«Gentile De Monticelli. Non vi odio, socialmente anzi vi appartengo, intellettualmente e politicamente vi contrasto. lei comprenderà che ci possano essere case piene di libri e inquilini che la sera vanno a letto, presto o tardi, avendo letto in Kant che il legno storto dell’umanità non si può raddrizzare; e che per via di queste letture non si sognerebbe mai di vantare la loro dirittura morale e imporla agli altri. Con il mio attacco villano al professor Zagrebelsky e alla immensa platea di insigni blogger e redattori di casa editrice vi ho presentato il conto del vostro rancore facendovi da specchio con quello che lei chiama “l’ampio mio grembo” (ma non faceva prima a darmi di ciccione?). L’ampio mio grembo infatti vi contiene tutti e 9.000, 12.000, 15.000, due milioni come al circo Massimo se necessario; e vi contiene come moltitudine ipnotizzata dalla minoranza etica intransigente che lava i peccati degli altri e solo quelli, e solo quando il lavacro soddisfa l’interesse politico travestito da spirito civico. (…) »
Visualizza l’intero articolo come immagine. La visualizzazione richiederà qualche secondo. La lettera di Roberta De Monticelli e la replica di Giuliano Ferrara sono stati pubblicati su Il Foglio del 10 febbraio 2011.
L’impresa d’invitare Giuliano Ferrara a un’acuminata ma non per forza ferina schermaglia non era difficile: era disperata. Come spesso gli accade, ha perso le staffe e cercato d’infliggere all’avversario il colpo mortale, finendo – come sempre – per ferire se stesso e quanti sulle sue fumisterie verbali continuano a far conto. Nonostante i numerosi assist (lo confesso: avevo puntato molto sulla destra elitaria, individualistica, genialmente antitaliana di Prezzolini), Ferrara ha restituito solamente borborigmi filosofici su democrazia e sofistica da debito scolastico. Domani, con i suoi Foglianti (di fico, suppongo), si smutanderà al Teatro Dal Verme. Un’iniziativa encomiabile, considerato che gli italiani smutandati lo sono da tempo; non per le notti passate a folleggiare tra le ninfette di Lele Mora, ma per le lungimiranti politiche economiche dei suoi governi del fare. Perché Ferrara, catechizzato marxista-leninista, dovrebbe saperlo: lo sdegno nei confronti della più turpe delle condotte pubbliche o private del Presidente, poco potrà, ma nulla potrebbe, contro di lui, se lo scarto tra il sogno smerciato in quindici anni e la realtà non fosse divenuto così ampio. Ammettiamolo: noi italiani gli perdoneremmo probabilmente tutto, se soltanto ci avesse resi prosperi e prosperosi quanto i suoi festini e le sue ragazze. Invece siamo in mutande e ci rimarremo per un pezzo. Di questo dovrebbe preoccuparsi un bravo e serio cortigiano, non di schiumare rabbia contro i moralisti. Ma i bravi cortigiani sono rari. E Berlusconi non ha avuto, ahimé, l’umiltà di arruolarli.
Trovo perfettamente inutile a mio parere scendere così in basso solo per avere ragione di un avversario che non usa lo stesso metodo nostro per ritrovare insieme un ethos e una etica che possano fare della società italiana una comunità di persone migliori. Se non fosse per difendere la dignità di chi si ritrova come me a condividere in pieno le idee della professoressa De Monticelli, che stimo molto per le sue idee, non scriverei nemmeno una parola. 1) Scristianizzatrice dell’Italia? Ohibò! 2) E della quale il nostro alfiere della Chiesa para i disastri perpetrati? L’immoralista devoto, ateo, ha davvero in pregio la difesa dei valori cristiani? È una battaglia impossibile come la avrebbe un esorcista con un demone se non avesse, non in se stesso, ma in Cristo la sua risorsa per la vittoria. Vade retro Ferrara, grande bugiardo! Insolenza e falsità dell’una e dell’altra tesi… La prima infamante e la seconda assolutamente capziosa e sostenibile solo con la solita abusata furbizia cialtrona, con l’adusa birboneria intellettuale. Lui sa bene che ci sono dei punti di vista diversi, più complessi e ragionati e che non portano per forza all’apostasia, anzi forse ad una fede senz’altro più matura e consapevole, senz’altro aperta a istanze che volutamente per pensiero debole non vogliono essere ancora esplorate dalle autorità! Ma Giuliano Ferrara filosofo e giornalista non persegue la verità, anzi gode dei suoi libelli come fu per Pietro l’Aretino e come lui temo non lascerà nel tempo alcuna traccia significativa. Affermazioni, le sue, che non valgono nulla. Per una semplice ragione: siamo persone pacate, tranquille, non bigotte, non guardiamo dietro il buco della serratura, siamo persone sobrie, equilibrate, ragionevoli e ragionate. Non siamo di Repubblica o de Il Fatto Quotidiano. Siamo tanti e diversi e forse ci stiamo svegliando dal torpore. Siamo della società civile, persone con buoni e sani principi, non bachettoni. È questo che da molto fastidio, lo capiamo bene e compatiamo. Con Ferrara è inutile ogni contenzioso dialettico. Ho letto la risposta scritta a Ezio Mauro; il grande giornalista è nel fisico tanto goffo quanto è leggero nelle evoluzioni verbali, è un temerario trapezista della parola nel circo Berlusconi, e riesce fare evolute, salti mortali, figure plastiche, ma sceso a terra cosa chiede? Di fare un dibattito televisivo! L’onnivoro e bulimico Ferrara che del servilismo con il potente – che sembra avere un turno molto lungo – e che del suo narcisismo e della sua improntitudine ha fatto la sua fortuna!
Sunto del Ferrara-pensiero:
Gli esseri umani sono irredimibili e ributtanti (se non ci credete guardate me). Per fortuna che c’è Santa Madre Chiesa a tenerli in riga da par suo: “pecca fortiter, sed crede fortius”.
Quanto al ‘pecca fortiter’ faccio quel che posso, ma mi piacerebbe fare come Silvio (povero Silvio).
Quanto al ‘crede fortius’, pago regolarmente le mie indulgenze in natura, vendendo l’unica parte di me che ha un mercato, il mio cervello. Dimostro giorno dopo giorno la mia fede traducendo in parole colte il breviario di igiene genitale che mi ha passato il parroco e perorando la causa eternata nelle immortali parole stampigliate sulla vestaglia di mia nonna: “Non lo fo per piacer mio, ma per dare figli a Dio.”
Come al solito il Nostro si costruisce un fantoccio, che si immagina abbia le sembianze del vero, e poi ci si scaglia adosso con fumoso furore verbale, provando a far credere a qualche sprovveduto di aver colpito duro il bersaglio.
“Voi cattolici del pensiero debole”? pensiero debole riferito a Roberta De Monticelli? I casi sono due: o Ferrara non ha mai letto una riga dei libri di Roberta De Monticelli o, se li ha letti, non ci ha capito una mazza. Ferrara non si rende nemmeno conto di quanto le sue fregole petrine, le notti del bunga bunga, e l’ideologia “signorina” siano totalmente nell’orbita di una certa inbebolita vulgata del “debolismo” contemporaneo.
Ci dice però che Silvio ha commesso un errore “generoso e demente”. Sul demente non abbiamo dubbi. Che sia generoso togliere dalla questura una minorenne, abusando del proprio potere, risbattendola sulla strada, senza dare la possibilità di consultare i genitori, per il timore di essere svergognato è semplicemente stupido sostenerlo. Perchè è una totale mancanza di rispetto, il sentimento kantiano per eccellenza, per la povera Karima e per tutte le altre ragazze date in pasto al drago per il suo egoistico delirio senile, che da questa storia guadagneranno soldi e celebrità e, forse, perderanno definitivamente la possibilità di trovare se stesse. Questa è la cosa veramente diabolica che ovviamente per gli adepti del drago non compare nemmeno, facendo risultare in ultima istanza fasulle e strumentali (se ce ne fosse ulteriore conferma) le “battaglie” contro l’aborto, per il matrimonio e la famiglia.
Ma nessuno ha voglia di commentare la sparata sul “golpe morale”? Quando l’ho sentita ieri al telegiornale sono caduto dalla poltrona. Ma che cacchio è un “golpe morale”? Penso che una simile invenzione lessicale resterà negli annali del nostro pirotecnico paese. Un golpe morale… Sic!
L’ampio grembo di Ferrara non vuole ingurgitare e neutralizzare solo i due milioni al Circo Massimo, ma l’intero elettorato italiano, e infatti sostituendosi ad esso sentenzia già gongolante e pieno di se stesso: “siete unfit to lead Italy”. Il che probabilmene è anche vero, ma lasciamolo decidere all’elettore. Quello che mi ha sempre affascinato nella sofistica di Ferrara è naturalmente l’ambiguità: critica il pensiero debole postmoderno, ma poi nei fatti, diciamoci la verità, chi è stato in Italia il più geniale interprete della demenziale tesi secondo cui “anything goes” purchè funzioni, se non Ferrara stesso? Ferrara la mette sul moralismo guardone. Naturalmente la prostituzione minorile non è una questione riducibile all’esser o meno guardoni, specialmente se riguarda un capo di governo che usa come arma politica il tema del valore della famiglia. Ma non ha senso addentrarsi in questa discussione, anzi sono disposto ad ammettere che in un paese normale non è per via giudiziaria che un presidente del consiglio dovrebbe essere costretto a dimettersi. Il problema è che con l’accusa del “guardone” Ferrara ci distoglie furbescamente dal vero problema: Berlusconi invece di governare l’Italia da otto anni ha pensato solo ai suoi problemi. C’è una protesta reale nel paese. Un disagio e una sofferenza che non fa breccia sui telegiornali alla Minzolini, ma che tuttavia esiste. L’unica cosa che fa breccia è il gossip delle varie escort e i loro commenti sul “culo flaccido”. È questa la questione: perché nei telegiornali non si discute dei reali problemi del paese ma per mesi solo del gossip sulla presunta casa di Fini a Montecarlo?
Caro Ferrara permettimi un consiglio: lascia stare questa storia dei guardoni, è solo una isterica reazione, un argomento sulla difensiva. Non si possono fare questi discorsi dopo aver inventato il “metodo Boffo”. Non è più credibile. Quando ti scagli contro i “guardoni” in realtà sento un tuo retropensiero ruggire rabbiosamente: maccome non credete più alle mie panzane? All’immagine dell’unto del signore che ho contribuito a creare con questa mia grande mente? Se vuoi veramente colpire fa uno sforzo d’intelligenza. Siamo alla frutta? Ormai anche i bambini hanno capito che quello che la Minetti dice al telefono su Berlusconi è vero. Soprattutto lascia stare, per carità, il cristianesimo e la morale: su ambedue sei poco ferrato. Posso darti un consiglio? Una bella campagna contro l’idea della “sinistra” di introdurre una nuova patrimoniale (hai visto come appena è venuta fuori subito i sondaggi su Berlusconi si sono impennati?). Come vedi gli utili idioti sono già al lavoro per te: pensano già di aver vinto le elezioni e immaginano già il programma del nuovo governo. Al primo punto non metteranno il problema del conflitto d’interessi nei mass media, no perché “farebbe perdere consensi”. Piuttosto sono già lì che pensano a come rimediare al disastro economico di Berlusconi-Tremonti: per rimediare al buco di bilancio non pensano di ridurre gli sprechi, dimezzare i parlamentari, eliminare le province, le auto blu, ecc. No, piutosto pensano di mettere una bella tassa patrimoniale in uno dei paesi che ha già uno dei carichi fiscali maggiori al mondo. Così quando i conti saranno di nuovo in ordine ritornerà di Berlusconi o chi per lui, e tu potrai continuare a fare il consigliere del re.
Càpita talvolta che ti vengono sotto gli occhi o ascolti frasi come le seguenti :
“L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vorrebbe far l’angelo fa la bestia” che ieri l’altro ho riletto sulla copertina di uno dei libri con i Pensieri di Blaise Pascal e “La vita è troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni degli altri”, che stamani, mentre mi accingevo ad uscire di casa, per caso ho sentito da Unomattina Rai1, e che sarà sfuggita evidentemente ad una censura preventiva, ormai in atto.
E ti accorgi come esse siano rilevanti rispetto a quanto sta accadendo da noi, dove c’è una spaccatura, un solco profondo che ci separa e ci può comportare rischi molto gravi.
Auspicheresti allora un canto del cigno e devi sentire frasi senza senso e sguaiati vituperi.
Leggi articoli e vorresti replicare a tutti. Guardi la tv e vedi gli stessi volti e ascolti sempre le stesse parole, dette in modi diversi a giorni alterni. Poi assisti ad un “pezzo” dell’intervista di Giuliano Ferrara al TG1 e ti rendi conto a che punto siamo arrivati. Vai su Internet e scopri che ancora una volta c’è uno scambio piuttosto “forte” fra la filosofa Roberta De Monticelli e il direttore de Il Foglio, a proposito della manifestazione al Palasharp di Milano.
Leggi i relativi commenti esaustivi e autorevoli e pensi che quel Ferrara – figlio di un senatore comunista, che ho ammirato da giovane, pur non essendo io un comunista, per la sua ferma passione ideale, comunista anche lui, transitato poi dal Psi di Craxi al ricco imprenditore Berlusconi “sceso” in politica – stia consumando la sua intelligenza e la sua cultura (per quanto concerne quella filosofica sembra che non solo travisi quanto gli scrive la professoressa De Monticelli ma sia pure troppo pieno di sé per potersi con lei confrontare), mettendo entrambe comunque al servizio (almeno così pensa lui) dell’ultimo suo mito.
E per quanto concerne l’intervista alla Rai egli lascia intendere che conosce il pensiero di Kant meglio di Eco, asserendo che secondo il Filosofo non si può raddrizzare quel legno storto di cui è fatto l’uomo (invece, sappiamo che Kant dice che “non si può costruire niente di perfettamente dritto”); poi, sempre Ferrara, sostiene che, volendo, “ci si può arrivare per gradi, piano, cercando di cambiarsi ma non si può usare la legge, lo stato per raddrizzare moralmente l’umanità” (e questa sulla legge e sullo stato deve essere tutta una idea sua).
Ricordo, peraltro, che Barbara Spinelli nel dicembre 2009 su La Stampa scriveva in un articolo dal titolo Il legno storto dell’umanità, a proposito del premio Nobel per la pace a Obama: “Perché il perfezionamento funzioni occorre che le istituzioni prendano il posto degli uomini e dei politici, perché solo le istituzioni hanno continuità nel tempo, edificano nel lungo periodo, non dipendono né dai sondaggi né dal voto”.
Su assist della conduttrice del tg1 (che ha dedicato ben 6 minuti al grosso suggeritore del premier) Ferrara parla anche di “neo puritanesimo per sovvertire gli equilibri” e termina addirittura con espressioni dense di livore, ma sicuramente con ampia soddisfazione per il tg e per B., definendo “progetto più che eversivo, pazzotico” (coniando un vocabolo che “il Gabrielli” – ma non solo – non elenca) quel collegamento posto in essere da un “partito mediatico giudiziario”, costituito da magistrati, intellettuali, giornalisti, editori, che avrebbe (tale partito – si badi bene! – e non lo stesso B. con il suo comportamento) fatto venir fuori quanto in realtà è accaduto, e di cui si legge e si sa abbastanza perché ciascuno possa formulare un giudizio, come una valutazione sull’operato della magistratura; parla, poi, di peccati (come dire: Siamo tutti peccatori! Così fan tutte … e tutti!) e non di reati, di cui chi è indagato è chiamato a rispondere per legge, perché ad essa siamo sottoposti tutti, nessuno escluso; adde art. 54 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
Secondo me questi scandali “voluti” spostano la discussione dalla politica e dall’economia fallimentare di questo governo, alla questione morale, in quanto questa si presta a varie e soggettive interpretazioni; cosi facendo si mantiene il consenso di una larga parte di elettorato che giustifica e attribuisce ad altri “prodigi” i meriti del cavaliere. Parlare invece di debito pubblico che aumenta, di disoccupazione, di salari, di pensioni, di precariato, di costo della vita, dei ticket nella sanità, del costo dei carburanti è interpretabile in un solo modo che è quello del fallimento di questo governo che non si è mai preoccupato di governare.
Credo che una conversazione civile e costruttiva con il giornalista Giuliano Ferrara non sia possibile se non si è sulla sua stessa linea di pensiero (ammesso che Ferrara ne abbia uno…).
La sindrome della “minoranza virtuosa” è senz’altro una patologia da cui gli oppositori politici di Berlusconi devono assolutamente guarire, benché certo abbia trovato nella nostra storia numerosi interpreti appartenenti alla destra (Prezzolini, ancora una volta, docet). Anche perché Giuliano Ferrara, fortunatamente, la sta traghettando dalla sua parte dello schieramento politico, tra i manipoli di smutandati livorosi che hanno mestamente popolato il Teatro Dal Verme. In questo articolo, Luca Ricolfi traccia della malattia un bel profilo. Come lui, anche io credo che la stragrande maggioranza degli italiani, anche di destra, a partire dai leghisti, né si rispecchi né si rassegni alla teratocrazia berlusconiana. I numeri dimostrano che il Cavaliere è un mito a prescindere soltanto per pochi, anzi pochissimi. Gli altri aspettano un’alternativa credibile, che stenterà ad affermarsi, però, se non si libererà dalla sindrome della minoranza emendatrice dei vizi nazionali, dimostrando effettiva fiducia negli italiani. In tutti gli italiani.
Sì. In effetti, si faceva prima a dargli del ciccione.
A proposito di “legno storto”, c’e’ un articolo che “smutanda” Ferrara (nel senso che, o Ferrara ignora Kant oppure lo conosce e lo stravolge volutamente per mera disonestà intellettuale e per mero opportunismo)
E bravo Ferrara… teorizzare la “normalità” dei peggiori per giustificare scelte e comportamenti altrimenti impresentabili a chiunque coltivi convinzioni circa ciò che è auspicabile fare per avere una società civile “sostenibile”. È stata una pensata assai spiritosa. Niente di più divertente che ricorrere al paradosso per sostenere l’insostenibile. Ma nel complesso un argomentare elegantemente vacuo e, come tipico dei suoi contorsionismi retorici” fuffa arrogante.
Leggo solo ora la risposta di Ferrara.
Non ho parole, ma solo una proposta: l’abolizione dei finanziamenti pubblici ai giornali, poiché ritengo troppo facile parlare di libertà e di moralità coi soldi degli altri.
In ogni caso anche se il legno storto (forse) non si può raddrizzare, nulla ci vieta, poiché siamo appunto liberi e senzienti, di percepire e scegliere il bene ed il male o anche solo il meglio ed il peggio.