Riceviamo e volentieri pubblichiamo una sintesi del contenuto del volume di Virginio Pedroni:
Ragion pratica e sensibilità morale.
L’etica fra discorso e intuizione, Carocci, Roma 2010
I. Introduzione
A. La vita morale coinvolge mente e corpo, attraversando la stratificazione del nostro “io”. Possiamo arrossire per la vergogna e agitarci per il senso di colpa provocati da una nostra azione o fremere per l’indignazione di fronte ad un episodio di ingiustizia. Nel contempo, possiamo sviluppare, con scopi non solo teoretici ma anche pratici, sofisticate e fredde considerazioni a proposito di sottili distinzioni fra casi diversi o di contraddizioni per nulla evidenti fra astratti
principi morali.
Questo libro contiene uno studio sul rapporto, in etica, fra il momento riflessivo e argomentativo, da un lato, e un più elementare e immediato livello della vita morale, genericamente definibile come esperienza morale (resa possibile dalla sensibilità morale), dall’altro. Esso parla, dunque, degli uomini, di certi loro stati psicologici, di certe reazioni e comportamenti. Non si tratta, però, di uno studio di carattere psicologico o sociologico, ma di una riflessione filosofica, a cavallo fra meta-
etica ed etica normativa, volta a individuare il ruolo cognitivo dei due momenti. Il suo scopo, dunque, non è quello di indagare sul funzionamento delle facoltà morali concepite in termini naturalistici o storico-sociali, ma di elaborare un’idea normativa – dunque fondativa, come è tipico della filosofia – del sapere morale e della sua validità. D’altra parte questa riflessione non analizza
solo astratti costrutti concettuali o strutture simboliche, ma facoltà umane. È questo un tratto tipico della prospettiva trascendentale, impegnata a parlare del sapere a partire da un’analisi del soggetto che lo produce. Approfondire il nesso fra questo tipo di analisi logico-trascendentale e la ricerca empirica, in ambito naturale (psicologia, neurobiologia, scienze cognitive) o storico-sociale, ci costringerebbe ad andare ben oltre i limiti del presente lavoro. In questa sede ci basti dire che alla base del nostro approccio vi è l’intento – peculiare di un certo tipo di filosofia, quella trascendentale di ispirazione kantiana – di assumere il punto di vista logico-normativo (che si interroga sulla correttezza, sulla validità, a partire da criteri a priori) per parlare delle prestazioni di un soggetto che
è anche un soggetto in carne ed ossa; dunque, anche quando considera i contributi descrittivi e esplicativi delle scienze, tale filosofia lo fa assumendo esplicitamente, come ineludibile e non riducibile ad altre, la questione della loro portata normativa in rapporto ad un’idea di sapere valido e di razionalità. Questo è il livello in cui riflettiamo dall’interno sui presupposti ineludibili, sulle
grammatiche fondamentali, sulle possibilità e sui limiti delle nostre forme di sapere, anche di quel sapere empirico-descrittivo che ci parla della natura e della natura umana. D’altra parte, si tratta delle “nostre” forme di sapere, prodotte da esseri che sono fatti come siamo fatti noi, e che per essere comprese presuppongano che si conosca il soggetto che le ha prodotte. (continua)
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RAGION PRATICA E SENSIBILITÀ MORALE.
L’etica fra discorso e intuizione, Carocci, Roma 2010
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