioni “morali” sono anch’esse opinabili nel momento in cui sia la magistratura (PM)si è espressa al momento verso don Verzè come implicato secondario ( e non si è espressa minimamente sulla dott.ssa Voltolini) e sia le personalità più in vista dall’ateneo si sono schierate verso un sostegno totale alla moralità dello stesso (cito, soprattutto, lo stesso Massimo Cacciari da lei spesso citato).
Sono queste “documentazioni” morali pertanto a giustificare la richiesta di estromissione della dott.ssa Voltolini a fronte della mancanza di coinvolgimento alcuno e di una ottima gestione operata sin dalla nascita dell’ateneo?
2. Lei però ha detto che il Prof. Scala è stato solo mero esecutore delle volontà del Rettore..è questa una dichiarazione di stima e di riconoscimento dell’autonomia e integrità morale e decisionale dello stesso? Le chiedo inoltre un parere: lei pensa che il valore scientifico sia la qualità principe richiesta al rettore dell’ateneo? Lei esclude pertanto un rettore che abbia un ruolo di guida super-partes e a tutela degli interessi di tutte le anime dell’ateneo, anche le minoranze o i singoli (e quindi non necessariamente eletto a maggioranza..l’elezione a maggioranza esprime l’interesse dei piu, non di tutti..), anche a fronte di un non preminente prestigio scientifico ed internazionale (affidabile certamente all’intero corpo docente) come è fino ad ora stato con successo?
Infine, se l’unanimità (l’assemblea era presente completa al voto o mancavano molti docenti? Che percentuale dei docenti aventi diretto si è espressa?) chiede discontinuità continua ad esser poco chiaro in base a quale motivazioni e quale malgestione (da lei stessa negata) lo chieda..!
3. Come da precedente frase e citando la sua risposta, pertanto, l’eventuale malgestione amministrativa è “ipotizzata” senza alcuna base mentre in riferimento alla eventuale “occasionale poca trasparenza strategica” lei stessa conclude, in breve, sia sempre stata avallata e concordata con il voto libero della facoltà e dei docenti che pertanto ne sarebbero (tranne chi si è opposto ovviamente..) co-reposponsabili e verso i quali allo stesso modo dovrebbe applicarsi la richiesta per equità la richiesta di discontinuità. Riformiamo le facoltà ed il corpo docente?
La ringrazio ancora di cuore e sinceramente per il tentativo di argomentare le sue dichiarazioni e per l’adesione ad una discussione critica alla ricerca dell'”indipendenza di giudizio” basato sui fatti e non sulla demagogia della stampa (forse interessata o in conflitto di interessi?..).
Spero in un suo intervento sui chiarimenti espressi e sui restanti punti di dubbio sollevati.
Cordialmente.
Ho dimenticato i due link:
*PM: http://video.corriere.it/ricordo-cacciari-ha-fatto-solo-bene/2def03a0-338d-11e1-a6ca-bed7bef5ebbb
*Cacciari: http://video.corriere.it/ricordo-cacciari-ha-fatto-solo-bene/2def03a0-338d-11e1-a6ca-bed7bef5ebbb
“Si appureranno le responsabilità che credo in grandissima parte se non in tutta risulteranno poco imputabili a don Luigi”.. “Il tempo dimostrerà che era estraneo ad ogni malversazione” Massimo Cacciari
Come asdf lavoro presso Hsr (da tanti anni) ed anch’io non ho le spalle coperte per cui malvolentieri devo restare anonimo.
Mi unisco a quanto detto da Giulio G che chiaramente conosce molto bene, e meglio di altri che qui hanno scritto, la storia del San Raffaele e di tutti quelli che da anni cercano di conservarne lo spirito.
Aggiungo che non si deve credere troppo a quanto leggiamo sui giornali, mi riferisco ad alcune testate e giornalisti citati che, invece di riportare fatti alludono a cose di cui non conoscono la verita’ ma si fidano probabilmente di voci raccolte in chissa’ quale maniera. Un esempio: se la costruzione di un palazzo si aggira intorno a qualche decina di milioni di euro, vi pare possibile che la cupola possa essere costata 50 milioni?
Sciocchezze sostenute solo per far notizia o per gettare discredito sulle persone.
I giornalisti dovrebbero scrivere pensando al potere che hanno nel rivolgersi al grande pubblico, e di conseguenza documentarsi sui fatti prima di scrivere.
Auguro a tutti buon lavoro con la speranza che la prossima “proprietà'” vi consenta la stessa libertà che avete avuto con quella uscente e non dobbiate scoprire che il passato non era così male.
Nota ad Uno Qualunque:
È evidente la libertà di cui sei abituato a godere, dato che non puoi neppure parlare fuori dall’anonimato… Speriamo davvero che la nuova proprietà non sia peggiore, perché non vorrei che prossimamente ti trovassi una testa di cavallo sotto le lenzuola…