Un pericolo grande minaccia in questo momento la nostra comunità nazionale. Se ci arrischiamo a denunciarlo pubblicamente, in un modo e con mezzi che non sono quelli del nostro mestiere – e cioè la ricerca, la formazione e l’informazione – è perché non ci pare che ce ne sia ancora sufficiente consapevolezza. Scorgiamo segni di questo pericolo in alcune dichiarazioni pubbliche di esponenti politici, in particolare quelle che urtano manifestamente contro alcuni articoli della nostra Costituzione. Fin dal 1988 la Corte costituzionale ha detto in modo netto che “i principi supremi” della Carta non possono essere “sovvertiti o modificati nel loro contenuto essenziale neppure da leggi di revisione costituzionale” e che i diritti inviolabili dell’uomo non sono “sopprimibili neanche dalla maggioranza e neanche dalla unanimità dei consociati” perché “patrimonio irretrattabile della persona umana”. Ignorare questi principi è rischiare la distruzione degli elementari presupposti etici o pre-politici di uno Stato di diritto.
Senza alcuni elementari presupposti, il principio di maggioranza non basta a tutelare il cittadino da ogni sorta di abusi e arbitri di chi detiene il potere, come dimostra la tragica esperienza dei totalitarismi del secolo scorso, e dei regimi populistici e autoritari che si prolungano in questo secolo. Chiunque dovrebbe riconoscere questo fatto, a prescindere dalle sue posizioni o simpatie politiche.
Se chiamiamo “etici” questi presupposti, è perché essi, giunti a chiara formulazione come principi dopo l’esperienza tragica del secolo scorso, sono principi universali che vincolano al rispetto dell’eguale dignità e degli eguali diritti di ogni persona. In quanto recepiti nella Costituzione, questi principi vincolano ogni futura legislazione al rispetto di questo criterio, e quindi tutelano ciascuno di noi nei confronti di ogni abuso o arbitrio che possa esserci inflitto da chiunque eserciti il potere.
Secondo la nostra Costituzione (Art. 2) “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. Ma il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (che corrisponde in effetti nei suoi due punti fondamentali all’Art. 3 della nostra Costituzione), recita che “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti”.
Dietro questa formulazione leggiamo i due principi che definiscono in campo morale e civile la modernità, da Kant paragonata all’età della ragione, all’età adulta degli esseri umani, alla loro maturità morale. I due principi sono (1) il principio di autonomia della persona, che non è per natura o nascita soggetta alla volontà di nessuna altra persona; ogni persona – in quanto soggetto di convinzioni, valori, scelte e azioni – è riconosciuta godere di dignità non inferiore a quella di nessun’altra; (2) il principio di eguaglianza di fronte alla legge di tutte le persone, che questa loro autonomia possono esercitare soltanto nei limiti stabiliti dai codici civile e penale.
I principi di autonomia e di eguaglianza sono in effetti impegni obbliganti per ogni futuro legislatore in materia, rispettivamente, di libertà civili e di giustizia. Proprio per introdurre limitazioni oggi incostituzionali nella sfera delle libertà civili (in materia di fine vita, di espressione, di stampa, di opinione e coscienza) e nella sfera della giustizia (impunità di chi ricopre incarichi istituzionali anche relativamente a reati commessi non nell’esercizio di tali incarichi) si suggeriscono revisioni della Costituzione che potranno vanificare precisamente i fondamenti pre-politici del nostro Stato, posti a garanzia del suo essere e restare uno Stato di diritto.
Tacere di fronte alla minaccia che grava sopra questi fondamenti è in qualche modo rendersene complici. Il silenzio, il conformismo, l’indifferenza sono l’altra faccia della sopraffazione dell’argomentazione razionale attraverso la violenza dei toni e delle parole, la volgarità dei gesti o il soffocamento del dibattito pubblico nell’incongruo linguaggio dell’odio e dell’amore. Ma se vengono da chi ha un ruolo nella formazione dei giovani attraverso la scuola e l’università, e più in generale dell’opinione pubblica attraverso la scienza, l’arte e la cultura, indifferenza e silenzio sono segni di irresponsabilità anche di fronte alle generazioni future: contribuiscono a restringere sempre più il margine di libertà e le speranze di giustizia di chi seguirà.
Invitiamo dunque tutti coloro che sentono la loro parte di responsabilità nella costruzione del comune avvenire a rafforzare con la loro adesione, e soprattutto con la loro libera voce, questa denuncia del grave pericolo che siano distrutte le basi di una società civile degna del nome. E con esse le speranze delle nostre madri e dei nostri padri e l’avvenire dei nostri figli.
Chiunque, concordando con le preoccupazioni alle quali s’è qui inteso dar voce, volesse sottoscrivere l’appello, è sufficiente inserisca a suo commento NOME e COGNOME, E-MAIL, PROFESSIONE (es. Stefano Cardini, cardesio67@yahoo.it, giornalista, Arnoldo Mondadori Editore), per mezzo della maschera in fondo a questa pagina. L’appello è una bozza alla quale nelle prossime settimane s’intende dare massima diffusione. Ogni commento in calce da parte di chi intenda sottoscriverlo, volto a migliorarla o integrarla, è benvenuto.
Grazie
(La Redazione del Phenomenology Lab)
Manager e formatore.
Dottorando in Storia, Warburg Institute, University of London.
Referente Centro di Educazione Abientale – Penne –
Docente di Italiano e Storia negli Istituti Superiori, Venezia.
Venezia.
Professore ordinario di Psicologia Sociale, Università di Padova.
Laureanda in Sociologia. Condivido, sottoscrivo e spero che qualcosa possa ancora cambiare.
Insegnante di Diritto, Liceo Guglielmotti, Civitavecchia. Resistere, resistere, resistere.
Docente di ruolo di Storia e Filosofia – Liceo “Giuseppe Parini”, Milano.
Redattore editoriale, Torino.
Docente. Un esecutivo che deprime il ruolo e l’azione del parlamento, unica sede vera della sovranità popolare, e attacca il potere giudiziario per assoggettarlo sta mettendo in atto quella che J.Locke definiva usurpazione. Va fermato. Da insegnante invito i miei colleghi a continuare a leggere, spiegare, discutere il nostro testo costituzionale nelle classi.
Docente di Italiano e Storia nella Scuola Media Superiore.
Webmaster. Parigi.
Docente di Matematica di Scuola Secondaria di Secondo Grado.
Insegnante a Firenze.
Docente.
Ironia! L’Italia era il paese da dove i miei scapparono: la miseria degli anni 50 e la collusione fra mondo del lavoro e mafia li cacciarono via; l’Italia è stato il Paese dove sono tornata piena di fiducia e colma di speranze,; questa Italia truffaldina e corrotta sarà il paese che lascerò fra breve: delusa, amareggiata poiché gli ideali sono stati calpestati, violati e definitivamente azzerati.
Tecnico informatico. Salviamo la Costituzione, il principio della Repubblica parlamentare, l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla Legge, i diritti umani.
Sottoscrivo in toto l’appello. Non saprei cosa dire di più e di meglio!
Dottorando in Pedagogia dei processi formativi e costruzione della conoscenza presso l’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa e in Scienze dell’Educazione presso l’Université de Genève.
Docente precario in Discipline pittoriche nei Licei artistici e Istituti d’arte.
Antiquaria, Venezia. Sottoscrivo pienamente.
Studentessa Liceo Artistico. Venezia.
Insegnante indignata. In questo Paese in balia dell’illegalità è difficile sperare ancora di essere ascoltati!
Docente di Matematica, in pensione. Debito pubblico, degrado ambientale e culturale. Se ci facciamo scippare la Costituzione, che cosa lasceremo ai nostri nipoti?
Catia Di Girolamo, docente di Filosofia e Storia, Pescara.
Studentessa di Chimica all’Università degli Studi di Pavia.
Dottore in Legge, libero professionista. Studiare la Costituzione mi ha insegnato a vivere. Non voglio che i Valori in cui credo vengano distrutti da Criminali. Difendiamo la nostra Costituzione e la nostra Patria dal Nemico!
Studentessa.
Professore ordinario di Pedagogia generale e sociale della Facoltà di Scienze della Formazione, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Docente nella Scuola Primaria. Mi associo totalmente a quanto esposto. E’ drammatico che si debbano ancora difendere questi principi, che dovrebbero far parte ormai della struttura di un Paese (volevo scrivere civile, ma non sono certa che sia il caso nostro). Il commento del prof. Rodotà è esemplare e cristallino e la puntualizzazione indispensabile. La Costituzione non si tocca, si rispetta.
Studente di Filosofia all’Università Statale di Milano.
Insegnante di Lettere ora in pensione. Condivido e sottoscrivo l’appello. Le discipline sono state il mezzo per educare gli alunni a diventare cittadini consapevoli. Quei pochi che sono riusciti a diventarlo, qui, nella realtà siciliana, mi manifestano la loro gratitudine e si battono affinché i principi della nostra Costituzione si concretino in questa nostra difficile e degradata società.
Condivido.
Informatico. Con un occhio al futuro, desiderandone uno migliore per noi e i nostri figli. Pianezza.
Impiegato. Perché la barbarie, il razzismo, la prepotenza, il privilegio, la violenza fisica e verbale uniti all’indifferenza dei tanti, non facciano regredire il nostro paese ad una situazione pre-rivoluzione francese, firmo e aggiungo: resistenza ad oltranza!
Genitore/casalinga. Esprimo grande preoccupazione per la società che lasceremo in eredità alle future generazioni.
Docente di Filosofia e Storia nei Licei, Reggio Calabria.
Studente di Filosofia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano.
Studente di Filosofia, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Studente specializzando in Filosofia. Bergamo.
Architetto, insegnante, Bergamo
Insegnante di Scuola Primaria, giornalista pubblicista. Ho provato grande imbarazzo in questi giorni a spiegare ai miei alunni di terza classe, i fatti della Shoah che non conosceranno nel segmento elementare cosi come tutto il “filone” della Seconda guerra mondiale. Come insegnante non ho condiviso la “revisione” dei programmi che, salvo un nostro impegno contrario, manda via gli alunni con conoscenze storiche “intorno” all’epoca romana. Ne sapranno qualcosa “istituzionalmente” solo in seconda media. Noi siamo costretti a inseguire le “lacune” spiegando la Giornata della Memoria compiendo “capriole” lungo la linea del tempo. In questo oblìo rischia di finire la Costituzione Italiana.
Professore di Filosofia, Liceo Scientifico Francavilla F. (Brindisi). Penso che la Costituzione non debba essere toccata da nessuno in questo periodo storico, questa necessità di riforme non riesco a vederla, piuttosto penso dovrebbe essere rafforzata la difesa del testo costituzionale così com’è. La classe politica di questi anni meno tocca ciò che esiste e meglio è.
Pensionata, Milano.
Artista, Modena.
Studente di Liceo scientifico, futuro migrante in un Paese civile, Roma.
Condivido e sottoscrivo l’appello. LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA.
Psicoanalista, già professore di Teoria e Tecniche della Dinamica di Gruppo all’Università di Torino. Bisogna ancora difendere Giustizia e Libertà!
Insegnante, Erice. Non permettiamo che anche questo accada!
Concordo.
Docente di Probabilità e Statistica, Politecnico di Milano.
Impiegata.
Assegnista di ricerca in Filosofia, Università di Chieti.
Francesca De Vecchi, Ricercatrice di Filosofia Teoretica, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano.
Assegnista di ricerca in Storia del Diritto medievale e moderno, Università di Catania.
Assegnista di ricerca dell’Università del Salento.
Docente di Discipline giuridiche ed economiche. Concordo pienamente con l’appello e la necessità di mobilitare tutte le risorse disponibili contro la degenerazione in atto e le minacce alle basi del sistema democratico.
Pensionato.
Professore ordinario di Economia politica, Università di Pisa. Io per me sono d’accordo sulla distinzione tra “principi pre-politici” e obiettivi politici che proponete. Ossia, ogni partito politico, ogni uomo politico, ognuno di noi quando compie delle scelte politiche, dovrebbe osservare tale distinzione. Ma mentre se si mette ai voti, invece che lasciare al team arbitrale, l’esito di una partita di calcio, l’eventuale vittoria decretata maggioritariamente non è più quella di una partita di calcio, in politica la violazione dei “principi pre-politici” è una risorsa a cui alcuni soggetti possono ricorrere con loro vantaggio. La lealtà costituzionale non si può imporre. Dovrebbe essere presupposta, nel senso che tutti dovrebbero richiederla ai loro rappresentanti al Parlamento. Dovrebbe essere un valore tacitamente condiviso. Uno che si proponga come “uguale agli altri rispetto alla legge, ma non rispetto alla sua applicazione” dovrebbe affondare nel ridicolo oltre che nel discredito universale, non meno di uno che si faccia esonerare da ogni forma di responsabilità personale in quanto meramente “l’utilizzatore finale”. E vi affonda in effetti, dappertutto fuorché in Italia…
Docente di Matematica di Scuola Superiore, Lecce.
Laureando in Filosofia e Scienze Etiche, Università degli Studi di Palermo.
Condivido l’appello. Irresponsabilità e complicità sono i termini giusti per definire chi preferisce arroccarsi nell’ideologia della neutralità del sapere al fine di mantenere la posizione acquisita e non prendere posizione. Purtroppo molti membri dell’università sono sussumibili sotto queste categorie.
Artista, Ferrara. Complimenti davvero per l’iniziativa. Grazie
Impiegata.
Sottoscrivere questo appello è una grande opportunità e un grande onore. Grazie
Insegnante scuola superiore.
Researcher at CELS – Research Center on Logistics and After sales Service.
Professore ordinario di Filosofia Morale nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli Federico II. Leggo solo ora, ma aderisco pienamente.
Come docente (o prossimo ex-docente dal momento che uno dei punti “qualificanti” del riordino “epocale” delle superiori è l’eliminazione dello studio del Diritto e quindi anche della Costituzione) di Discipline giuridiche ed economiche in un Liceo linguistico, non posso che condividere argomentazioni e tono preoccupato dell’Appello. Aggiungo, come Coordinatore nazionale dei docenti di Diritto ed Economia, che le giovani generazioni di studenti cittadini italiani saranno messe in condizione di subire le proposte di cambiamento della Costituzione senza poter avere contezza della pericolosità di alcune di esse e senza poter partecipare, in ogni caso,con consapevolezza alla relativa discussione.
Insegnante in pensione. E’ la mia, la nostra Costituzione!
Dottore di Ricerca e Docente di Filosofia e Storia nei Licei, Reggio Emilia
Medico Ospedaliero, Casale Monferrato.
Professore Ordinario di Pedagogia generale e sociale. Università Cattolica di Milano.
Psicologo, studente di dottorato presso Università di Roma “La Sapienza”. Psicoterapeuta in itinere.
Molto precaria… Non c’è molto da aggiungere, quando la democrazia vacilla e si ha la percezione di non vivere più in uno stato di Diritto, credo sia un dovere segnalarlo, anche per quelle persone che sembrano non accorgersi di nulla o peggio salgono senza troppi scrupoli sul carro del più forte.
Studentessa di filosofia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele
Professore di Filosofia e di Estetica, Università di Reims (Francia)
Studente di Filosofia, Università di Urbino.
Giulietta Fumagalli collaboratrice scolastica. Condivido e sottoscrivo l’appello perchè è importante difendere la nostra Costituzione e la democrazia nel nostro Paese.
LA VERITA’ NON SI PUO’ DIRE NEMMENO SU DANTE. Egli è nato il 2 GIUGNO, come la nostra patria repubblicana. Perché?
Ecco il link: http://www.youtube.com/watch?v=wV4vEG15yjA
F.to GIOVANGUALBERTO CERI
Docente di Filosofia e Storia nei Licei, Roma. Dovremmo giurarci su questa Carta Costituzionale, per fedeltà alla Repubblica che Essa rappresenta, prima di cominciare a lavorare in qualsiasi ente pubblico! Mi associo a quanto detto dal prof. Boaretti! Viva l’Italia! Viva la libertà! Viva la Costituzione!
Studente di Filosofia, Università degli studi di Milano.
Corruttori, corrotti, piduisti vecchi e nuovi, giù le mani dalla Costituzione.
Per la difesa della Costituzione Italiana bisogna essere pronti anche all’estremo sacrificio,
Difendiamo insieme la Costituzione!
Studente in facolta di giurisprudenza a Foggia, che non riesce ad osservare l’andamento dell’Italia perchè ormai troppo putrescente, ed inerme spirito battagliero perchè non ha ancora gli strumenti adatti a cambiare la situazione esistente…
Docente di Filosofia e Storia nei Licei, Reggio Calabria.
Sottoscrivere un appello in difesa della Costituzione è cosa che va fatta senza se e senza ma. Poiché, però, quest’appello è originato da docenti e ricercatori, una specifica nota diventa un obbligo da parte di chi nelle istituzioni formative vi è passato transitando per diversi ruoli: insegnante, psicopedagogista, direttore didattico, dirigente di Istituto comprensivo e svolgendo, ora, un ruolo collaterale come psicologo scolastico ricercatore. Il senso della nota è questo: tutte le battaglie svolte per il rinnovamento delle istituzioni formative, dal cui successo dipende l’autentica difesa della Costituzione, si caratterizzano per cogliere aspetti non costitutivi del lavoro formativo. Il nesso e le conseguenze sono purtroppo così evidenti da non essere nemmeno percepite: il trionfo della vicarianza, delle rivendicazioni quantitative; che sono però legittime solo se correlate all’assunzione delle regole della costitutività del fare scuola. Vogliamo provare a comprendere una dimensione della moderna costitutività della conoscenza, o meglio, del trattare le conoscenze in ambito formativo da cui, ripeto, dipende la formazione del cittadino della Costituzione, cioè della convivenza democratica? Cominciamo a chiederci cos’è una formazione che si svolga su basi enattive, e non iperattive, che abbandoni le ipestemologie arcaiche e che compia un’opzione neurofenomenologica, nel senso di Francisco Varela. Il corso universitario del corrente anno accademico della prof.ssa De Monticelli avvia questo possibile cammino. Il resto può farsi strada esplorando. Difendere la nostra splendida Costituzione è opera che ora va fatta comunque; ma il rischio è di perdere per strada pezzi di valore vitale. Un’autentica difesa può venire solo da una rivoluzione culturale che è – per dirla proprio nei termini di Varela – una rivoluzione etica. Per farla bisogna ipotizzare come possibile l’avvento di una didattica enattiva.
Studente di Psicologia Clinica, Padova
Assegnista di ricerca post-doc in Filosofia Morale, Dipartimento di Studi Umanistici, Università del Piemonte Orientale A. Avogadro
Sottoscrivo, seppur tardivamente. È tuttavia ancor sempre necessario aggiungere voci e firme a un appello come questo.
Simona Tiberi, Ricercatore confermato, Università degli studi di Perugia
Docente di filosofia, Università di Lecce
Studentessa di filosofia, Edinburgh, Milano