Nel 1928 Edith Stein ha 37 anni e inizia un intenso pellegrinare per la Germania come conferenziera prima, e come docente presso l’Istituto di Pedagogia Scientifica di Münster poi. Lei che da giovane si era interessata al femminismo e si era lasciata conquistare dalle tesi dell’ala “radicale”, è chiamata in questo periodo a parlare da donna, della donna, ad altre donne. Insegnanti, essenzialmente. Ma anche professioniste capaci di incidere, ognuna nel proprio ambito, sulla società civile che si avviava in quel periodo verso il baratro del nazionalsocialismo.
Nelle donne che incontra, Edith non vede mai una generica “donna”, ma innanzitutto una persona individua di cui risvegliare la consapevolezza del proprio essere e del proprio fare. Lei un tempo femminista convinta, rilegge ora questi temi alla luce della filosofia della persona, di stampo fenomenologico, nel frattempo sviluppata. E integra la propria riflessione con frequenti riferimenti al testo Biblico – con una competenza da cui traspare anche il piglio deciso della convertita al cattolicesimo nella riattualizzata consapevolezza delle proprie radici ebraiche.
Se è vero che “esseri umani si nasce, ma persone si diventa”, per Edith Stein sembrerebbe valere la stessa consapevolezza anche in quel che chiameremmo oggi una “etica di genere”: “maschi e femmine di nasce; ma uomini e donne si diventa”. La pari dignità non può insomma tradursi in un’equiparazione omologante, che appiattirebbe la specificità degli uni e delle altre su un indistinto quanto insipido livello intermedio.
Per la filosofa di Breslavia non c’è dubbio: ogni donna porta incisa in sé una triplice vocazione: la vocazione naturale (e per così dire congenita) in ogni essere umano; la vocazione che compete alla persona singola con le sue doti e i suoi talenti; la vocazione specifica di donna, in quanto tale. E i tre aspetti sono indiscindibili: sopprimerne uno significherebbe ledere anche gli altri.
Frutto di un’integrale e attenta revisione del precedente testo edito da Città Nuova, e pubblicato nella collana che sta raccogliendo la nuova opera omnia di Edith Stein (per le OCD di Roma), “La donna. Questioni e riflessioni” presenta in veste rinnovata e corretta, al pubblico italiano, gli scritti che tra il 1928 e il 1933 – ormai a un passo dalla fatidica soglia del Carmelo di Colonia – Edith ha dedicato alla natura e al ruolo della donna. Lezioni, appunti, testi di conferenze e altro ancora.
Il testo – edito sotto la direzione congiunta di Marco Paolinelli e Angela Ales Bello, e la collaborazione di Giacomo Gubert e Lodovica Maria Zanet – viene presentato ufficialmente martedì 24 agosto alle ore 16.00 presso lo stand 70 (padiglione C 5), al Meeting di Rimini. Intervengono, per l’occasione, anche Marco Paolinelli (Università Cattolica del Sacro Cuore) e Anna Maria Pezzella (Pontificia università Lateranense di Roma).
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