Nel suo Preludio a una dichiarazione dei doveri nei confronti dell’essere umano (1943), che sono quei doveri che corrispondono a esigenze o “bisogni dell’anima” umana, Simone Weil definisce il bisogno di verità come “il più sacro di tutti”. Ma anche la ragione, e in particolare la ragione pubblica, vive e muore a seconda che questo bisogno sia o non sia riconosciuto. Non lo è se non sono garantite le condizioni di accesso pubblico alla verità dei fatti di pubblica rilevanza, informazione e trasparenza. La comunità filosofica italiana dovrebbe prendere posizione a voce molto alta e chiara contro la negazione di queste condizioni. Singole persone lo hanno fatto e lo fanno, come possono. Credo che tutti i firmatari del nostro Appello in difesa dei principi della prima parte della Costituzione condividano lo sconcerto di fronte ai decreti attualmente in discussione sulla limitazione degli strumenti investigativi contro la criminalità, organizzata o no, e contro la libertà di informazione e di stampa. (Roberta De Monticelli).
Per questa ragione pubblichiamo anche qui l’appello lanciato da Stefano Rodota’ e altri. Chi voglia aderirvi non ha che da passare al sito http://nobavaglio.adds.it.
A questo altro indirizzo, invece, l’Appello lanciato da Editori Laterza, sottoscritto anche da Zygmunt Bauman, Eva Cantarella, Fernando Savater, Massimo Carlotto, Denis Mack Smith, Vittorio Grevi, Dacia Maraini: http://www.laterza.it/appello.asp.
APPELLO AI SENATORI DELLA REPUBBLICA
“La libertà è partecipazione informata”
Al Senato la maggioranza cerca di imporre la legge sulle intercettazioni telefoniche che scardinerebbe aspetti essenziali del sistema costituzionale.
Sono a rischio la libertà di manifestazione del pensiero ed il diritto dei cittadini ad essere informati.
Non tutti i reati possono essere indagati attraverso le intercettazioni e viene sostanzialmente impedita la pubblicazione delle intercettazioni svolte
Una pesante censura cadrebbe sull’informazione. Anche su quella amatoriale e dei blog (Art.28).
Se quella legge fosse stata in vigore, non avremmo avuto alcuna notizia dei buoni affari immobiliari del Ministro Scajola e di quelli bancari di Consorte.
Se la legge verrà approvata, la magistratura non potrà più intervenire efficacemente su illegalità e scandali come quelli svelati nella sanità e nella finanza, non potrà seguire reati gravissimi.
Si dice di voler tutelare la Privacy: un obiettivo legittimo, che tuttavia può essere raggiunto senza violare principi e diritti.
Si vuole, in realtà, imporre un pericoloso regime di opacità e segreto.
Le libertà costituzionali non sono disponibili per nessuna maggioranza.
Stefano Rodota’
Fiorello Cortiana
Juan Carlos De Martin
Arturo Di Corinto
Carlo Formenti
Guido Scorza
Alessandro Gilioli
Enzo Di Frenna
Per ricordare il contributo di pensiero e di sangue che ha reso possibile l’Unità d’Italia prima e la Costituzione repubblicana poi, e per poterlo consegnare integro alle generazioni future.
2 giugno 2010
Oggi a Milano, alla Manifestazione per la Festa delle Repubblica e la difesa della Costituzione, sono stati letti i 12 Articoli della Prima Parte. E’ curioso, ma a riascoltarli si ha l’impressione che non ce ne sia uno solo – tranne quello sul Concordato, l’unico patto la cui modifica non richiederebbe revisione costituzionale – che non sia virtualmente sotto attacco.
E tuttavia la risposta non è necessariamente iscriversi tutti all’ANPI, come pure suggeriva ai giovani un commovente intervento di Ottavia Piccolo: iscriversi perché la memoria viva e produca pensiero nuovo. È produrlo, questo pensiero che miracolosamente sottende quegli articoli (frutto, lo so, di elaborati compromessi) senza mai essere stato veramente articolato e fondato. Come ci mostrano anche i più esperti e affidabili costituzionalisti italiani. Non ci si può fermare al terrore che ha l’ottimo Zagrebelsky per la parola “verità”, allo spavento che prende tutta la sinistra intellettuale quando si parli di valori – al punto che ritirano fuori addirittura La tirannia dei valori di Carl Schmitt, del “costituzionalista” di Hitler. No, così non va e su quelle basi non stupisce che non riusciamo più a costruire niente. E a mio avviso neppure il neocontrattualismo americano oggi basta a noi, qui, né le alternative correnti in filosofia politica. C’è un bellissimo lavoro di pensiero fondamentale sulle fonti della normatività da fare – ma con immediata e concreta applicazione al mondo della vita, nostra e dei nostri figli. La ragion pratica è ancora in grandissima parte da incarnare – ma per incarnarla solidamente occorre farla dapprima vivere nella chiarezza di un pensiero ben articolato e convincente. C’è tanto lavoro per tutti i filosofi e gli insegnanti! Invito tutti a seguire le tappe del Seminario di Fenomenologia, che si è concluso quest’anno ma riprenderà dal prossimo anno accademico, e intanto apre un canale sul nostro Lab.
No alla legge bavaglio, sarebbe come consegnare il paese in mano a chi ci vuole sottomettere… Bravi, continuate e proteggerci!
Concordo con quanto sostiene la Prof. De Monticelli, in merito – in particolare – al pregiudizio che ha la sinistra per cui occuparsi di valori è fare operazione di destra. LA COSA è STATA DA ME DIRETTAMENTE VERIFICATA IN SEDE DI SPERIMENTAZIONE DIDATTICA, nel cui caso gli insegnanti di sinistra si sono mostrati così fieri avversari dell’ipotesi di una didattica a fondazione etica che ne hanno determinato il lento spegnimento, tra un’infinità di ostacoli, molti dei quali avevano a che fare con la spartizione degli spiccioli del fondo d’istituto. Ci si chiede del decadimento politico ed etico del Paese: perchè andarne a cercare lontano almeno alcune delle cause?
Intanto, impediamo che ci venga messo il bavaglio.
C’è una connessione culturale fra il Popolo delle libertà o il Partito dell’amore e la legge bavaglio? Sembrerebbe di no. Forse, però, dietro una certa semplificazione dell’anything goes postmoderno (che non ha nulla a che fare con le riflessioni ad es. di un Wolfgang Welsch), della tesi per cui tutto è relativo, tutto è liquido, i valori e la verità sono posti dal soggetto, ecc. vi è una cultura che ha trovato la propria espressione più potente proprio nel Popolo delle libertà. È la voglia del “fare” senza tanti controlli e lacci che magari leggiamo in faccia all’imprenditore edile al momento dei pagamenti. A questa si contrappone un’altra semplificazione post-moderna, quella della cultura libertaria del progressista: tutto mi è permesso, dunque sono. Di qui il terrore autentico per termini come “valore”, vissuto inconsciamente come un condizionamento repressivo e soprattutto liberticida. Ma se è così in nome di cosa si protesta contro la legge bavaglio? Un “non valore”? Fra queste opposte culture vi è una radice comune che spiega anche il perchè del pericoloso degrado della situazione politica italiana. Ma è anche chiaro chi delle due “culture” è destinata a vincere: in una situazione in cui tutto è permesso perchè relativo, vince il più forte, quello che si può permettere di pagare i giornalisti e i vip, cioè quelli che fanno opinione. A proposito, mica male l’articolo di Paolo Mieli sul Corriere della Sera del 1 giugno su L’italietta intellettuale a libro paga dal duce riferito al Ventennio. Almeno una consolazione: se hanno bisogno della legge bavaglio vuol dire che il metodo del libro paga non basta, per il momento.
Si faccia la disobbedienza civile.
Non solo dico no alla legge bavaglio, ma dico no a tutto quello che sembra dittatura.
Bisogna fermare a tutti i costi questa legge scandalo.
INTERCETTAZIONI: UNA TELA DI PENELOPE, NEPPURE BERLUSCONI CI CREDE
”Sento che ora si parla di mettere in calendario per il mese di settembre il ddl intercettazioni. Poi bisognerà vedere se il capo dello Stato vorrà firmarlo. E quando uscirà, se non piacerà, i pm della sinistra si appelleranno alla Corte Costituzionale che, secondo quanto mi dicono, lo boccerà”. Perché il premier Silvio Berlusconi, che finora si è mostrato sicuro del risultato, esprime tanto scoramento? Perché, io credo, fa finalmente una valutazione realistica delle difficoltà, e probabilmente si prepara a rinunciare alla parte più hard e più discutibile del provvedimento. (Leggi il resto dell’articolo)
Piero Grasso, Procuratore Nazionale Antimafia, a Vieni via con me, il 29/11/2010, ha detto tutto quanto c’è da dire.