Al termine della prima lezione di filosofia di questo nuovo anno scolastico, ci interroghiamo, da insegnanti, sul senso della filosofia nella scuola primaria (ne aveva parlato a Chianciano Terme nel lontano 1999 l’allora ministro dell’Istruzione Giovanni Berlinguer) e lo facciamo partendo dall’ultimo intervento di un alunno. In classe il dibattito è stato acceso: una tesi si è contrapposta all’altra.
“Maestra, Davide è convinto di aver ragione! Maria Vittoria è convinta di aver ragione! Tutti, quando dicono una cosa, sono convinti che è quella giusta, quella vera,… non c’è niente da fare: ognuno di noi quando parla è convinto di dire la cosa giusta, di avere ragione…”
Parole dette, con la semplicità e la serietà con cui parla un bambino filosofo, che la filosofia la ama proprio perchè non smette mai di pensare, neanche quando lo vedi colorare o disegnare non si sa che “NON SI PERDE UNA PAROLA”!
Ha individuato il nodo, il problema, che si ripresenta puntuale ogni volta che il dibattito si arroventa, quando le tesi sostenute paiono ai bambini tra loro assolutamente contrapposte e inconciliabili e, pertanto, è loro convinzione che qualcuno per forza debba avere ragione e qualcun altro debba avere torto.
È da un anno che facciamo filosofia,con due classi 3^ divenute 4^, abbiamo raccolto il tutto in una sorta di diario di bordo, compresa l’intervista al filosofo Raffaele Ariano, ci siamo “allenati” in quell’ “agorà” naturale che è la classe, ci siamo accesi e quietati sulla sponda di un’idea, eppure, quando nasce un dibattito, a molti dei miei alunni viene ancora spontaneo e naturale appoggiare una tesi o l’altra, pensare che una sia vera e l’altra sia sbagliata, che un gruppo di bambini possieda la verità e l’altro no.
– Cos’è la libertà?
– Cos’è l’amicizia
– Perché esiste la morte?
– Perché esiste la sofferenza?
Domande che i bambini si sono posti, sulle quali si sono espressi e confrontati, dibattiti interrotti dal suono della campana e che abbiamo dovuto riprendere in momenti di lezione diversi, perché il senso di divisione che creano tesi contrapposte non lascia tranquilli i bambini.
La loro voglia di capire, di sapere come stanno veramente le cose li riguarda così da vicino che hanno bisogno di ritrovare e di ricomporre quelle idee che si son fatti sulla vita e che accompagnano silenziose le loro azioni quotidiane. Sanno che solo continuando a parlarsi fra pari potranno sciogliere quei nodi concettuali perchè l’insegnante non è lì ad appoggiare una tesi o l’altra, a dire che qualcuno ha ragione o torto, si limita a valorizzare tutti gli interventi e a porre, come i compagni, altre domande.
Intanto i bambini sperimentano tra loro rapporti significativi, perché discutono dei grandi temi della vita, consolidano legami, costruiscono relazioni nuove perché conoscono i compagni sotto aspetti inediti, ampliano il loro sentirsi persona in una comunità numerosa. In queste occasioni assistiamo a quella pluralità di vedute che non è conquista immediata di un facile equilibrio. I bambini ormai l’hanno intuito, hanno capito che solo esercitando la pazienza giungeranno ad una visione più articolata e complessa dell’argomento, e, pertanto, della realtà; che non ci sarà chi ha ragione e chi non ce l’ha, ma la prossima tappa, l’equilibrio, per il momento raggiunto, sarà un pensiero complesso.
Nessuno alla fine avrà ragione o torto e ognuno farà i conti con se stesso, con quello che aveva pensato, senza aver visto dell’altro nel proprio pensiero. Tutto questo, ovviamente, fino alla tappa successiva…
Ed è durante questo percorso intenso, felice e doloroso, che ci soffermiamo, facciamo pausa, creiamo spazio, ci mettiamo in ascolto della voce e del pensiero di alcuni filosofi.
È proprio questo, a nostro parere, che contraddistingue un approccio filosofico con gli alunni di una scuola primaria: partire dalla loro realtà, farli riflettere sulle loro esperienze, portarli a contatto con il pensiero dei filosofi, per elaborare concetti e costruire significati. La filosofia nella scuola primaria parte dalla realtà dei bambini e li riporta alla loro realtà, più ricchi di prima.
Lo scorso anno scolastico abbiamo avuto la fortuna di incontrare un filosofo, è stata un bellissima esperienza: le mani alzate per rivolgere domande non si contavano. E a tutt’oggi ci stupiamo, da insegnanti, ripensando alla risposta, così semplice, così naturale che i bambini avevano dato alla domanda “Che cos’è la filosofia?”. Filosofia è far domande, ascoltare le risposte e fare ancora domande.
E allora, oggi, 17 settembre 2009, che pensare di questa prima lezione di filosofia? Non è maturata la capacità di affrontare le questioni, ascoltando le ragioni altrui? Dov’è l’ umiltà con la quale è necessario confrontarsi con chi la pensa in maniera opposta? Perché i nostri alunni non si lasciano prendere dal dubbio che l’altro possa aver ragione?
Ci penso preoccupata e faccio partecipe la mia collega di classe parallela, con cui continuerò a condividere l’avventura della filosofia, poi mi rendo conto che in realtà non può andare che così, il percorso di maturazione non è un processo né lineare, né semplice, gli obiettivi che ci siamo poste introducendo la filosofia sono tanto alti da ritenere che spesso nemmeno gli adulti, anche quelli più impegnati e consapevoli, abbiano saputo raggiungerli. Sono però obiettivi educativi irrinunciabili.
Insegnanti Mirella Ferrari e Maria Laura Parati
Classi 4^A e 4^B
Scuola Primaria “L.BISSOLATI” di Cremona
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