Emil Lask. Il pathos della forma. Un estratto dell’Introduzione del volume di Felice Masi edito da Quodlibet

martedì, 26 Ottobre, 2010
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Si smagliano allora nella compattezza del tessuto, i carita-
tevoli strappi dell’eccezione
C. E. Gadda, La cognizione del dolore

«Ad ogni modo una lettura che non si fa tanto per farla» – afferma Martin Heidegger nel semestre estivo del 1919, riportando la mente alle ricerche sistematiche di Emil Lask, contenute nella Logica della Filosofia e nella Dottrina del Giudizio. La fine recente della guerra, che ancora gravava sulle parole del corso friburghese, guidava la memoria verso quel giovane filosofo, la cui vita era rimasta sospesa nel fango delle trincee dell’aspro fronte orientale, ove le due patrieche lo contendevano – quella natale galizianae quella eletta tedesca– lo avevano trascinato. Stava allora terminando il devastante quadriennio bellico, in cui si disperse quella ricca generazione di studiosi che era stata educata nel momento di più grande rigoglio ed apertura dell’accademia tedesca, attorno a monumenti scientifici come Marburg, Heidelberg, Göttingen, e che avrebbe nutrito l’intera cultura del Novecento, in grazia di una annosa e profonda elaborazione della tradizione moderna delle scienze. (continua) ».

Scarica l’estratto (in formato Pdf) dell’Introduzione del volume di Felice Masi, Emil Lask. Il pathos della forma, Quodlibet, Macerata 2010. Consulta la scheda del libro.

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